Bellissima discussione
Ciò che mi è piaciuto di questo libro è la poesia della scrittura, sia nelle (seppur indubbiamente troppo lunghe) descrizioni di paesaggi e atmosfere sia, soprattutto, nelle rare riflessioni dell'autore per bocca dei suoi personaggi, in particolare del protagonista; riflessioni che giungono ogni tanto, inaspettate, a raccontarci ciò che avviene nell'animo dell'uomo con poche parole che se non si sta attenti si perdono, ma con grande sensibilità. La maggior parte del libro è però incentrata su altro: le vicissitudini storiche, che determinano in parte lo spessore del libro, e le vicende dei personaggi (raccontate con lentezza, il che è un paradosso dato il movimentato contesto storico), poco approfonditi ma abbastanza da trasmetterci un'idea della loro personalità. Zivago è un uomo dall'intelligenza passiva: percepisce pienamente ed è consapevole di quanto gli accade intorno; all'inizio della rivoluzione prova un senso di entusiasmo seppure timoroso, poi, quando gli eventi procedono recando con sé ben poco di buono, giunge l'amarezza, un'amarezza però un po' distaccata; Zivago non reagisce, non si ribella, si lascia trasportare dagli eventi e tenta di sopravvivere aggrappandosi all'idea dei suoi due amori, quello per la famiglia e quello per una Lara che sembra il suo opposto, tenace e combattiva, ma insieme fragile e volubile. Tutto ciò fa sembrare Zivago un uomo inutile perché egli non è un eroe da romanzo, ma un uomo, pur forse particolarmente intelligente, ma che si comporta come un uomo comune, lasciandosi trasportare dagli eventi come la maggior parte delle persone farebbe. Gli eroi sono pochi nella vita reale, e così i ribelli.
Mi è piaciuto il fatto che l'autore, senza dare giudizi, prenda atto della possibile coesistenza di due diversi tipi di amore: quello passionale di Zivago e Lara l'uno per l'altro (che viene in qualche modo accettato anche dai rispettivi consorti, coscienti dei problemi ben più gravi che la vita li ha chiamati ad affrontare) e quello per i rispettivi coniugi e famiglie.
In conclusione riconosco il grande valore letterario e, forse, storico di questo romanzo, ma non me lo sono goduto appieno, l'ho trovato difficile sia per la sua lentezza sia, soprattutto, perché (mea culpa) non possiedo conoscenze relative al contesto in cui è ambientato che l'autore sembra dare per scontate; inoltre c'è una grande dispersione di personaggi che talvolta si affacciano soltanto sulla scena e che, oltretutto, si portano dietro i loro bei nomignoli russi, così semplici da imparare
Io credo, comunque, che Pasternak sappia scrivere.