Garcia Marquez, Gabriel

Lark

Member
Segnalo che dal 9/12 e fino al 30 gennaio 2015 nel ciclo di Ad alta voce, splendido programma di RadioTre all'interno di Fahreneit, striscia quotidiana dalle 17 alle 17.30 che si occupa della lettura da parte di attori dei libri più vari, leggeranno Cent'anni di solitudine.
Reperibile anche in podcast sul sito della Rai!
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Sono ancora in tempo per il podcast. Si discuteva di quest'opera nell'altro 3D. A pensarci mi fa più voglia avvicinarmi a questo scrittore attraverso "L'amore ai tempi del colera". Che ne dite?
 

Lark

Member
Sono ancora in tempo per il podcast. Si discuteva di quest'opera nell'altro 3D. A pensarci mi fa più voglia avvicinarmi a questo scrittore attraverso "L'amore ai tempi del colera". Che ne dite?

Potresti provare, a me sono piaciuti molto entrambi. L'amore ai tempi del colera è più lineare, con meno personaggi (se è quello che ti spaventa di Cent'anni di solitudine), ma non cambia lo stile né la sua capacità di rendere le persone in modo molto realistico. E' stato il mio primo libro di Marquez e quando l'ho letto lessi per prima cosa la quarta di copertina, e mi sembrò una storia piuttosto limitante (non riuscivo ad immaginare come se ne potesse scrivere un libro, ricordo): ovviamente mi sbagliavo, e tutto ruota intorno all'estrema umanità dei personaggi, ma insomma non è difficile da seguire.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Credevo che questo grandissimo scrittore mi avese detto tutto quello che aveva da dirmi, e lo credevo soprattutto dopo essere rimasta leggermente delusa da Cronaca di una morte annunciata, decantato come un piccolo capolavoro e da cui forse mi sono aspettata troppo.
E invece la Sfida Adotta-autori mi ha spinto a leggere il primo romanzo scritto da Garcìa Marquez, Foglie morte, e devo dire che mi è piaciuto molto, forse proprio perchè, a differenza della volta scorsa, non mi aspettavo nulla. E ho ritrovato il Garcìa Marquez dei più noti romanzi successivi, ho ritrovato Macondo, ho ritrovato la forza di una scrittura che risiede in qualcosa di indefinibile, di ipnotico.

Non dovendomi soffermare sul libro ma sull'autore, posso dire solo che Garcìa Marquez ha un talento unico nel trasmetterci un senso di surrealismo, di fatalismo... quello che non dice lui, quello che non dicono i suoi personaggi, ce lo suggerisce il suo modo di scrivere, l'atmosfera magica in cui sono ambientati le sue storie. E' difficile fare commenti sul suo stile avulsi da un romanzo in partcolare, ma quel che è certo è che, qualsiasi sia il libro che si sta leggendo, ci si sente comunque "sospesi" in attesa di qualcosa, immobili e allo stesso tempo legati allo scorrere del tempo, proprio perchè l'azione, il pensiero di ogni singolo personaggio sembra racchiudere in sè l'eredità dei suoi antenati e della sua terra, sembra sempre rimandare ad altro...
Garcìa Marquez è davvero uno scrittore unico e meritata è la sua fama, e spero di poter essere ancora sorpresa da altri suoi romanzi minori (o racconti) coem è stato con Foglie morte...
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Credevo che questo grandissimo scrittore mi avese detto tutto quello che aveva da dirmi, e lo credevo soprattutto dopo essere rimasta leggermente delusa da Cronaca di una morte annunciata, decantato come un piccolo capolavoro e da cui forse mi sono aspettata troppo.
E invece la Sfida Adotta-autori mi ha spinto a leggere il primo romanzo scritto da Garcìa Marquez, Foglie morte, e devo dire che mi è piaciuto molto, forse proprio perchè, a differenza della volta scorsa, non mi aspettavo nulla. E ho ritrovato il Garcìa Marquez dei più noti romanzi successivi, ho ritrovato Macondo, ho ritrovato la forza di una scrittura che risiede in qualcosa di indefinibile, di ipnotico.
sono del parere che non ci si dovrebbe aprocciare alle opere di un autore aspettandosi qualcosa sulla base di come noi lo abbiamo etichettato. in certo qual modo ce ne condizionerebbe la lettura, costituendo ciò come una forma di condizionamento alla libertà espressiva dello stesso.
forse questo è un atteggiamento che è stato amplificato in noi dalla concezione odierna del business letterario, che pretende dagli scrittori -e non solo- prodotti coerenti alle rispettive omologazioni.
non mi sento tuttavia di fartene critica, essendo pur vero che ogni artista ha i suoi alti e bassi.
ma altrettanto vero anche che al di là dei messaggi di fondo uguali per tutti, ogni opera assume per ciascun lettore sfumature particolari, perché ogni libro è in parte opera anche di chi lo legge.
questo pistolotto mi è sorto quando hai scritto che hai come rivalutato marques leggendo quella che fu la sua prima.
dici che hai superato una certa delusione rimasta dalla lettura tua ultima, che ti era parsa non alla sua altezza...
ma ciò non assolverebbe l'autore da una prova in declino, perché cronologicamente il tuo giudizio non è del tutto ingiustificato: per avere conferme hai dovuto leggere la sua prima !
vediamo perciò se riusciamo a distinguere tra il valutare un libro singolarmente e l'autore nella sua globalità.
e come sempre mi trovo a concordare coi tuoi pensieri, perché ciò che hai scritto qui di seguito è esattamente la logica concatenazione al mio discorso.

Non dovendomi soffermare sul libro ma sull'autore, posso dire solo che Garcìa Marquez ha un talento unico nel trasmetterci un senso di surrealismo, di fatalismo... quello che non dice lui, quello che non dicono i suoi personaggi, ce lo suggerisce il suo modo di scrivere, l'atmosfera magica in cui sono ambientati le sue storie. E' difficile fare commenti sul suo stile avulsi da un romanzo in partcolare, ma quel che è certo è che, qualsiasi sia il libro che si sta leggendo, ci si sente comunque "sospesi" in attesa di qualcosa, immobili e allo stesso tempo legati allo scorrere del tempo, proprio perchè l'azione, il pensiero di ogni singolo personaggio sembra racchiudere in sè l'eredità dei suoi antenati e della sua terra, sembra sempre rimandare ad altro...
Garcìa Marquez è davvero uno scrittore unico e meritata è la sua fama, e spero di poter essere ancora sorpresa da altri suoi romanzi minori (o racconti) coem è stato con Foglie morte...

concordo in pieno sullo stile inimitabile, che dice così tanto diventando esso stesso quasi uno dei personaggi imprescindibili di ogni suo libro.
ed è questo, in sostanza, a rendere grande uno scrittore.

:ad:
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
sono del parere che non ci si dovrebbe aprocciare alle opere di un autore aspettandosi qualcosa sulla base di come noi lo abbiamo etichettato. in certo qual modo ce ne condizionerebbe la lettura, costituendo ciò come una forma di condizionamento alla libertà espressiva dello stesso.
....

assolutamente! in realtà forse non mi sono spiegata bene... non mi ha deluso lo SCRITTORE, ma leggermente il LIBRO... e neanche il libro in quanto tale (oggettivamente bello e particolare, come tutti quelli firmati da lui) ma il fatto di aspettarmi un capolavoro, che magari era, ma a cui è mancato questo effetto: :paura:
Sai, quando hai letto tanti libri famosi di uno scrittore, ci si chiede sempre: ma i "minori" mi piaceranno ugualmente? che poi di per sè è un discorso sbagliato, ma tieni conto che io ho letto Garcìa Marquez diversi anni fa e, quando ho iniziato Cronaca di una morte annunciata, un paio di anni fa, era da molto che non lo riprendevo... (a parte Memoria delle mie puttane tristi, che non mi ha fatto impazzire)... Insomma, c'erano tutti questi fattori...
Adesso ho letto Foglie morte e non sapevo neanche la trama (non era nemmeno recensito in PB, me l'ha consigliato Germano), eppure... mi è piaciuto moltissimo. Mi è piaciuto molto l'aver trovato, magari in modo un po' confuso, non ancora perfettamente definito, tutto il Garcìa Marquez dei capolavori successivi... è come se in questo primo romanzo ci fosse il germe di tutto ciò che verrà dopo: lui non era ancora nessuno, sento moltissima spontaneità e sperimentazione in questo modo di scrivere che diversi decenni dopo le renderà famoso in tutto il mondo. Forse sono rimasta suggestionata anche da questo aspetto... Comunque lui resta un grande, c'è poco da dire. :ad:
 

Loulou

New member
Io mi sono innamorata della poesia così realistica, umana e vera di questo autore.. sembra sempre in un equilibrio magico e consapevole tra una dimensione terrena ed una interiore, spirituale, proprio come quella personale che sperimentiamo intimamente nella vita di tutti i giorni. Mi sorprendo a volte di come un autore proveniente da una cultura così diversa, da un paese così lontano possa toccare delle corde così profonde e delicate del mio vissuto, tanto da sentire una morsa allo stomaco nel leggere le parole dei suoi personaggi e le sue descrizioni di atmosfere e persone, come se le riconoscessi mie. Questo è rassicurante, catartico, esorcizzare il proprio vissuto a volte anche doloroso e destabilizzante, e altre meraviglioso, tramite la lettura, ritrovare qualcosa di proprio fuori, in un altro spazio e tempo.
Adoro come Marquez descrive in modo così poetico ma allo stesso tempo realistico situazioni ed eventi che hanno del grottesco e della bellezza insieme, riproducendo proprio la sensazione che si ha nella scoperta del mondo reale che è sempre così contrastante, complesso, con mille sfaccettature e dai mille significati. La realtà non è mai banale, né scontata.. ma è sia semplice che complessa insieme. E solo lui ha questo dono di descriverla, interiorizzata, e poi presentata attraverso la sua lettura meravigliosa e sensibile. La vita non è solo vita ma è una storia, bellissima, dolorosa, strana insieme, per ognuno di noi. Ce la raccontiamo come una storia, quale è in effetti, perché la realtà è tale solo filtrata dai nostri occhi e dal nostro cuore. E questo Marquez lo esprime perfettamente nei suoi libri.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Lettera di Marquez all'amico Plinio Apuleyo Mendoza durante la stesura di Cent'anni di solitudine (da Il Venerdì di Repubblica)

27 giugno 1966
Compadre,
finché non avrò finito il romanzo, vivrò di scorte.
Fra due settimane sarà finito questo impressionante mattone di ottocento pagine, e un mese dopo ne partirà una copia per la casa editrice Sudamericana e per cinque paesi di lingua diversa.
E' stata una follia. Scrivo dalle nove di mattina alle quattro del pomeriggio; pranzo, dormo un'ora e poi correggo i capitoli iniziali, a volte fino alle due o alle tre di notte.
Non mi sono mai sentito meglio: mi esce tutto a fiumi. E' così da quando sono tornato dalla Colombia.
Non sono mai uscito di casa una volta.
Mercedes sopporta da uomo, ma dice che se poi il romanzo non funziona mi manda a fare in culo. Vogliateci molto bene, come ve ne vogliamo noi.
Un grande abbraccio
 

elesupertramp

Active member
Quest'anno a giugno Cent'anni di solitudine compie 50 anni e viene ristampato con una nuova traduzione di Ilide Carmignani, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente in occasione di un incontro su Bolano, di cui ha tradotto la maggior parte della produzione letteraria.
Qui di seguito il link ad un articolo apparso sul Venerdì di Repubblica di qualche settimana fa, interessante perché ci svela alcune curiosità sulla stesura di questo capolavoro.

http://www.repubblica.it/venerdi/li..._sigarette_500_dollari_di_anticipo-167509268/
 

ranaurro

New member
confine

Marquez è rimasto sul confine. Ha guardato oltre ma da un lato speciale, quello che lo ha condotto a non voler essere reale. L'ho amato e lo amo ancora per come ha scritto e vissuto. Nelle sue storie rivedo umanità desolate che lui rende leggere e libere. Il tocco dei grandi. Grazie per questa discussione.
 

gian1804

New member
Letto Cent'anni di solitudine, capolavoro assoluto.
Letto L'amore ai tempi del Colera, insomma insomma, tre gradini sotto. Certo, l'autore con la penna ci sa fare e ci sono alcune parti davvero intense ma si perdono in pagine e pagine di quasi noia.
 
Alto