Apro per la felicità delle quattro irriducibili ricercatrici del tempo perduto il 3d in attesa della lettura di La prigioniera, quinto volume della Recherche. Qui possiamo ingannare l'attesa trepidante e la paura che ci coglie sempre alla vigilia della lettura di uno dei tomi della serie.
Questo uno dei tanti commenti di quarta di copertina di una delle tante edizioni pubblicate in Italia.
La Prigioniera costituisce per Proust la sfida di riuscire a fare qualcosa con niente. Per niente? Albertine è reclusa, imprigionata nello spazio limitato del narratore: è ora tutta sua, ed egli è veramente padrone, ma “più padrone, vale a dire più schiavo”. Nello spazio limitato di un appartamento, però, si espande un mondo smisurato: la musica, con la frase di Vinteuil e la perversione della figlia di Vinteuil, Wagner, Fortuny e le sue stoffe, Bergotte e il suo isolamento, la letteratura, i tranquilli pomeriggi di strazio con Albertine. C’è tempo qui anche per osservare il crollo finale del Barone di Charlus, il personaggio che è il filo conduttore delle idealizzazioni del narratore. Tutto porta alla conclusione stupefacente e ovvia assieme: Albertine se ne va. Da leggersi come uno straordinario paradigma di ogni rapporto d’amore, dell’incanto, dell’invadenza e del soffocamento che l’amore e la convivenza contengono.
Questo uno dei tanti commenti di quarta di copertina di una delle tante edizioni pubblicate in Italia.
La Prigioniera costituisce per Proust la sfida di riuscire a fare qualcosa con niente. Per niente? Albertine è reclusa, imprigionata nello spazio limitato del narratore: è ora tutta sua, ed egli è veramente padrone, ma “più padrone, vale a dire più schiavo”. Nello spazio limitato di un appartamento, però, si espande un mondo smisurato: la musica, con la frase di Vinteuil e la perversione della figlia di Vinteuil, Wagner, Fortuny e le sue stoffe, Bergotte e il suo isolamento, la letteratura, i tranquilli pomeriggi di strazio con Albertine. C’è tempo qui anche per osservare il crollo finale del Barone di Charlus, il personaggio che è il filo conduttore delle idealizzazioni del narratore. Tutto porta alla conclusione stupefacente e ovvia assieme: Albertine se ne va. Da leggersi come uno straordinario paradigma di ogni rapporto d’amore, dell’incanto, dell’invadenza e del soffocamento che l’amore e la convivenza contengono.
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