Dickens è forse il primo ad aprire il sipario sulla condizione dei bambini di estrazione proletaria che vivono nell’ambiente urbano della prima rivoluzione industriale. Denuncia l’umiliante condizione dei carcerati e le contraddizioni del sistema scolastico dell’epoca. Racconta, con finta leggerezza, il proliferare della delinquenza nei quartieri periferici della grande città e il processo di corruzione in cui sono inseriti innocenti, soprattutto bambini e giovani donne, se ignorati dagli strati “alti” della popolazione e privati dell’istruzione, che li condurrebbe a diventare validi membri di quella società che prima li esclude, poi li disprezza. Dickens sferza il perbenismo e denuncia l’origine truffaldina di tanta stimata ricchezza della classe media.
Lo stile buonista, a volte zuccheroso, gli consente di vendere molto (i debiti erano sempre in agguato) ma soprattutto di raggiungere fasce incredibilmente ampie della popolazione. La sua prosa “semplice” mette a fuoco problemi e disagi e contribuisce a formare una nuova consapevolezza nelle plebi urbane. E mi pare non sia poco :wink:
Bou, non sentirti in colpa:wink:, parlare del caro vecchio Charles è sempre un piacere
Qweedy, per una sostenitrice dei diritti umani come te conoscere questo “iniziatore” dovrebbe essere interessante. Ma dovresti leggere i romanzi, non i racconti di fantasmi :wink: