Ho finito anche la seconda parte, sorvolando però qualche pagina troppo militare...
Non posso non condividere con voi questi passi :
E proprio in questo periodo provò quel senso di tranquillità, di intima soddisfazione, a cui prima aveva vanamente aspirato. Nella sua vita aveva cercato a lungo, per strade sempre diverse, quell'armonia, quell'accordo con se stesso, che con tanto stupore aveva scoperto nei soldati durante la battaglia di Borodino; l'aveva cercato nella filantropia, nella massoneria, nella superficialità della vita mondana, nel vino, in un eroico atto di abnegazione, nell'amore mantico per Nataša; l'aveva cercato nel campo del pensiero, ma ogni ricerca, ogni tentativo, l'aveva immancabilmente deluso. Ed ecco che, quando meno ci pensava, aveva trovato la tranquillità, l'armonia con se stesso: le aveva trovate attraverso l'orrore della morte, attraverso le privazioni e quanto aveva imparato da Karataev.
Adesso gli sembravano incomprensibili, e persino ridicoli, la sua intenzione di uccidere Napoleone e i suoi calcoli sulla cifra cabalistica e sulla belva dell'Apocalisse. Il suo rancore verso la moglie, la preoccupazione che il suo nome venisse disonorato, ormai non gli sembravano solo insignificanti, ma persino divertenti.
La libertà di scegliere le proprie occupazioni, ossia il proprio modo di vita, apparivano a Pierre, adesso, come l'indubbia suprema felicità dell'uomo. Soltanto adesso, in quel luogo, Pierre aveva pienamente apprezzato, per la prima volta, il piacere di mangiare quando aveva voglia di mangiare, di bere quando aveva voglia di bere, di dormire quando aveva voglia di dormire, di stare al caldo quando aveva freddo, di conversare con qualcuno quando aveva voglia di parlare e di ascoltare una voce umana. Il soddisfacimento dei bisogni cibo buono, pulizia, libertà sembrava a Pierre, adesso che era privo di tutto questo, un'as- soluta felicità, e scegliere le sue occupazioni, ossia il suo modo di vivere, adesso che tale scelta era così limitata, gli sembrava tanto facile da fargli dimenticare che l'eccesso delle comodità della vita distrugge ogni felicità connessa al soddisfacimento dei bisogni, e che la massima libertà di scelta delle occupazioni, quella libertà che nella vita gli era venuta dall'istruzione, dalla ricchezza, dalla posizione sociale, è proprio ciò che rende la scelta delle occupazioni cosi insolubilmente difficile e finisce col distruggere il bisogno e la possibilità stessa di trovare un'occupazione.