Incipit

alessandra

Lunatic Mod
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La luna e i falò - Cesare Pavese

C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere". Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.
 

elisa

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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Italo Calvino, Marcovaldo

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati da fieno che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che prendeva proprio lì ogni mattina il tram. Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto.
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darida

Well-known member
Illusioni perdute - Honore' de Balzac

All'epoca in cui comincia questa storia, la macchina di Stanhope e i rulli inchiostratori non erano ancora entrati nelle piccole stamperie di provincia. Ad Angoulême, malgrado la specialità locale che la mette in rapporto con l'industria tipografica parigina, ci si serviva sempre di torchi in legno, ai quali la lingua è debitrice dell'espressione "far gemere i torchi" che oggi non trova più applicazione. L'arte della stampa era arretrata e si impiegavano ancora i mazzi di cuoio caricati di inchiostro con i quali lo stampatore inchiostrava i caratteri. Il piano mobile destinato a ricevere la forma piena di lettere sulla quale si applica il foglio di carta era ancora in pietra e giustificava il nome di marmo.

:)
 

darida

Well-known member
Splendori e miserie delle cortigiane - Honore' de Balzac

Nel 1824, all'ultimo ballo dell'Opéra, più di una maschera fu colpita dalla bellezza di un giovane, che si aggirava per i corridoi e nel ridotto, con l'aria di chi stia cercando una donna trattenuta a casa da circostanze impreviste. Il segreto di quell'andatura, ora indolente, ora frettolosa, è noto soltanto alle donne anziane e a certi emeriti perdigiorno. In quell'enorme ritrovo, la folla osserva ben poco la folla: gli interessi sono appassionati; l'ozio stesso è carico d'ansia.
Il giovane dandy era talmente assorbito dalla sua ricerca inquieta, da non accorgersi del proprio successo: le esclamazioni ironiche ed ammirate ad un tempo, di certe maschere, talune espressioni di stupore autentico, le frecciate pungenti, le più dolci parole, niente di tutto questo gli giungeva all'orecchio, né alla vista.

-...che se leggi quello sopra, devi leggere anche questo :wink:-
 

pigreco

Mathematician Member
Adoro quest'uomo e questo suo romanzo rimane qualcosa di sublime:

"Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inerte maschera vichinga di questo biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov."

Philip Roth - Pastorale americana
 

pigreco

Mathematician Member
"Mi era così profondamente radicata nella coscienza, che penso di aver creduto per tutto il primo anno scolastico che ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita. Come suonava la campanella dell'ultima ora, mi precipitavo fuori di corsa chiedendomi se ce l'avrei fatta ad arrivare a casa prima che riuscisse a trasformarsi di nuovo. Al mio arrivo lei era già regolarmente in cucina, intenta a prepararmi latte e biscotti. Invece di spingermi a lasciar perdere le mie fantasie, il fenomeno non faceva che aumentare il mio rispetto per i suoi poteri."

Philip Roth - Lamento di Portnoy
 

alessandra

Lunatic Mod
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1984 - George Orwell

Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.
L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per essere messo all'interno. Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli. Winston si diresse verso le scale. Tentare con l'ascensore, infatti, era inutile. Perfino nei giorni migliori funzionava raramente e al momento, in ossequio alla campagna economica in preparazione della Settimana dell'Odio, durante le ore diurne l'erogazione della corrente elettrica veniva interrotta. L'appartamento era al settimo piano e Winston, che aveva trentanove anni e un'ulcera varicosa alla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Su ogni pianerottolo, di fronte al pozzo dell'ascensore, il manifesto con quel volto enorme guardava dalla parete. Era uno di quei ritratti fatti in modo che, quando vi muovete, gli occhi vi seguono. IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta in basso.
 

darida

Well-known member
L'ombra del vento - Carlos Ruiz Zafón

Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell'estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un'ombra.
«Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti.»

:)
 

darida

Well-known member
Uno, nessuno, centomila - Luigi Pirandello

- Che fai? - mia moglie mi domandò vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
- Niente, - le risposi, - mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.
Mia moglie sorrise e disse:
- Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
- Mi pende? A me? Il naso?
E mia moglie, placidamente:
- Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
"Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia"

"Fahrenheit 451" - Ray Bradbury
 

praschese89

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La casa del sonno - Coe

Era l'ultima lite, almeno questo era chiaro. Ma benché l'avesse presentita da giorni e forse da settimane, nulla poteva placare l'ondata di rabbia e risentimento che gli stava montando dentro. Era lei dalla parte del torto, e s'era rifiutata di ammetterlo. Ogni argomento che lui aveva provato a opporre, ogni suo tentativo di mostrarsi conciliante e ragionevole gli era stato distorto, contorto e ribaltato contro. Come s'era permessa di tirare in ballo la serata – del tutto innocente – che lui aveva passato con Jennifer alla Mezzaluna? Come s'era permessa di definire "penoso" il suo regalo e di sostenere che aveva un'aria "sfuggente" quando glielo aveva dato? E come s'era permessa di tirare in ballo sua madre – sua madre, proprio così – accusandolo di andarla a trovare troppo spesso? E con l'aria poi di trarne conclusioni sulla sua maturità; peggio, sulla sua mascolinità...
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
1984 - G.Orwell
Accabadora – M.Murgia

Alla ricerca del tempo perduto – M.Proust
Anna Karenina – L.Tolstoj
Baudolino – U.Eco
Bel-Amì – Guy de Maupassant
Cent’anni di solitudine - G.G.Marquez
Cecità – J.Saramago
Che tu sia per me il coltello – D.Grossman
Cose preziose – S.King
Cronaca di una morte annunciata – G.G.Marquez
Delitto e castigo – F.Dostoevskij
Demian - H.Hesse

Dona Flor e i suoi due mariti – J.Amado
Don Chisciotte della Mancia – M. de Cervantes
Epopea di Gilgamesh
Fahrenheit 451 - R.Bradbury
Follia – P.McGrath

Foto di gruppo con signora – H.Boll
Furore – J.Steinbeck
Germinal - E.Zola

Grandi speranze – C.Dickens
I fratelli Karamazov – F.Dostoevskij
I lavoratori del mare – V.Hugo
I milanesi ammazzano al sabato - G.Scerbanenco
I miserabili - V.Hugo

I promessi sposi – A.Manzoni
I tre moschettieri - A.Dumas

Il barone rampante – I.Calvino
Il castello dei destini incrociati– I.Calvino
Il cavaliere inesistente– I.Calvino
Il deserto dei tartari– D.Buzzati
Il giorno prima della felicità – E. De Luca
Il giovane Holden – J.D.Salinger
Il maestro e Margherita - M.Bulgakov
Il nostro comune amico
- C.Dickens
Il processo
- F.Kafka

Il profumo – P.Suskind
Il ritratto di Dorian Gray – O.Wilde
Il rosso e il nero - Stendhal
Il ventre di Parigi – E.Zola
Illusioni perdute - H. de Balzac

Io, robot - Isaac Asimov
It – S.King
L'ombra del vento - C.L.Zafon
L’uomo che ride – V.Hugo

L’uomo senza qualità – R.Musil

La camera azzurra
- G.Simenon

La casa degli spiriti – I.Allende
La casa del sonno - J.Coe

La concessione del telefono – A.Camilleri
La Divina Commedia - Dante

La donna della domenica – Fruttero e Lucentini
La fattoria degli animali – G.Orwell
La giornata d'uno scrutatore - I.Calvino
La luna e i falò - C.Pavese

La metamorfosi – F.Kafka
La mia Africa – K.Blixen
La storia – E.Morante
La versione di Barney – M.Richler
Le avventure di Pinocchio – C.Collodi
Le cosmicomiche (La distanza dalla luna) - I.Calvino

Le notti bianche – F.Dostoevskij
Lo straniero – A.Camus
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - M.Haddon
Lamento di Portnoy - P.Roth
Lettera a un bambino mai nato – O.Fallaci
Marcovaldo - I.Calvino

Memorie dal sottosuolo – F.Dostoevskij
Moby Dick – H.Melville
Oblomov – I.Goncarov
Olive comprese – A.Vitali
Opinioni di un clown – H.Boll
Orgoglio e pregiudizio – J.Austen
Pastorale americana - P.Roth

Paula – I.Allende
Se una notte d'inverno un viaggiatore – I.Calvino
Siddharta - H.Hesse
Splendori e miserie delle cortigiane - H. de Balzac
Tre uomini in barca - Jerome K. Jerome

Trilogia della città di K
– A.Kristof
Uno, nessuno, centomila - L.Pirandello

Via Katalin - M.Szabo
 

elisa

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Lazarillo di Tormes di Anonimo

Ritengo giusto, io, che cose di tanta importanza, e magari mai viste nè udite, giungano alla conoscenza di molti e non rimangano sepolte nella tomba dell'oblio, poiché può darsi che qualcuno, leggendole, trovi qualcosa di suo gusto, e che dilettino chi non approfondisca troppo. A questo proposito Plinio dice che "non c'è libro, per cattivo che sia, che non abbia in sè qualcosa di buono"; soprattutto se si considera che non tutti i gusti sono uguali, e ciò che a uno non piace può sembrare prelibato a qualcun altro; così vediamo che cose disprezzate da alcuni non lo sono affatto da altri. Da ciò deriva che nulla dovrebbe essere buttato via o lasciato andare in rovina, a meno che non fosse assolutamente detestabile, ma anzi dovrebbe essere comunicato a tutti, specialmente qualora non fosse di alcun pericolo e, al contrario, se ne potesse trarre un qualche frutto. Se non fosse così, infatti, ben pochi scriverebbero solamente per uno, perché non lo si fa senza fatica, e quelli che lo fanno vogliono essere compensati, non con denaro, ma con la speranza che le loro opere siano conosciute e lette e, se lo meritano, lodate. E a questo proposito Tullio dice: "La gloria dà vita alle arti".
 

darida

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Il senso di Smilla per la neve - Peter Høeg

C’è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è qanik, grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato.
L’oscurità di dicembre sale dalla fossa che sembra illimitata come il cielo che ci sovrasta. In questa oscurità i nostri volti sono solo dischi di pallida luce, ma riesco ugualmente a percepire la disapprovazione del pastore e del becchino per le mie calze nere a rete e per i gemiti di Juliane, peggiorati dal fatto che stamattina ha preso l’Antabuse e ora affronta il dolore quasi sobria. Pensano che io e lei non abbiamo rispettato il tempo né la tragica situazione. La verità è che le calze e le pillole sono, ognuna a modo suo, un omaggio al freddo e a Esajas.
 

elisa

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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno

Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d'arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico.
Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l'orina dei muli.
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white89

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Berlin Alexanderplatz - Alfred Doblin


" Questo libro racconta la vita di Franz Biberkopf di Berlino, ex cementiere e facchino. E' stato dimesso dal carcere dove l'avevano rinchiuso per vecchie colpe, torna a Berlino e si propone di vivere onestamente.
Da principio ci riesce. Ma in seguito, sebbene le cose non gli vadano troppo male, si trova preso in una vera e propria lotta con qualche cosa che viene dal di fuori, che è imponderabile e che ha tutta l'aria di un destino. "
 

alessandra

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La strada - Cormac McCarthy

Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo. La sua mano si alzava e si abbassava a ogni prezioso respiro. Si tolse di dosso il telo di plastica, si tirò su avvolto nei vestiti e nelle coperte puzzolenti e guardò verso est in cerca di luce ma non ce n'era. Nel sogno da cui si era svegliato vagava in una caverna con il bambino che lo guidava tenendolo per mano. Il fascio di luce della torcia danzava sulle pareti umide piene di concrezioni calcaree. Come viandanti di una favola inghiottiti e persi nelle viscere di una bestia di granito. Profonde gole di pietra dove l'acqua sgocciolava e mormorava. I minuti della terra scanditi nel silenzio, le sue ore, i giorni, gli anni senza sosta. Poi si ritrovavano in una grande sala di pietra dove si apriva un lago nero e antico. E sulla sponda opposta una creatura che alzava le fauci grondanti da quel pozzo carsico e fissava la luce della torcia con occhi bianchissimi e ciechi come le uova dei ragni. Dondolava la testa appena sopra il pelo dell'acqua come per annusare ciò che non riusciva a vedere. Rannicchiata lì, pallida, nuda e traslucida, con le ossa opalescenti che proiettavano la loro ombra sulle rocce dietro di lei. Le sue viscere, il suo cuore vivo. Il cervello che pulsava in una campana di vetro opaco. Dondolava la testa da una parte all'altra, emetteva un mugolio profondo, si voltava e si allontanava fluida e silenziosa nell'oscurità.
 

elisa

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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Italo Calvino, Il visconte dimezzato

C'era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all'accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio.
Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l'aria opaca e ferma.
- Perché tante cicogne? - chiese Medardo a Curzio, - dove volano?
Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S'era munito d'un cavallo e d'uno scudiero all'ultimo castello in mano cristiana, e andava a presentarsi al quartiere imperiale.
- Volano ai campi di battaglia, - disse lo scudiero, tetro, - Ci accompagneranno per tutta la strada.
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darida

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Cime Tempestose - Emily Bronte

1801
Ritorno adesso da una visita al mio padrone di casa: l'unico vicino con il quale avrò a che fare. Magnifico paese, questo. Credo che in tutta l'Inghilterra non avrei potuto trovare un luogo così discosto da ogni rumore mondano. Un vero paradiso del perfetto misantropo: e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per dividerci tanta solitudine. Ma che bel tipo, costui! Certo non immaginava quale calore di simpatia sentissi in cuore per lui mentre, avvicinandomi a cavallo, vedevo i suoi occhi neri muoversi, pieni di sospetto, sotto le sopracciglia, e le sue dita sprofondarsi ancor più, con un gesto di risoluta diffidenza, nel panciotto, all'annuncio del mio nome.
-Il signor Heathcliff?- chiesi.
Un cenno del capo fu la sua risposta.
 

elisa

Motherator
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Albert Camus, La caduta

Potrei, egregio signore, senza rischiare d'importunarla, offrirle i miei servizi? Temo che lei non sappia farsi intendere dall'esimio gorilla che presiede ai destini di questo locale. In effetti, egli parla soltanto olandese. Se non mi autorizza a patrocinare la sua causa, non indovinerà che lei desidera del ginepro. Ecco, oso sperare che m'abbia capito; quella scrollata di capo deve significare che si arrende alle mie ragioni. Infatti si muove, si affretta con saggia lentezza. Lei è fortunato, non brontola. Quando si rifiuta di servire, gli basta un brontolio: nessuno insiste.
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