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Ci tengo a sottolineare, ancor prima di iniziare, che a me Saramago piace tantissimo. E' Ayla che deve cambiare idea.
E' la seconda volta che leggo Cecità e queste prime venti pagine, mi hanno fatto ricordare, facendomelo riprovare, il piacere di leggere la scrittura di Saramago.
Detto questo...
Si inizia, dopo una dedica alla seconda moglie e alla figlia di primo letto, con una epigrafe, citazione tratta dal Libro dei Consigli che più azzeccata non si potrebbe: "
Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva."
A mio modo di
vedere mrgreen
, può essere considerata da due punti di
vista mrgreen:, sì la smetto...) non troppo lontani fra loro. Lo scrittore vuole farci capire che la realtà è sempre e comunque "altro" da ciò che vediamo, non c'è solo una prospettiva, c'è solo un modo in cui possiamo vederla, il nostro, ma ne esistono tanti quanti sono i paia di occhi e le capacità di usarli al mondo. Il secondo significato è quello di poter sempre avere una prospettiva migliore sulle cose, di poterle osservare meglio e di non fermarsi solo a vederle. Il distacco fra i due significati è minimo, perchè una volta appreso e compreso il primo, il secondo viene naturalmente da sè, secondo me.
Messa così, a inizio libro, mi sembra che Saramago voglia dire "voi leggete, avete la vista, ma osservate per davvero? Vediamo cosa succede se si spegne la luce... anzi no, accendiamola, diventando ciechi!"
E così si parte, lo scrittore ci descrive una scena davvero tanto familiare, un'attesa al semaforo, come tante altre, compresa di frenesia della ripartenza. Scatta il verde, ma un'auto non si muove. Tra le tante reazioni descritte, tutte così realistiche tra chi si innervosisce di più per il ritardo e chi è incuriosito da avvicinarsi al veicolo, c'è quest'uomo che all'improvviso senza motivo si ritrova cieco e giustamente va in panico. E' una cecità strana, invece di essere nera, è bianca. L'uomo vede tutto bianco, come se qualcuno avesse accesso una lampadina nei suoi occhi. Chiede aiuto, tra la scente curiosa e scocciata, e si offre un uomo. Un estraneo fondamentalmente, di cui il cieco si deve fidare completamente se vuole tornare a casa. Infatti l'estraneo lo aiuta, lo porta a casa nella sua auto (quella del cieco...), gli parcheggia l'auto, gli apre persino la porta e il cieco si sente grato e gli dice grazie molto spesso per averlo aiutato. E l'estraneo va via.
Da questa prima parte, si possono ricavare tante riflessioni sul come la gente si approccia ai problemi degli altri, improvvisi o permanenti. C'è chi è infastidito perchè il problema lo rallenta, chi è incuriosito, chi sminuisce il problema ("
Passerà, vedrà che passerà, a volte sono solo i nervi...") e c'è chi è disposto ad aiutare... sì, come no...
Infatti il nostro cieco, che solo all'ultimo ha un piccolo sospetto sull'estraneo e non lo fa entrare in casa per paura di essere legato e derubato, è in casa ad aspettare la moglie. Si siede sul divano dopo essersi ferito facendo cadere un vaso di fiori mentre toccava oggetti di qua e di là.
Saramago ci presenta la difficoltà vera e propria che prova qualcuno impossibilitato a vedere. Essenzialmente non può fare assolutamente nulla, se non ha un minimo di preparazione su come si affronta il problema. Si è spaesati, confusi e si oscilla dall'avere ansia e preoccupazione pensando che il problema sia permanente a l'avere speranza che invece sarà solo temporaneo. E in effetti è un po' quello che capita a tutti quando ci si presenta così dal nulla, un problema che fin lì non avevamo visto...
Ed ecco che entra in gioco la moglie, nel frattempo tornata a casa. Vede il marito in quello stato e pensa subito a uno scherzo, poi si rende conto della gravità e chiama subito qualcuno che possa aiutarlo. Un oculista, ovviamente, niente pronto soccorso (troppi tempi d'attesa e il problema si può aggravare, diventare ciechi senza motivo non è un codice rosso...Che sia una piccola critica al sistema sanitario dai tempi lunghissimi e che sminuisce ogni singolo problema che una persona ha se non è in fin di vita? In Italia potrebbe benissimo esserlo...). Scendono giù e fa attendere il marito nel palazzo, dicendogli che se vede qualcuno di fare come se nulla fosse, tanto nessuno capirebbe che è cieco, perchè bisogna evitare di raccontare i fatti propri... Ecco come la maggior parte della gente affronta i problemi, nascondendoli...
Insomma, la moglie torna, ma in taxi. Infatti l'estraneo, così tanto caritatevole, ha fottuto loro l'auto... Bell'aiuto! Farabbutto!
Vanno dall'oculista che di fronte al problema si comporta come un vero medico e un vero scienziato, fa dei test e non capendo la causa del problema, prima di affrettarsi in conclusioni che potrebbero essere sbagliate, cerca di approfondire ancora di più con altri test.
Concludo il papiro con un paio di riflessioni, queste prime venti pagine, mettono molto alla prova il lettore. Non tanto come lettore, ma come persona. Se fino all'ultimo non si pensa minimamente che l'estraneo potesse approfittarsi del cieco, allora in cuor proprio ci si fida molto del prossimo... Invece io, come credo altri, ho pensato sin da subito a questa eventualità e Saramago la realizza. E bisogna aspettarsi che cose ben peggiori accadranno in futuro, allora.
Due, velocissime, parole sulla scrittura di Saramago. Eccezionale. Ha un modo diverso di usare la punteggiatura, che a un primo approccio può dare fastidio, scoraggiante quasi, ma poi ci si fa molto velocemente l'abitudine, risultando quasi piacevole. Altra dimostrazione di come sia bello a volte, cambiare semplicemente prospettiva delle cose. Per non parlare poi della sua solita ironia, che però non renderà tutto più leggero, ma lo avvolgerà in una bolla di amarezza.