Pathurnia
Capafresca
Preambolo.
Perché ascoltare un audiolibro?
La risposta non è semplice. Potrei dire, come facevo fino a qualche tempo fa, che è per ottimizzare i tempi, magari perché un audiolibro mi aiuta a sbrigare lavori che altrimenti non farei mai come ad esempio conservare i bucati.
Sì ho detto proprio i bucati, ossia la montagna sacra (più che sacra esecrata, direi) di federe lenzuola calze tovaglie camicie mutande eccetera, che svetta per settimane sul divano nella famigerata Stanza dei Bucati. Stanza profumata di lavanda e di noia, stanza evitata e temuta dove aleggia dall'inizio dei tempi il monito "Non rimandare mai a domani quel che puoi rimandare a dopodomani".
Solo ascoltando un audiolibro riesco più o meno una volta al mese a tuffarmi nell'atroce bisogna, ma c'è un preciso rituale da compiere. Sistemare il computer, collegare le casse affinché la voce del narratore mi segua nel mio andirivieni tra stanze e cassetti, trovare il romanzo adatto al mio stato d'animo del momento, scegliere la voce più piacevole, magari leggere prima una recensione.
Ma non c'è solo il criterio utilitaristico di sconfiggere il tedio di un compito monotono.
C'è il fascino di un raccontare immersivo, c'è il doppio binario del testo letterale accompagnato dall'interpretazione dell'attore che legge, se vogliamo c'è meno libertà per chi ascolta (rispetto a quando si legge) ma c'è un lasciarsi prendere e guidare e avvolgere... sono due cose diverse, via.
L'altro giorno avevo molto da fare e c'era un autore che "mi chiamava". Ho scelto di ascoltare "La pista di Ghiaccio" di Roberto Bolaño, nella traduzione di Ilide Carmignani, letto da Fabrizio Gifuni, Fausto Paravidino e Tommaso Ragno.
(continua)
Perché ascoltare un audiolibro?
La risposta non è semplice. Potrei dire, come facevo fino a qualche tempo fa, che è per ottimizzare i tempi, magari perché un audiolibro mi aiuta a sbrigare lavori che altrimenti non farei mai come ad esempio conservare i bucati.
Sì ho detto proprio i bucati, ossia la montagna sacra (più che sacra esecrata, direi) di federe lenzuola calze tovaglie camicie mutande eccetera, che svetta per settimane sul divano nella famigerata Stanza dei Bucati. Stanza profumata di lavanda e di noia, stanza evitata e temuta dove aleggia dall'inizio dei tempi il monito "Non rimandare mai a domani quel che puoi rimandare a dopodomani".
Solo ascoltando un audiolibro riesco più o meno una volta al mese a tuffarmi nell'atroce bisogna, ma c'è un preciso rituale da compiere. Sistemare il computer, collegare le casse affinché la voce del narratore mi segua nel mio andirivieni tra stanze e cassetti, trovare il romanzo adatto al mio stato d'animo del momento, scegliere la voce più piacevole, magari leggere prima una recensione.
Ma non c'è solo il criterio utilitaristico di sconfiggere il tedio di un compito monotono.
C'è il fascino di un raccontare immersivo, c'è il doppio binario del testo letterale accompagnato dall'interpretazione dell'attore che legge, se vogliamo c'è meno libertà per chi ascolta (rispetto a quando si legge) ma c'è un lasciarsi prendere e guidare e avvolgere... sono due cose diverse, via.
L'altro giorno avevo molto da fare e c'era un autore che "mi chiamava". Ho scelto di ascoltare "La pista di Ghiaccio" di Roberto Bolaño, nella traduzione di Ilide Carmignani, letto da Fabrizio Gifuni, Fausto Paravidino e Tommaso Ragno.
(continua)
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