SPOILER
In questo film, secondo me, la forza di una trama ben costruita e delle scene ad effetto (talvolta un po' troppo?) tipiche di certi film statunitensi (è Spielberg!) si sposa bene con una profondità forse non immediatamente percepibile, ma presente. La scena in cui Sammy rivede il filmino della vacanza (scena che si svolge in totale silenzio e solitudine), le espressioni del suo volto che cambiano di continuo, il modo di riavvolgere la cassetta e di soffermarsi sulle immagini che testimoniano indiscutibilmente ciò che sta succedendo a sua madre, in pochi minuti sottolinea in maniera potente la forza del cinema e delle immagini, confermando la vocazione registica del protagonista e allo stesso tempo cambiando definitivamente la sua vita interiore e la sua percezione del mondo. Il momento in cui il futuro regista coglie l'imperfezione, l'umanità, in un certo senso, della persona a lui più vicina, la madre, quel momento che gli cambia la prospettiva per sempre avviene grazie o a causa della sua passione per i film.
Scene di questo tipo scuotono, per lo meno per quanto mi riguarda, così come altre che non sto a elencare.
Certo, ci sono vari stereotipi: la madre vivace e passionale, il padre che invece è l'opposto, lo zio che salta fuori dal nulla e si fa vedere giusto per qualche ora, durante le quali dà a Sammy una bella lezione di vita (io gli avrei dedicato più spazio), i bulli californiani belli e biondi che in fondo, ma sì, sono esseri umani anche loro. Però, in fondo, trovo che spesso anche i personaggi meno presenti (come la sorella più matura, quella con gli occhiali) siano stati ben caratterizzati in poche scene e, in sostanza, ho trovato il film bello, coinvolgente e incisivo.