Siamo arrivati alla mia proposta, Stanza a New York di Edward Hopper...appena posso scriverò la mia "storia", voi iniziate pure a commentare...
Ok, Jeff, adesso sei finalmente a casa. C'era da impazzire in quell'ospedale, ma d'altra parte la frattura alla gamba era brutta.
Nei hai passate anche di peggio.
Inizia anche a farmi fastidio il gesso. Come se le giornate di convalescenza non si preannunciassero già tediose.
Per fortuna dall'incidente si è salvata la macchina fotografica nuova ... dove l'ha messa l'infermiera ?
Stella. Ha una parlantina irrefrenabile quella donna.
Ah eccola, sul quel tavolino. Ma cosa me ne faccio adesso?
Nature morte?
Io ho sempre dovuto inseguire le mie "prede". Fossero soldati durante uno sbarco, animali in un safari, gente impegnata
a correre dietro alla propria vita in strada. E adesso, sono confinato con questo trabiccolo di sedia a rotelle, nel mio appartamento.
E il mondo si è ristretto al cortile del palazzo.
Uhm.. però si vede abbastanza bene dentro gli appartamenti di fronte. Non ci avevo fatto caso. In fondo in questa casa ci vivo poco.
Sembrano dei piccoli palcoscenici.
Si è appena accesa una luce al piano di fronte.
Un uomo e una donna entrano. Lui si siede accanto al tavolo al centro della stanza e apre un giornale. Ma non sembra leggere davvero.
Lei rimane sulla porta e lo guarda a lungo. E' pallida: sembra quasi malata. Poi si siede dall'altra parte del tavolo accanto a un pianoforte.
Ha l'aria sconsolata. Sembra esserci tensione.
Ma cosa faccio, il guardone!?
Non sono cose che mi interessino e poi da un momento all'altra dovrebbe arrivare Lisa.
Adesso si è accesa una luce due piani più in alto. E' l'appartamento del pianista. Chissà se ci regalerà qualche sua improvvisazione.
L'ho sentito suonare qualche volta, è bravo.
La coppia è rimasta nella stessa posizione. Sembrano pietrificati...
Qualcuno apre la porta.
E' Lisa!
Questa ragazza mi toglie il fiato ogni volta che la guardo...