Fine 1943
Sto andando un po' a rilento, sto per terminare il 1943.
Salto con dispiacere (non tutti, quelli legati a un periodo successivo) i vostri commenti ma non voglio sapere niente...vi dirò solo che sto vivendo due vite parallele, la mia e quella di Ida, e mentre leggo mi isolo completamente. Si entra necessariamente in empatia con lei e con Useppe, non se ne può fare a meno...e la storia (anche individuale) è così reale, così palpabile che sembra davvero di essere lì, di vivere la tragedia, la paura, la diffidenza, non ultimo il disagio, per una donna così riservata, di essere costretti a trascorrere la giornata insieme a tante persone dapprincipio sconosciute, anche se poi è inevitabile che si crei una sorta di famiglia. Il racconto del treno carico di ebrei, la reazione di Ida e lo shock di Useppe (apparentemente superato in un attimo, certo, il bambino è piccolo, ma cosa gli rimarrà dentro? Quanti bambini, poi diventati adulti, si sono portati dentro sensazioni del genere quasi senza rendersene pienamente conto e senza essere capaci, una volta cresciuti, di ricordare bene cosa esattamente le ha scatenate?) è sconvolgente e così reale. Ida si sente legata a queste persone, pur essendo ebrea solo in parte, e dentro di sè sembra pensare che prima o poi subirà lo stesso destino, anzi sembra quasi credere di meritarselo. Bellissimo e particolare anche il personaggio di Nino, che non sa bene da quale parte stare (o forse finalmente l'ha capito) e che in fin dei conti si comporta come molti ragazzi particolarmente vivaci (anche se mi urta la sua indifferenza nei confronti della madre) che non hanno avuto la disgrazia di vivere in quel periodo; commovente e tenero il rapporto tra i due fratelli.
Ho notato che l'autrice dà molto spazio agli animali, sembra conoscerli molto bene, descrive le loro reazioni come se si trattasse di persone, a partire da Blitz fino alla gatta Rossella, di cui quasi si percepisce la tristezza nel vedersi abbandonata dalle persone a cui si era affezionata.
Sto andando un po' a rilento, sto per terminare il 1943.
Salto con dispiacere (non tutti, quelli legati a un periodo successivo) i vostri commenti ma non voglio sapere niente...vi dirò solo che sto vivendo due vite parallele, la mia e quella di Ida, e mentre leggo mi isolo completamente. Si entra necessariamente in empatia con lei e con Useppe, non se ne può fare a meno...e la storia (anche individuale) è così reale, così palpabile che sembra davvero di essere lì, di vivere la tragedia, la paura, la diffidenza, non ultimo il disagio, per una donna così riservata, di essere costretti a trascorrere la giornata insieme a tante persone dapprincipio sconosciute, anche se poi è inevitabile che si crei una sorta di famiglia. Il racconto del treno carico di ebrei, la reazione di Ida e lo shock di Useppe (apparentemente superato in un attimo, certo, il bambino è piccolo, ma cosa gli rimarrà dentro? Quanti bambini, poi diventati adulti, si sono portati dentro sensazioni del genere quasi senza rendersene pienamente conto e senza essere capaci, una volta cresciuti, di ricordare bene cosa esattamente le ha scatenate?) è sconvolgente e così reale. Ida si sente legata a queste persone, pur essendo ebrea solo in parte, e dentro di sè sembra pensare che prima o poi subirà lo stesso destino, anzi sembra quasi credere di meritarselo. Bellissimo e particolare anche il personaggio di Nino, che non sa bene da quale parte stare (o forse finalmente l'ha capito) e che in fin dei conti si comporta come molti ragazzi particolarmente vivaci (anche se mi urta la sua indifferenza nei confronti della madre) che non hanno avuto la disgrazia di vivere in quel periodo; commovente e tenero il rapporto tra i due fratelli.
Ho notato che l'autrice dà molto spazio agli animali, sembra conoscerli molto bene, descrive le loro reazioni come se si trattasse di persone, a partire da Blitz fino alla gatta Rossella, di cui quasi si percepisce la tristezza nel vedersi abbandonata dalle persone a cui si era affezionata.