Monica
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Un film intriso di grande malinconia “Judy”, il film diretto da Rupert Goold che racconta l’ultimo periodo della vita della grande attrice e cantante Judy Garland, sul finire di una carriera sfolgorante iniziata giovanissima con la Dorothy del “Mago di Oz”. Un mix di fama e successo, fra Oscar e Golden Globe, e poi la battaglia con il suo management, i rapporti con i musicisti, i fan, i suoi amori tormentati e il dramma familiare che la spinse a fare i bagagli e a trasferirsi a Londra, dove in quegli anni regalò alcune delle performance più iconiche della sua carriera. Il film si pone sin dall’inizio come un onesto biopic perfettamente inserito sulla scia di titoli dello stesso genere sfornati negli ultimi anni, dagli esaltanti “A Star Is Born”, “Bohemian Rapsody” e “Rocketman” al più crepuscolare “Stanlio&Ollio”. Anche “Judy” mette in scena le storture delle show-business, il Moloch che si mangia i talenti, li spreme fino all’inverosimile tentando di “normalizzarli” fino a che li caccia via quando non servono più......
Goold parte da questo punto per tracciare la parabola di una grande diva in declino in un mondo dello spettacolo in esorabile cambiamento e in cui le umane debolezze della “Judy” donna e artista fanno il paio con un mondo che lei (ricambiata) fa sempre più fatica a sentire proprio. E’ chiaro che in un film del genere a contare innanzitutto è la prova dell’attrice protagonista, una stropicciata Renée Zellweger che molto ha lavorato sulla mimesi con il personaggio, mentre purtroppo restano poco approfonditi i personaggi di contorno, come il quadro generale dell’epoca, che deve molto a una ricostruzione attenta, ma appare poco viscerale. A salvare però il film è il finale, che pur essendo volutamente a effetto, resta davvero molto sincero.
PS per me un film assolutamente da vedere,che riserverà un meritato Oscar a questa brava attrice
Goold parte da questo punto per tracciare la parabola di una grande diva in declino in un mondo dello spettacolo in esorabile cambiamento e in cui le umane debolezze della “Judy” donna e artista fanno il paio con un mondo che lei (ricambiata) fa sempre più fatica a sentire proprio. E’ chiaro che in un film del genere a contare innanzitutto è la prova dell’attrice protagonista, una stropicciata Renée Zellweger che molto ha lavorato sulla mimesi con il personaggio, mentre purtroppo restano poco approfonditi i personaggi di contorno, come il quadro generale dell’epoca, che deve molto a una ricostruzione attenta, ma appare poco viscerale. A salvare però il film è il finale, che pur essendo volutamente a effetto, resta davvero molto sincero.
PS per me un film assolutamente da vedere,che riserverà un meritato Oscar a questa brava attrice
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