Possibili spoiler
Questo film mi ha lasciato addosso sensazioni molteplici e molto diverse tra loro. Tralascio la lentezza di cui ho già parlato, vedo che non sono la sola a pensarla così
Da un lato apprezzo molto il fatto che sia stato girato un film su questo argomento e che siano state sottolineate le assurdità e i pregiudizi come il comportamento e le diagnosi dei medici. Pregiudizi da cui, a tutt'oggi, non si è del tutto guariti. Dall'altro, "sento" che quest'occasione si sarebbe potuta sfruttare meglio, ovviamente "sento", non "so", non essendo un regista né un esperto in materia.
La cosa più bella e più reale, secondo me, è la rappresentazione del rapporto tra Einar/Lili e Gerda: Lui è già diventato, in cuor suo, Lei, perciò non può più essere il marito che é stato fino a quel momento; però non può fare a meno di sua moglie, vive con lei anche dopo l'intervento, la vuole, la cerca sempre, soprattutto nei momenti peggiori, in un crescente egoismo ed egocentrismo (senz'altro legato alle difficoltà della sua situazione ma per me, comunque, fastidioso) che non gli permette di preoccuparsi dello stato d'animo altrui e che lo porta continuamente a ripeterle, senza il minimo scrupolo e con crudezza, che "Einar è morto".
Lei soffre come una dannata, ma capisce; è ammirevole, devota come mai, credo, nessun'altra, non negli anni '20 ma neanche negli anni '10 del Duemila, potrebbe essere. Veramente un bel personaggio.
Al contrario, non ho trovato molto credibile il punto centrale del film: la storia di Einar/Lili, della scoperta della sua vera identità, avvenuta così velocemente e senza che gli/le venisse mai più il minimo dubbio, la minima insicurezza, senza che la sua mente oscillasse e si confondesse nemmeno per un attimo. Mi è sembrato tutto molto semplificato.
Ho avuto la sensazione di una regia un po' pretenziosa, troppo attenta all'estetica e alla forma.
Un bel film a modo suo, ma non mi ha davvero soddisfatto o colpito, considerando l'argomento.