142° MG - Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

SALLY

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Io mi faccio una domanda semplice semplice: l’Antologia è ottimista o pessimista? Oppure c'è anche una terza possibilità; quella di una specie di neutralità, di un bilanciamento naturale tra ambizioni fallite e bellezza della vita tal quale?

Personalmente faccio mia (con riserva) la terza ipotesi.

In fondo, che la vita sia un cimitero di ambizioni fallite lo diceva anche il nostro Pavese. Il quale, a onor del vero, non è che fosse proprio il massimo dell’obiettività, non sprizzando ottimismo già di suo. Ma lo diceva anche il ben più equilibrato Salomone, tanto per dirne uno.

Mi spingo con coraggio: io credo che si possa fare un parallelo tra Dante e Lee Master: in entrambi, infatti, i morti ci parlano. E sono ben più vivi nei loro rispettivi scritti, che non quanto lo fossero stati nella vita vera, quando il cuore pulsava e il cervello girava. Voglio dire se Dante non avesse parlato di Paolo e Francesca, oggi Paolo e Francesca sarebbero morti per tutti.

La stessa cosa vale, a maggior ragione, per i piccoli individui dell’Antologia, che di certo nessuno oggi ricorderebbe non avendo nemmeno avuto l'onore della luce estemporanea che la Storia ha regalato ai personaggi della Commedia.

Ha qualcosa da insegnarci l’Antologia? Ci dice qualcosa? E se si, cosa? Che la vita non va sprecata, anzitutto, va bene, questo si, senz’altro. Perché se la sprechiamo, poi, ci troveremo un giorno a far parlare di noi come quelli che avrebbero potuto ma non hanno fatto.

Ma ci dice, secondo me, anche altro: che la vita è bella proprio perché insignificante. Cosa che non è per niente paradossale, al contrario, è una frase dritta dritta sulla quale costruire il nostro futuro.

Nell’Antologia si sono persone morte da bambini, che quindi non hanno potuto dare alcun contributo, non hanno nemmeno avuto il tempo di peccare per crescere, per imparare. Sono morti troppo presto, eppure ci parlano e hanno qualcosa da dirce. E ci parlano allo stesso modo con cui ci parlano i grandi, i medici del paese o coloro che hanno passato la vita sulle “sudate” carte, per usare un'espressione leopardiana.

Tutti sono morti e tutti sono lì a ricordarci di aver vissuto invano. Per lo meno questo è il messaggio che io scorgo a livello superficiale, il primo che viene alla mente leggendo queste semplici poesie. Ma se guardiamo in profondo, invece, vediamo in controluce un altro messaggio, forse ben più importante. Che però si legge solo se ci prendiamo la briga di aprire la bottiglia del naufrago: la vita è bella perché è vita. La vita è bella non perché uno parla in un determinato modo o perché sta facendo carriera. Non perché sta avendo successo o perché è diventato ricco.

Lasciatemi scrivere una serie di banalità che forse farà cadere le braccia a molti: la vita è bella perché ci sono i fiori e i sorrisi, le albe e i tramonti. Ho scritto appositamente le quattro cose più banali e sciocche che mi sono venute in mente.

Queste cose sono comuni a tutti e a tutti, prima o poi, capita di lasciarcele sfuggire perché troppo presi da altro. Sul perché facciamo così ci sono manuali interi di sociologia e psicologia che manco ho letto.

Prima o poi capita a tutti di perdere il senso, il contatto con la realtà "vera", tanto che se qualcuno ce lo ricorda, parlando in modo semplice e chiaro di fiori, farfalle, albe e tramonti ci vien da ridere. Uno ride quando è in difficoltà. Se qualcuno ti tocca un nervo, ridi per non piangere.

Quanti rimpianti hanno tutti gli eroi semplici, che sono lì sulla collina, che è forse la stessa collina che Dante vede nel canto I dell’Inferno, la stessa che dobbiamo salire tutti quanti se vogliamo vedere le cose con più chiarezza.

La chiarezza, la bellezza, la goduria della vita, sta nelle cose semplici. Questo, per me, ci dice l’Antologia. E solo questo. E ce lo dice in un modo talmente chiaro che qualcuno legge l’Antologia come una serie di parole ingenue, proprio come se qualcuno gli stesse dicendo che la vita deve essere vissuta per i fiori e per i tramonti, come ho fatto io facendomi sorridere dietro.

Dobbiamo recuperare il piccolo, smettendola di essere o apparire troppo profondi, suscettibili e distanti dagli altri, come se fossimo presi ogni giorno da qualche malattia che ci fa morire da vivi.


Grande Ziggy, notevole recensione, me l'ero persa.....:HIPP
 
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