Mi piace molto questa poesia, e mi ricorda un po' la poesia di Bertolt Brecht, Ricordo di Marie A. (Tu chiedi che ne è di quell’amore? Questo ti dico: più non lo ricordo).
Credo che il poeta trovi conforto nel dolore presente dovuto all'assenza dell'amata, al pensiero che in futuro questo dolore sarà attenuato. Il tempo aiuta, è innegabile. La vita va avanti, e l'amato ricordo non sarà più presente non solo nella quotidianità, ma neppure nei sogni. E alla fine non sarà più neppure un ricordo, ma solo un pensiero vago. Il pensiero che l'oblio dovuto al tempo che passa possa attenuare il dolore fino a farlo scomparire è per lui una consolazione.
Leggendo la biografia di Cortazar, mi sono fatta l'idea che questa poesia potrebbe riferirsi a Edith Aron, da lui conosciuta durante la prima traversata per Parigi, nel 1950. Edith, ebrea tedesca, qualifica l'amore di inizio anni cinquanta tra lei e Cortázar come “puro”, rifiuta l'invito dello scrittore argentino a trasferirsi a casa sua – «ho preferito dedicarmi allo studio». Cortazar vive con Aurora Bernárdez, che sarà la prima delle sue tre mogli, e il rapporto con Edith si interrompe.