83° Minigruppo - Cecità di José Saramago

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Lin89

Active member
Eccoci qua! :)

In un tempo e un luogo imprecisati, all'improvviso l'intera popolazione perde la vista per un'inspiegabile epidemia. Chi viene colpito dal male è come avvolto in una nube lettiginosa. Le reazioni psicologiche sono devastanti, l'esplosione di terrore e di gratuita violenza inarrestabile, gli effetti della patologia sulla convivenza sociale drammatici. [...]


Per ora, siamo io e Ayla, chiunque voglia unirsi, basta che lo dica! :D

La mia edizione è quella della Universale Economica Feltrinelli, con traduzione di Rita Desti.

Lo inizierò (per la seconda volta) in giornata. :)

Buona lettura!
 

isola74

Lonely member
Iol 'ho letto in un GL e mi è piaciuto molto. Libro molto bello, non fatevi scoraggiare dallo stile mi raccomando!
Buona lettura a tutti!!!!!!
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Se non erro :? qualche anno fa avevamo fatto un Gruppo di Lettura su questo libro!
Molto bello! E anche io vi invito a non lasciarvi scoraggiare dallo stile: all'inizio si fa un po' fatica, ma poi ne vale la pena! :wink:

Buona lettura :D
 

Jessamine

Well-known member
A me Saramago piace tantissimo, e questo è stato proprio il primo suo romanzo che io abbia mai letto e che me ne ha fatto innamorare.
Mi piacerebbe rinfrescarmi la memoria, ma purtroppo al momento sono troppo incasinata con altre letture per unirmi a voi.
Di certo però vi seguirò volentieri, così almeno un pochino la memoria dovrei rinfrescarmela!
Buona lettura! :mrgreen:
 

ayla

+Dreamer+ Member
Saramago l'avevo già incontrato in altre due diverse occasioni e non mi aveva lasciata particolarmente soddisfatta ma, dopo avervi lette, parto con animo decisamente più tranquillo e sereno...grazie!:mrgreen:
Lin, io lo inizio stasera comunque.:HIPP
 

Kylix

New member
Oh, uno dei miei libri preferiti, quello con cui mi sono innamorata di Saramago.
Spero possa piacervi come è piaciuto a me. Buona lettura! :)
 

Nerst

enjoy member
Ottima lettura. Preparatevi ad eventi che vi lasceranno senza parole e ricordate che Saramago non dà scampo alla società, non deprimetevi, ne vale la pena.
 

Lin89

Active member
pag. 23

Ci tengo a sottolineare, ancor prima di iniziare, che a me Saramago piace tantissimo. E' Ayla che deve cambiare idea. :mrgreen: E' la seconda volta che leggo Cecità e queste prime venti pagine, mi hanno fatto ricordare, facendomelo riprovare, il piacere di leggere la scrittura di Saramago.

Detto questo...

Si inizia, dopo una dedica alla seconda moglie e alla figlia di primo letto, con una epigrafe, citazione tratta dal Libro dei Consigli che più azzeccata non si potrebbe: "Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva."
A mio modo di vedere :)mrgreen:), può essere considerata da due punti di vista :)mrgreen:, sì la smetto...) non troppo lontani fra loro. Lo scrittore vuole farci capire che la realtà è sempre e comunque "altro" da ciò che vediamo, non c'è solo una prospettiva, c'è solo un modo in cui possiamo vederla, il nostro, ma ne esistono tanti quanti sono i paia di occhi e le capacità di usarli al mondo. Il secondo significato è quello di poter sempre avere una prospettiva migliore sulle cose, di poterle osservare meglio e di non fermarsi solo a vederle. Il distacco fra i due significati è minimo, perchè una volta appreso e compreso il primo, il secondo viene naturalmente da sè, secondo me.
Messa così, a inizio libro, mi sembra che Saramago voglia dire "voi leggete, avete la vista, ma osservate per davvero? Vediamo cosa succede se si spegne la luce... anzi no, accendiamola, diventando ciechi!" :D

E così si parte, lo scrittore ci descrive una scena davvero tanto familiare, un'attesa al semaforo, come tante altre, compresa di frenesia della ripartenza. Scatta il verde, ma un'auto non si muove. Tra le tante reazioni descritte, tutte così realistiche tra chi si innervosisce di più per il ritardo e chi è incuriosito da avvicinarsi al veicolo, c'è quest'uomo che all'improvviso senza motivo si ritrova cieco e giustamente va in panico. E' una cecità strana, invece di essere nera, è bianca. L'uomo vede tutto bianco, come se qualcuno avesse accesso una lampadina nei suoi occhi. Chiede aiuto, tra la scente curiosa e scocciata, e si offre un uomo. Un estraneo fondamentalmente, di cui il cieco si deve fidare completamente se vuole tornare a casa. Infatti l'estraneo lo aiuta, lo porta a casa nella sua auto (quella del cieco...), gli parcheggia l'auto, gli apre persino la porta e il cieco si sente grato e gli dice grazie molto spesso per averlo aiutato. E l'estraneo va via.
Da questa prima parte, si possono ricavare tante riflessioni sul come la gente si approccia ai problemi degli altri, improvvisi o permanenti. C'è chi è infastidito perchè il problema lo rallenta, chi è incuriosito, chi sminuisce il problema ("Passerà, vedrà che passerà, a volte sono solo i nervi...") e c'è chi è disposto ad aiutare... sì, come no...

Infatti il nostro cieco, che solo all'ultimo ha un piccolo sospetto sull'estraneo e non lo fa entrare in casa per paura di essere legato e derubato, è in casa ad aspettare la moglie. Si siede sul divano dopo essersi ferito facendo cadere un vaso di fiori mentre toccava oggetti di qua e di là.
Saramago ci presenta la difficoltà vera e propria che prova qualcuno impossibilitato a vedere. Essenzialmente non può fare assolutamente nulla, se non ha un minimo di preparazione su come si affronta il problema. Si è spaesati, confusi e si oscilla dall'avere ansia e preoccupazione pensando che il problema sia permanente a l'avere speranza che invece sarà solo temporaneo. E in effetti è un po' quello che capita a tutti quando ci si presenta così dal nulla, un problema che fin lì non avevamo visto...

Ed ecco che entra in gioco la moglie, nel frattempo tornata a casa. Vede il marito in quello stato e pensa subito a uno scherzo, poi si rende conto della gravità e chiama subito qualcuno che possa aiutarlo. Un oculista, ovviamente, niente pronto soccorso (troppi tempi d'attesa e il problema si può aggravare, diventare ciechi senza motivo non è un codice rosso...Che sia una piccola critica al sistema sanitario dai tempi lunghissimi e che sminuisce ogni singolo problema che una persona ha se non è in fin di vita? In Italia potrebbe benissimo esserlo...). Scendono giù e fa attendere il marito nel palazzo, dicendogli che se vede qualcuno di fare come se nulla fosse, tanto nessuno capirebbe che è cieco, perchè bisogna evitare di raccontare i fatti propri... Ecco come la maggior parte della gente affronta i problemi, nascondendoli...
Insomma, la moglie torna, ma in taxi. Infatti l'estraneo, così tanto caritatevole, ha fottuto loro l'auto... Bell'aiuto! Farabbutto!
Vanno dall'oculista che di fronte al problema si comporta come un vero medico e un vero scienziato, fa dei test e non capendo la causa del problema, prima di affrettarsi in conclusioni che potrebbero essere sbagliate, cerca di approfondire ancora di più con altri test.

Concludo il papiro con un paio di riflessioni, queste prime venti pagine, mettono molto alla prova il lettore. Non tanto come lettore, ma come persona. Se fino all'ultimo non si pensa minimamente che l'estraneo potesse approfittarsi del cieco, allora in cuor proprio ci si fida molto del prossimo... Invece io, come credo altri, ho pensato sin da subito a questa eventualità e Saramago la realizza. E bisogna aspettarsi che cose ben peggiori accadranno in futuro, allora.

Due, velocissime, parole sulla scrittura di Saramago. Eccezionale. Ha un modo diverso di usare la punteggiatura, che a un primo approccio può dare fastidio, scoraggiante quasi, ma poi ci si fa molto velocemente l'abitudine, risultando quasi piacevole. Altra dimostrazione di come sia bello a volte, cambiare semplicemente prospettiva delle cose. Per non parlare poi della sua solita ironia, che però non renderà tutto più leggero, ma lo avvolgerà in una bolla di amarezza.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Innanzitutto, complimenti per il papiro Lin, sono impressionata da questo tuo dilagante entusiasmo e siamo solo a pag 23. Auguri!:mrgreen:
Sarà che tendo ad andare in punta di piedi, sarà che con Saramago mi sono precedentemente scottata, ma non riesco a capire questo tuo fervore per l'autore, non ancora almeno.
Comunque in questo primo capitoletto, come hai già detto, si entra subito nel vivo della questione, giusto il tempo di descrivere dove ci troviamo e subito scatta la cecità, che non è una normale cecità, non è esattamente quello che ci si aspetta, perché invece di precipitare in un baratro buio, ci si ritrova inglobati nel bianco.
Giustamente in queste prime pagine di "azione", dove ci viene presentata la storia, non fioccano le riflessioni, anche se Lin le ha inquadrate tutte.
Quello però che mi ha più colpito sta all'inizio, nella citazione: Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva. Della serie, hai gli occhi e allora usali, sennò tanto vale tenerli chiusi. Non limitarti a vedere quello che vuoi vedere, a quello che ti fa più comodo o rischi di perdere il confine tra giusto e sbagliato, diminuisci la capacita di comprensione che hai del mondo che ti circonda, finisci per agire senza consapevolezza.

Molto acuto quello che hai scritto
"Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva."
A mio modo di vedere :)mrgreen:), può essere considerata da due punti di vista :)mrgreen:, sì la smetto...) non troppo lontani fra loro. Lo scrittore vuole farci capire che la realtà è sempre e comunque "altro" da ciò che vediamo, non c'è solo una prospettiva, c'è solo un modo in cui possiamo vederla, il nostro, ma ne esistono tanti quanti sono i paia di occhi e le capacità di usarli al mondo. Il secondo significato è quello di poter sempre avere una prospettiva migliore sulle cose, di poterle osservare meglio e di non fermarsi solo a vederle. Il distacco fra i due significati è minimo, perchè una volta appreso e compreso il primo, il secondo viene naturalmente da sè, secondo me.
Messa così, a inizio libro, mi sembra che Saramago voglia dire "voi leggete, avete la vista, ma osservate per davvero? Vediamo cosa succede se si spegne la luce... anzi no, accendiamola, diventando ciechi!" :D
 

ayla

+Dreamer+ Member
Pag 46

Sto andando a rilento, lo so, ma appena finisce la sessione d'esame, mi ci metto seriamente.
Comunque la cecità, designata adesso col nome di mal bianco, sta dilagando e mietendo vittime e lo Stato che fa, prende tutti i malati e li rinchiude in un manicomio, chiamiamola pure prigione, la sostanza è quella, nemmeno in buone condizioni, isolandoli da tutto e da tutti, in nome della solidarietà. Non possono uscire senza autorizzazione o saranno uccisi, non possono telefonare o mettersi in contatto con la famiglia e il mondo esterno, se scoppia un incendio nessuno li viene a salvare e se muore qualcuno devono cercare di seppellirlo da soli...Bel esempio di solidarietà.
Questa parte mi ha messo un pò i brividi, già solo i termini che l'autore usa, mi fa venire in mente il rastrellamento che fecero i nazisti, rapido ed efficace.
L'unica cosa positiva, o meglio, l'unico personaggio che mi mette un pò di "gioia", è la moglie dell'oculista, che ha deciso di seguirlo, infischiandosene delle conseguenze.
 

ayla

+Dreamer+ Member
pag 86

Adesso sta diventando difficile chiudere il libro e fermare la lettura. Bene, credevo che non avrei provato questa sensazione, con Saramago è la prima volta che mi succede!:mrgreen:
La situazione, nel giro di una quarantina di pagine, è peggiorata drasticamente.
Un morto c'è stato, le medicine non sono arrivate, non che qualcuno si sia preso la briga di mandarle, il cibo comincia a scarseggiare e si concretizza sempre più l'idea che, nonostante siano i ciechi o i contagiati quelli trattati come bestie da immolare in nome della solidarietà, le vere "bestie" sono quelle che stanno al di fuori, che uccidono senza pensare, che non riescono a esserne addolorati o toccati, che hanno dimenticato quali sono i diritti fondamentali dell'uomo, diritti inviolabili e sacri che qui vengono sminuzzati senza pietà...più leggo, più m'innervosisco.
Domani passo a scrivere qualcosa di più sensato!:mrgreen:
 

Lin89

Active member
Pag. 55

I nostri sfortunati amici sono appena entrati nel manicomio che li ospiterà o sarebbe meglio dire nella prigione in cui di fatto il Governo li ha rinchiusi. La scusa è di quelle più banali, ma ovviamente la più efficace: la paura di contagio, la quarantena per evitare che il mal bianco si espanda. Mi fa riflettere su come sia così facile per il potere rinchiudere qualcuno semplicemente facendo leva sulla paura, sulla malattia e la sofferenza. Mi fa pensare a come sia facile limitare la libertà di qualcuno per questo. A come spaccino per dovere, un semplice desiderio di controllare le vite altrui. E' spaventoso.

Intanto i nostri eroi, iniziano ad ambientarsi e già ci sono i primi screzi, a dimostrazione che anche in casi estremi l'essere umano può rimanere la feccia quale è e si fa anche riconoscere per questo. Ma per fortuna non c'è solo questo, c'è anche tanta solidarietà e voglia di risolvere le cose, aiutandosi l'un l'altro. Anche fra persone molto diverse e di cui non ci si aspetterebbero certi gesti, come la presa in custodia del bambino strabico da parte della ragazza con gli occhiali, che si dedicava ai piaceri carnali (ho adorato il modo in cui si è accorta del mal bianco :mrgreen:).

Vorrei far notare come Saramago riesca a caratterizzare i personaggi con semplici descrizione di due parole, riuscendo così a non dare loro un nome per tutta la durata del libro. E' una cosa che mi ha sempre colpito di questo libro, è come se i personaggi rimanessero tanto impressi da non necessitare un nome per definirli. Geniale.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Pag 109

In poche pagine ne sono successe di cose.
I morti sono aumentati, stavolta non c'entrano tacchi o chissà quali armi femminili improvvisate, no stavolta la causa è stata una carneficina, gli esecutori i soldati, il motivo, per citare la moglie del medico, è la scusa più grande di tutte, la paura.
Come se non bastasse, la cecità miete altre vittime e adesso nel manicomio sono ammassate più persone di quante ne potrebbe contenere, con tutte le logiche conseguenze, a livello di gestione, igiene e soprattutto di cibo. Facciamo anche la conoscenza di un nuovo personaggio, il vecchio con la benda nera. Armato di radiolina e notizie fresche è riuscito, nonostante tutto, a trovare un letto dove dormire, quello che fu del defunto ladro di automobili. Spero per lui che non sia un cattivo segno.
Sarò ripetitiva ma quello che continua a colpirmi è il modo in cui sono trattati questi poveri ciechi, come degli animali, non solo schiavi di questa misteriosa malattia che gli ha improvvisamente cambiato la vita, ma schiavi di se stessi e dei loro bisogni e soprattutto del folle terrore altrui, comprensibile per carità, ma fino a un certo punto e poi mi ritrovo davanti a questi passi che mi mettono i brividi...Il desiderio dei soldati era di puntare le armi e fucilar deliberatamente, freddamente, quegli imbecilli che si muovevano davanti ai loro occhi come dei granchi zoppi, agitando le pinze malsicure in cerca della zampa mancante. Sapevano quel che era stato detto la mattina dal comandante del reggimento, che il problema dei ciechi si sarebbe potuto risolvere solo con l'eliminazione fisica di tutti quanti, gli attuali e i futuri, senza considerazioni falsamente umanitarie, testuali parole, così come si taglia un arto in cancrena per salvare il corpo.
 

Lin89

Active member
Pag. 72

Vado a rilento, ma con un libro del genere non si può fare altro. Bisogna metabolizzarlo bene, perché ogni scena è così drammatica e densa che a volte si vuole smettere di leggere per un po', si vuole togliere lo sguardo di fronte alla degenerazione e alla miseria dell'essere umano di fronte a qualcosa che non può controllare.
La moglie del dottore, l'unica in grado di vedere questo spettacolo orribile, paragona tutti loro a dei cani, senza neanche bisogno di darsi dei nomi perchè in quel posto non servono. E' l'unica che percepisce in toto tutto l'orrore che stanno subendo, come se la vista desse alla fin fine il vero senso del reale. E' l'unica forse, veramente cosciente di ciò che accade e tanto sensibile da poterlo sopportare. Quella che si fa carico non solo delle sue ansie, ma anche di quelle degli altri... E forse non è un caso che Saramago abbia scelto proprio una donna, proprio una moglie...

Il contagio si è esteso a macchia d'olio a quanto pare, tutti hanno avuto dei contatti anche solo superficiali con altri contagiati e il mal bianco ha colpito anche loro. Mi fa riflettere su quanto in realtà i rapporti così superficiali siano poi alla fin fine, a volte, molto determinanti sulla nostra vita. Non ce ne accorgiamo, non gli diamo peso, non ne siamo coscienti, ma tutto ci guida in una direzione piuttosto che un'altra. La vita è anche un insieme di scelte inconsapevoli, che possono essere fatali, come quelle consapevoli.

Il ladro viene ucciso dalla paura del soldato. A conferma che ad aver paura è più chi rinchiude e attacca che chi viene rinchiuso e deve subire. E' più chi vede e non capisce che chi non vede e ingenuamente pensa che a salvarlo debba essere chi sta bene. Il ladro muore e con lui la civiltà e l'umanità.
 

Lin89

Active member
Pag. 86

"Ci sono molti modi di diventare un animale, pensò, questo è uno di quelli."

La miseria umana è appena iniziata...
La scelta di mettere il medico in una scena raccapricciante come quella del bagno (in cui non fa in tempo a pulirsi anche per mancanza di carta igienica...) non è casuale... E' lui la figura più autorevole lì dentro e anche lui è costretto a camminare a quattro zampe in un mare di merda (scusatemi il francesismo). La cecità non guarda in faccia nessuno, per così dire, e chiunque ne paga le conseguenze. Solo la moglie del medico pare ne sia immune, ma non si capisce come mai... o forse bisognerà leggere tra le righe per capirlo...

Nel frattempo è morta un sacco di altra gente sempre per colpa dell'esercito. Mi ha colpito come alla vista del sangue i contagiati e i soldati avessero così paura che il virus del mal bianco o chissà cos'altro si potesse diffondere a causa di esalazioni o emissione particolari. E' strano come si pensa sempre e solo a un morbo fisico e concreto in caso di malattia... esistono anche malattie più subdole, psicologiche, mentali... a me sembra che il mal bianco appartenga più a questo secondo gruppo, che non al primo. Lo dice Saramago all'inizio, il primo cieco non aveva niente che non andasse agli occhi.

Tanto più che esistono alcune sindromi che possono colpire gruppi di persone, le sindromi psicosociali. Comportamenti collettivi che di solito non portano mai a niente di buono...

E se Saramago intendesse il mal bianco più in questa accezione e avesse estremizzato giusto un po' le situazioni che non come un virus o una malattia fisica?

In ogni caso, riesce a rendere molto bene (anche troppo) le verosimili e amare conseguenze della stupidità umana di fronte all'ignoto...
 

ayla

+Dreamer+ Member
pag 186

In ogni caso, riesce a rendere molto bene (anche troppo) le verosimili e amare conseguenze della stupidità umana di fronte all'ignoto...


Ma più che stupidità, io parlerei di semplice paura, puro terrore contro il quale davvero possiamo fare poco o niente. La logica, l'intelligenza, il sentimento vengono tutti messi in secondo piano, è più forte di noi, non credo sia una cosa che si possa controllare. Non si fa più ciò che si vuole ma ciò che si considera necessario. Saramago stesso lo dice, la paura è il nostro alibi più grande e anche il più onesto.
Comunque più passano le pagine, più mi angoscio, merito sia della scrittura che non dà respiro sia degli eventi...una discesa negli inferi forse sarebbe meno brutale. A cosa serve vedere questo? La moglie del medico se lo chiede. Le era servito per sapere dell'orrore più di quanto avesse mai potuto immaginare, le era servito per desiderare di essere cieca, nient'altro che a questo.
Non basta essere ciechi, non basta vivere in condizioni pietose, non basta avere poco cibo e nessuna medicina, no, adesso ci si mettono pure i ciechi ladri e armati. Non c'è mai limite al peggio.
E se prima in cambio di cibo chiedevano denaro e ricchezze varie, che poi a cosa ti serviranno mai se te ne stai chiuso in un manicomio/prigione ad affondare nella tua stessa sporcizia, poi sono passati a volere donne.
E se prima gli uomini delle camerate s'indignano, fanno tanti bei discorsi sulla morale e sul rispetto poi si limitano a ragionarci sopra e a far ragionare le donne, le loro e quelle libere, che tradotto sarebbe a dire non drammatizziamo, si rischia di morire di fame, per cui fatelo... si arriva al momento in cui pensi che veramente le cose non possano sgretolarsi più di così ed è proprio in quel frangente che Saramago affonda di più il coltello nella piaga e ti mostra quanto si possa essere ancora più disumani. Mi sa che il pessimismo cosmico di Leopardi non è nulla a confronto.
 
Stato
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