Shoofly
Señora Memebr
Tutto quello che avreste voluto sapere sulle tecniche artistiche e non avete mai osato chiedere.
Questo delizioso "manuale" scritto verso il 1390, probabilmente a Padova - dove il Cennini fu "pittore familiare del magnifico signore" Francesco da Carrara - resta il più famoso trattato sulle tecniche artistiche che ci sia stato tramandato.
La fortuna di quest'opera che illustra con ordine e precisione la pratica del disegno, della tempera, dell'affresco, della pittura a olio, della doratura, è legata ad un nuovo approccio rispetto alla precedente tradizione medievale, poiché all'insegnamento delle tecniche unisce giudizi di carattere artistico nei confronti dei più importanti "maestri" dell'epoca, come ad esempio Giotto.
Cennini dimostra di avere già un piede ben piantato sulle origini di una nuova stagione artistica e culturale, quella che chiameremo poi "Rinascimento". Rifacendosi ai principi aristotelici, infatti, egli non pone alcun limite alla fantasia dell'artista ma raccomanda che le immagini, anche quelle che ritraggono eventi irreali, siano improntate alla massima verisimiglianza. Di qui la necessità di una completa conoscienza e corretta applicazione delle tecniche artistiche.
Nell'introduzione l'autore riprende il concetto medievale della comune origine delle arti dalla necessitas seguita al peccato di Adamo e stabilisce il grado gerarchico della pittura dopo la scienza e accanto alla poesia, riconoscendo come dote necessaria all'artista, oltre all'abilità manuale, la fantasia.
E' la fantasia, infatti, che "trova cose non vedute (cacciandovi sotto ombra di naturali) ...dando a dimostrare quello che non è".
I cenni sulla dottrina delle proporzioni sono derivati dagli Antichi; la teoria della prospettiva è appena embrionalmente accennata. Alcune pagine riflettono il gusto e l'esperienza stilistica, e non soltanto tecnica, dei grandi giotteschi fiorentini, come i passi sul disegno, il rilievo plastico, il colore e i loro rapporti, il modo convenzionale di fare i volti, i casamenti, i paesaggi.
Importanti anche le osservazioni sulla necessità di seguire un maestro per formarsi uno stile individuale; sui pericoli dell'eclettismo; sull'utilità del ritrarre dal naturale.
L'ultima parte del libro è dedicata ai lavori d'arte decorativa e industriale (pitture di bandiere e cassoni, disegni per stoffe, calchi dal vero e loro fusione in metallo, ecc.).
Un ricettario tecnico, dunque, che segue il filone della precedente trattatistica medievale ma che aggiunge elementi del tutto nuovi nel discorso artistico, tali da renderlo un degno teorico precursore del naturalismo umanistico.
Questo delizioso "manuale" scritto verso il 1390, probabilmente a Padova - dove il Cennini fu "pittore familiare del magnifico signore" Francesco da Carrara - resta il più famoso trattato sulle tecniche artistiche che ci sia stato tramandato.
La fortuna di quest'opera che illustra con ordine e precisione la pratica del disegno, della tempera, dell'affresco, della pittura a olio, della doratura, è legata ad un nuovo approccio rispetto alla precedente tradizione medievale, poiché all'insegnamento delle tecniche unisce giudizi di carattere artistico nei confronti dei più importanti "maestri" dell'epoca, come ad esempio Giotto.
Cennini dimostra di avere già un piede ben piantato sulle origini di una nuova stagione artistica e culturale, quella che chiameremo poi "Rinascimento". Rifacendosi ai principi aristotelici, infatti, egli non pone alcun limite alla fantasia dell'artista ma raccomanda che le immagini, anche quelle che ritraggono eventi irreali, siano improntate alla massima verisimiglianza. Di qui la necessità di una completa conoscienza e corretta applicazione delle tecniche artistiche.
Nell'introduzione l'autore riprende il concetto medievale della comune origine delle arti dalla necessitas seguita al peccato di Adamo e stabilisce il grado gerarchico della pittura dopo la scienza e accanto alla poesia, riconoscendo come dote necessaria all'artista, oltre all'abilità manuale, la fantasia.
E' la fantasia, infatti, che "trova cose non vedute (cacciandovi sotto ombra di naturali) ...dando a dimostrare quello che non è".
I cenni sulla dottrina delle proporzioni sono derivati dagli Antichi; la teoria della prospettiva è appena embrionalmente accennata. Alcune pagine riflettono il gusto e l'esperienza stilistica, e non soltanto tecnica, dei grandi giotteschi fiorentini, come i passi sul disegno, il rilievo plastico, il colore e i loro rapporti, il modo convenzionale di fare i volti, i casamenti, i paesaggi.
Importanti anche le osservazioni sulla necessità di seguire un maestro per formarsi uno stile individuale; sui pericoli dell'eclettismo; sull'utilità del ritrarre dal naturale.
L'ultima parte del libro è dedicata ai lavori d'arte decorativa e industriale (pitture di bandiere e cassoni, disegni per stoffe, calchi dal vero e loro fusione in metallo, ecc.).
Un ricettario tecnico, dunque, che segue il filone della precedente trattatistica medievale ma che aggiunge elementi del tutto nuovi nel discorso artistico, tali da renderlo un degno teorico precursore del naturalismo umanistico.