Zefiro
da sudovest
dal sublime al ridicolo...
Kutuzòv vs Bonaparte
Nel corso del romanzo la profonda analisi ed il recupero fino all’esaltazione della figura di Kutuzòv, procede di pari passi con il ridimensionamento della figura di Napoleone, che a più riprese ci viene presentato, sicuramente anche per polarizzazione partigiana filorussa da parte di LT, ben spesso nei suoi aspetti meno idealizzati e finanche meschini.
Ciò detto, il giudizio storico di LT su Napoleone è durissimo in numerose pagine. Ne riporto uno di passaggio, a titolo di esempio, forse il più duro e meditato, assolutamente bruciante e senza appello.
“Quando è ormai impossibile tendere oltre i fili tanto elastici del ragionamento storico, quando un'azione è palesemente contraria a ciò che quasi tutta l'umanità definisce bene o anche giustizia, gli storici ricorrono al concetto salvatore della grandezza. Come se la grandezza dovesse escludere la possibilità di misurare il bene e il male. Per l'uomo grande, il male non esiste. Non esiste infamia che possa essere imputata a colpa di chi è grande. - "C'est grand!" - dicono gli storici, e allora non esistono più né il bene, né il male, ma esiste soltanto ciò che è "grand" e ciò che non lo è. Il "grand" è bene, il non "grand" è male. Il "grand" è, secondo il concetto degli storici, una qualità propria di alcuni esseri particolari, che vengono definiti eroi. E Napoleone che, avvolto in una morbida pelliccia, fugge verso casa abbandonando non solo i compagni che soccombono ma (secondo il suo parere) anche gli uomini da lui trascinati sino là, sente "que c'est grand", e quindi la sua coscienza è tranquilla. - "Du sublime" (egli vede in sé qualcosa di sublime) "au ridicule il n'y a qu'un pas", dice. E tutto il mondo per cinquant'anni ripete: "Sublime! Grand! Napoléon le grand! Du sublime au ridicule il n'y a qu'un pas!" [trad: "Sublime! Grande! Il grande Napoleone! Dal sublime al ridicolo non c'è che un passo!"]. E a nessuno viene in mente che il fatto di riconoscere una grandezza che non può essere misurata con il metro del bene e del male è soltanto la confessione della sua infinita piccolezza e della sua nullità.”
(L. Tolstoj; Guerra e pace)
Dal sublime al ridicolo
Ancora una annotazione. Togliendola dal contesto in cui ci viene presentata e considerandola in assoluto, la famossima citazione napoleonica presa in sé:
“Dal sublime al ridicolo non c’è che un passo”
trovo sia effettivamente geniale nel nella sua azzeccatissima sinteticità. Oltre che profondamente vera.
Kutuzòv vs Bonaparte
Nel corso del romanzo la profonda analisi ed il recupero fino all’esaltazione della figura di Kutuzòv, procede di pari passi con il ridimensionamento della figura di Napoleone, che a più riprese ci viene presentato, sicuramente anche per polarizzazione partigiana filorussa da parte di LT, ben spesso nei suoi aspetti meno idealizzati e finanche meschini.
Ciò detto, il giudizio storico di LT su Napoleone è durissimo in numerose pagine. Ne riporto uno di passaggio, a titolo di esempio, forse il più duro e meditato, assolutamente bruciante e senza appello.
“Quando è ormai impossibile tendere oltre i fili tanto elastici del ragionamento storico, quando un'azione è palesemente contraria a ciò che quasi tutta l'umanità definisce bene o anche giustizia, gli storici ricorrono al concetto salvatore della grandezza. Come se la grandezza dovesse escludere la possibilità di misurare il bene e il male. Per l'uomo grande, il male non esiste. Non esiste infamia che possa essere imputata a colpa di chi è grande. - "C'est grand!" - dicono gli storici, e allora non esistono più né il bene, né il male, ma esiste soltanto ciò che è "grand" e ciò che non lo è. Il "grand" è bene, il non "grand" è male. Il "grand" è, secondo il concetto degli storici, una qualità propria di alcuni esseri particolari, che vengono definiti eroi. E Napoleone che, avvolto in una morbida pelliccia, fugge verso casa abbandonando non solo i compagni che soccombono ma (secondo il suo parere) anche gli uomini da lui trascinati sino là, sente "que c'est grand", e quindi la sua coscienza è tranquilla. - "Du sublime" (egli vede in sé qualcosa di sublime) "au ridicule il n'y a qu'un pas", dice. E tutto il mondo per cinquant'anni ripete: "Sublime! Grand! Napoléon le grand! Du sublime au ridicule il n'y a qu'un pas!" [trad: "Sublime! Grande! Il grande Napoleone! Dal sublime al ridicolo non c'è che un passo!"]. E a nessuno viene in mente che il fatto di riconoscere una grandezza che non può essere misurata con il metro del bene e del male è soltanto la confessione della sua infinita piccolezza e della sua nullità.”
(L. Tolstoj; Guerra e pace)
Dal sublime al ridicolo
Ancora una annotazione. Togliendola dal contesto in cui ci viene presentata e considerandola in assoluto, la famossima citazione napoleonica presa in sé:
“Dal sublime al ridicolo non c’è che un passo”
trovo sia effettivamente geniale nel nella sua azzeccatissima sinteticità. Oltre che profondamente vera.
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