Potrà sembrare incredibile, ma è il primo romanzo di King che leggo, e il primo che lui pubblica, nel 1974 (l'ho scelto per questo).
Iniziato ieri, finito oggi: si srotola spedito come un sasso liscio in discesa
Mi è piaciuto moltissimo com'è scritto: la storia è interessante, ma forse neanche troppo, è lo stile, la costruzione, che, secondo me, fa tutta la differenza. Non che sia impeccabile, ci sono alcuni punti sui quali avrei preferito qualche spiegazione in più, come ad esempio Tommy (non specifico cosa, per evitare spoiler); e la descrizione "scientifica" del gene della telecinesi presenta delle incoerenze concettuali.
Senza stare a spaccare in quattro il capello, il grande pregio è senza dubbio che, quando apri il libro, sei catapultato in un mondo dove succedono cose. Non vedi più il libro, non vedi lo scrittore, vedi solo la storia: sono i libri che preferisco.
Non mi piacciono le scritture troppo manieristiche, o troppo liriche, dove lo scrittore, più che raccontare la storia, sembra voler mostrare quanto è bravo. Invece qui, come ho detto, lo scrittore scompare; ma poi ci sono alcune frasi molto evocative o poetiche lo stesso, che se non ci stai attento ti passano inosservate, ma, se ci stai attento, pensi "wow". (Volevo metterne una ma ora non riesco a ritrovarla, se la trovo la metto).
Voto 4/5
P.S. Non era precisamente quella che cercavo, ma questa descrizione del murale "Primavera a Venezia" mi sembra stupenda:
"Sotto i riflettori arancione, il murale aveva preso una luminosità più soffusa. il gondoliere stava appoggiato con eterna indolenza sul suo remo, il tramonto avvampava intorno a lui, e gli edifici cospiravano tra loro sopra i canali."
oppure questa:
"Sue annuì e alzò la mano in risposta, anche se l'avversione le saliva su per la gola come un serpente di carta."