Cagnati, Inès - Génie la matta

estersable88

dreamer member
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Questo romanzo è la storia dell’amore, lancinante e assoluto, di una figlia, Marie, nata da uno stupro, per la madre, Eugénie detta Génie, che, ripudiata dalla famiglia e respinta dalla comunità dopo che ha generato una bastarda, si è murata nel silenzio e nella lontananza. Una madre che sa dirle soltanto: «Non starmi sempre tra i piedi», che raramente la abbraccia; una che tutti, in paese, bollano come matta e sfruttano facendola lavorare nei campi e nelle fattorie in cambio di un po’ di frutta, di un pezzo di carne. Ma l’amore di Marie è impavido, indefettibile – va oltre il tempo. Con una scrittura di assoluto nitore, laconica e bruciante, a tratti intensamente lirica, Cagnati ci racconta una vicenda in cui, sullo sfondo di una terra aspra e inclemente, si intrecciano brutalità e tenerezza, strazio e rancore, lutto e incantamento, riuscendo a raggiungere un’essenzialità trasognata che sembra dissolvere la tragicità degli eventi.

Si chiama Eugénie, proviene dalla miglior famiglia del paese, in vista, rispettata ed altolocata, ma nessuno la chiama con il suo nome, né con appellativi rispettosi come Signora o signorina… tutti la chiamano solo Génie o Génie la matta. A raccontarci la sua storia e la sua vita è Marie, sua figlia, quella che tutti chiamano Marie la bastarda. Questa ragazzina schiva, solitaria che sta sempre appresso a sua madre anche quando lei la scaccia bruscamente, è nata da una violenza, da uno stupro. Non sa chi sia suo padre ed ha sempre vissuto sola, in una casupola diroccata sotto i salici, nell'estrema periferia isolata dove vanno solo le bestie, con lei, Génie, quella madre che ama oltre ogni dire. È proprio Marie a raccontarci la storia di una madre che non era affatto matta, che lavorava più di un uomo nei campi e nelle fattorie senza alcun salario se non gli avanzi delle tavole dei ricchi. Génie ha sofferto in silenzio, portando il dolore della solitudine come una cintura di forza, il rifiuto della società come un'armatura per resistere, l'amore taciturno per quella figlia nata dal suo primo no come una fiammella di luce nel buio della sera. La brusca, schiva, infaticabile Génie ha il coraggio di far fronte alle decisioni, di lottare perché sua figlia abbia un'istruzione, una possibilità, di credere infine che anche per lei ci sia una seconda chance. Il suo coraggio è enorme dinanzi alla pochezza della società, dei moralisti e benpensanti che, incapaci di guardare con benevolenza a chi non sottosta alle loro regole, quando rialza la testa tentano ogni modo per schiacciarla di nuovo nel fango e nella disperazione.
Pubblicato nel 1976 in Francia e proposto per la prima volta nel 2022 da Adelphi per la traduzione di Ena Marchi, Génie la matta di Inès Cagnati è un romanzo meraviglioso, un piccolo gioiello letterario che ci porta indietro in un'epoca non lontana dalla nostra e in una società rurale, chiusa ed ipocrita nella quale non ci sarà difficile ritrovare esempi conosciuti. La scrittura, poi, merita una menzione a parte: asciutta, essenziale eppure a tratti poetica e straziante, è parte stessa della storia. La voce di Marie che racconta con la stessa placida forza solitudini e sogni non può lasciare indifferenti. Lettura davvero valida, consigliata a tutti.
 

qweedy

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“Il matto è colui che ci rassicura su noi stessi. L'altro è matto perché noi siamo normali, e affinché noi possiamo esserlo. Ne è il garante”.

Davvero un piccolo gioiello, però doloroso. Inés Cagnati racconta con uno stile essenziale una vicenda tragica, di miseria materiale e morale. Mi è piaciuto molto, anche se è piuttosto straziante l'accanimento della vita sulle protagoniste, come se davvero non ci fosse mai nessuna speranza.

Mi hanno colpito le ripetizioni, i tanti refrain disseminati tra le pagine, quasi a voler sottolineare i concetti ("I suoi occhi avevano assunto il colore delle lacrime. Diceva: «Non ho avuto niente, io.» Io dicevo: «Hai me.» Ma lei continuava a piangere.")

La natura in cui la storia si svolge è spesso per Marie l'unico sollievo.

C’è l’eco della vita di Inés Cagnati in questo breve romanzo (meno di 200 pagine): figlia di immigrati italiani arrivati in Francia nella speranza di trovare lavoro e una vita migliore, la scrittrice nasce nel 1937 a Monclar, piccolo comune del sud-ovest francese. Nella casa di campagna in cui vive con i genitori (da cui derivano le sue esperte descrizioni della vita rurale) si parla italiano e raramente si frequentano persone francesi.
La differenza linguistica e la povertà in cui vive la sua famiglia rendono difficile un’integrazione immediata con il contesto che la circonda.
“L’infanzia è un’età infelice, davvero infelice”, forse unicamente perché l’ho vissuta male io”.
 
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MonicaSo

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Ancora una volta, in questo libro straziante, si racconta come la colpa di un uomo (per due volte stupratore) ricada interamente sulla donna, la vittima. Génie non è matta, porta dentro di sé un dolore enorme... la sua famiglia e un'intera comunità la tengono lontana, la sfruttano all'inverosimile e lei non ha parole neanche per consolare la sua bambina, vittima come lei insieme a lei.
Non c'è mai fine alla sofferenza in questa storia... non vorresti andare avanti per timore di scoprirne ancora...
E quando alla fine Génie troverà il modo (inevitabile) di non soffrire, più tutti diranno: "Mica per niente la chiamavamo Génie la matta"
 
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