Il capitoletto sulla borgata abbandonata è piaciuto molto anche a me.
Ma davvero mi sta piacendo tutto.
Sono al XIV capitolo e ogni volta mi sorprende la poeticità con cui Boll riesce a descrivere gli aspetti anche più dolorosi di questo Paese. Il tutto utilizzando una prosa linerare e semplice senza indulgere in poeticismi svolazzanti e intervallato con sprazzi ironici sempre delicati.
Per esempio, il capitolo L'indiano morto in Duke Street è divertentissimo e ci fa capire uno degli aspetti tipici della cultura Irlandese, il racconto di paese, che affonda le sue radici nei racconti di famiglia e nella fantasia, a tal punto che non si sa mai se quello che viene detto è vero o no. Ma di sicuro si sa da dove inizia e dove arriva: a considerazioni sul tempo e soprattutto sulla Domanda prima di ogni Irlandese, che non è: "pioverà", ma "quando e quanto pioverà", perchè di sicuro pioverà.
Bellissimo anche il capitolo I piedi più belli del mondo, nel quale la notte insonne della moglie del dottore, che inganna l'attesa del suo rientro dopo la nascita del figlio di Mary McNamara, è l'occasione per Boll di condensare tanti tratti tipici degli Irlandesi attraverso la lettura distratta del giornale.
Così gli annunci mortuari, sottolineati dal "Buon Gesù abbi pietà di lei, di lui", si alternano a quelli di matrimonio o di oggetti smarriti, e alla descrizione della natura selvaggia del luogo e della vita famiglia McNamara. Le vicende locali fanno da contrappunto alle vicende generali del quotidiano, tratteggiando magistralmente l'intero Paese in tutti i suoi aspetti, geografici, religiosi, economici, culturali.
Che dire Bouvard? Penso che sia chiaro il mio entusiasmo per questa lettura!!!
Tu sei mai stata in Irlanda?
Francesca