CXXI GdL - Psicopompo di Amélie Nothomb

Spilla

Well-known member
Buonasera a rutti. Non ho letto la maggior parte dei vostri commenti, per evitare eventuali spoiler, anche se mi sembra di capire che non ci sia molto da spoilerare...
Ormai sono a tre quarti di libro, perciò posso lanciarmi in qualche commento. Innanzi tutto vi piacerà sapere che sono una voce fuori dal coro: a me il libro sta piacendo, proprio perché non è un romanzo ma una specie i confessione autobiografica. Forse sono un po' stanca di narrativa. Questo libro dice, e anche molto bene, sensazioni e percorsi di vita che in fondo abbiamo vissuto tutti. Anche se le vicende esteriori (per fortuna!) sono del tutto diverse, mi ritrovo nelle espressioni di meraviglia, nelle passioni ineffabili, nella ricerca di perfezione che ha caratterizzato l'adolescenza di Amèlie (e la mia). Mi sono chiesta cosa abbia rappresentato, per me, lo psicopompo e... beh! sono banale, ma di sicuro sono stati i libri ;)
 

francesca

Well-known member
Finito anch'io.
L'ho trovato diverso dai libri della Nothomb letti finora, ma anche questo spiazzante anche se in modo diverso.
In alcuni casi mi sono ritrovata a pensare: "sì, va beh, chiaro, è un'autobiografia romanzata", ma poi per l'idea che mi sono fatta di lei nel leggere i suoi altri libri, alla fine ci sta che invece sia tutto vero. Mi sono un po' persa nella parte in cui narra la sua lenta risalita dall'abisso dell'anoressia, tutta quella metafora del cavallo di troia, dei greci ecc...
Però capisco che non sia facile raccontare un percorso del genere, e ho apprezzato la sua tenacia nel raccontarlo attraverso queste immagini epiche anche se non le ho trovate particolarmente coinvolgenti e capaci di generare empatia. Ma non credo che la nostra Amelie avesse questo scopo, penso avesse proprio bisogno di trovare un suo modo personale e intimo per ripercorrere quel periodo e dargli un senso.
Ho in mente tante altre riflessioni, un po' alla rinfusa, piano piano ci tornerò sopra.
Intanto però, riprendo la frase che ha colpito anche Minerva:
Quando ci si sente incapaci di un pensiero degno di tale nome, resta l'osservazione: questo mi ha insegnato l'amore per gli uccelli.
Aveva colpito anche me, perchè anche per me l'osservazione è un'ancora di salvezza, specie nei momenti in cui non c'è niente che davvero sembri interessante da notare e tutto sembra una noia mortale. Perchè se davvero ci si aggrappa all'osservazione, ci si rende conto che c'è sempre qualche novità in agguato per noi.
 

francesca

Well-known member
Una cosa è certa: ho sempre notato il canto degli uccelli, specie al mattino presto quando mi sveglio e in casa tutti dormono ancora, ma dopo la lettura di questo libro, di sicuro, l'ascolto con un'attenzione più profonda.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Nel mio giardino sono quasi spariti. Oppure hanno cambiato orario. Da qualche giorno ne sento e vedo pochissimi.
 

francesca

Well-known member
Ripensando a questa lettura, mi ha sorpreso una strana coincidenza: prima di Psicopompo ho letto Rubare la notte di Romana Petri, un'autobiografia romanzata dello scrittore de Saint-Euxpery: c'entra molto il "volare" anche in questo altro libro.
E' particolare come entrambi questi scrittori siano ossessionati dal desiderio di volare, anche se in modo diverso: la Nothobomb ha un'immedesimazione quasi paranoica con gli uccelli, Saint-Euxpery è altrettanto ossessionato dagli aerei e da tutti gli aspetti meccanici correlati. Entrambi risolvono, sfogano, completano, trasformano questa ossessione con la scrittura.
Saint-Euxpery arriva a scrivere volando (nel vero senso della parola, racconta che a volte scriveva mentre era in volo), la Nothomb prova la sensazione di volare mentre scrive.
Strana coincidenza questa, mi ha colpito.
 
Alto