Lisistrata
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Dante "contro" Shakespeare? è un confronto che non sta in piedi da nessuna parte
come paragonare Eco a Riddley Scott
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Dante "contro" Shakespeare? è un confronto che non sta in piedi da nessuna parte
come paragonare Eco a Riddley Scott
Di parere diverso dal tuo, Lisistrata, sembra essere Harold Bloom, critico letterario con cattedre sia nell'Università di Yale che in quella di New York, autore di numerosi libri di critica letteraria piuttosto famosi, alcuni tradotti in Italiano (Il Grande Codice, Einaudi 1995; Il Canone Occidentale, Bompiani 1996; Come si legge un libro, Rizzoli, 2001; Il Genio, Rizzoli 2002), Copio qui una sua frase:
"Non si può discutere il genio nella storia del mondo senza imperniare la discussione su Dante, perché fra i geni dell'espressione verbale solo in Shakespeare vi è maggiore ricchezza" (Il Genio, pagina 127)
Ora, Bloom avrà magari torto, forse la maggiore ricchezza verbale e concettuale è in Dante (io non sono un esperto, non posso esprimere un parere qualificato), ma di certo il confronto fra i due giganti sta in piedi eccome, nell'opinione dei massimi critici letterari di oggi e del passato.
Non è neanche lo stesso campo da gioco cazzo. [...] non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato, e non è nemmeno lo stesso sport.
Ho suddiviso la discussione perchè molto interessante e da "sviluppare"...
"Non si può discutere il genio nella storia del mondo senza imperniare la discussione su Dante, perché fra i geni dell'espressione verbale solo in Shakespeare vi è maggiore ricchezza" (Il Genio, pagina 127)
ma il fatto che abbia detto che per apprezzare il William occorre aver letto il Dante
dante 1266-1321
william -1564-1616
e già qui viene da ridere, più di due secoli di differenza, come paragonare i Nirvana a Mozart (che per l'epoca era pressochè un rockettaro)
dante: autore "di corte", esiliato colto che scrive per signori e signorotti (in particolare gli Scala) e recita i suoi versi ad una corte attenta che se non capisce se lo fa spiegare da dotti e maestri
william: uno scrittorucolo teatrale (non scrive POEMI, scrive SCENEGGIATURE) che deve rispondere ad un pubblico di nobili forse, ma specie di popolani e nascente borghesia elisabettiana
dante si arrabatta su una lingua nuova che prima di lui aveva usato Guido Cavalcanti e Lapo Gianni e che alla fine capivano solo in Toscana
william parte da basi un tantino più solide, tipo Marlowe, ma d'altronde siamo già in epoca ben post-rinascimentale, post-riforma e controriforma
Ho suddiviso la discussione perchè molto interessante e da "sviluppare"...
"Non si può discutere il genio nella storia del mondo senza imperniare la discussione su Dante, perché fra i geni dell'espressione verbale solo in Shakespeare vi è maggiore ricchezza" (Il Genio, pagina 127)
Pur avendo alcuni suoi libri in casa, non ho mai letto niente di Bloom. Però, partendo dal sospetto che lui consideri Shakespeare superiore a Dante dal punto di vista espressivo per il semplice fatto di essere di madrelingua inglese, mi sono permessa di fare una piccola ricerca sul suo conto.
Ha iniziato occupandosi dei romantici inglesi che, come hanno insegnato anche a noi liceali, "idolatravano" Shakespeare. Sulle 38 opere teatrali del genio di Stratford, Bloom ha poi pubblicato un libro in cui le analizzava fin nei minimi dettagli.
Le sue origini ebraiche (da bambino ha imparato prima l'yiddish dell'inglese) lo hanno poi spinto ad interessarsi alla cultura ebraica e alla Kabbalah. Fatta eccezione per uno studio su Cervantes, che per temi si potrebbe definire affine a Shakespeare, la formazione di Bloom si "limita" alla letteratura inglese.
Non sono menzionati approfondimenti sulla letteratura italiana, quindi dubito che Bloom sia in grado di cogliere appieno tutte le sfumature della lingua dantesca...
Spero sia solo una mia impressione, ma gli anglosassoni sembrano essere molto "anglocentrici" anche nel loro modo di considerare la letteratura. Forse è il mio sangue italiano che mi fa commettere lo stesso peccato di superbia nel mettere in piedi questa disperata difesa del nostro Dantino... è che mi sembr aun po' troppo snobbato al giorno d'oggi!
P.S.: Piccola curiosità su Harold Bloom. Il suo professore ha raccontato che all'università il giovane Bloom leggeva libri "alla stessa velocità con cui si sfogliano le pagine" e riusciva cmq a memorizzarli. Come Matt Damon in Will Hunting genio ribelle!! Che invidia...
Continuo a ribadire che, a mio avviso, non è una gara fra i due grandi, ma un confronto (un paragone, una comparazione) sulle loro coscienze letterarie, quello che ha tentato Bloom. L'immagine fuorviante della gara viene solo da un gioco volto a stimolare il pensiero: "quale libro portereste con voi su un'isola deserta se aveste il permesso di portarne solo uno?" Masamune ha spiegato benissimo il concetto, quanto sia fuorviante prendere alla lettera il gioco della gara, qualche post più sopra.
Ciò detto, sono totalmente d'accordo con te che le variabili legate alla possibilità di leggere testi nella propria lingua madre sono tali da rendere impossibile un giudizio serio di "superiorità" di un autore sull'altro (cosa sempre e comunque difficilissima), e ciò vale ancor più quando si confrontano opere somme.
P.S. Borges (non finirò mai di raccomandare la lettura dei suoi Nove Saggi Danteschi) da giovane studiava l'Italiano e girava sempre con una copia della Divina Commedia in tasca, perché voleva impararla a memoriae sapeva che poteva comprenderla a fondo solo nell'originale. Più tardi, scrisse: "Quando un uomo, in un momento della sua vita, recita una tezina di Dante, comprendendola fino in fondo, in quel momento quell'uomo è Dante". Forse non è un caso che Borges abbia scelto Dante, e non Shakespeare o Attar che tanto amava ma di cui non conosceva la lingua, per questa sua potente riflessione sulla natura dell'identità e della coscienza umana.
Continuo a ribadire che, a mio avviso, non è una gara fra i due grandi, ma un confronto (un paragone, una comparazione) sulle loro coscienze letterarie, quello che ha tentato Bloom. L'immagine fuorviante della gara viene solo da un gioco volto a stimolare il pensiero: "quale libro portereste con voi su un'isola deserta se aveste il permesso di portarne solo uno?" Masamune ha spiegato benissimo il concetto, quanto sia fuorviante prendere alla lettera il gioco della gara, qualche post più sopra.
Non intendevo sostenere il "conflitto" tra Dante e Shakespeare: volevo solo cercare di dimostrare quanto il confronto operato da Bloom fosse "sbilanciato", a causa della sua maggiore conoscenza di Shakespeare rispetto a quella su Dante.
A me sembrava fin dall'inizio di questa discussione che fosse stata Lisitrata, non tu, la più vicina a vedere (anche per mia responsabilità nell'averlo posto originariamente in modo maldestro e tale da facilitare il malinteso) il confronto Dante - Shakespeare come una gara. Da cui il titolo del topic: "un confronto che non sta in piedi". Titolo col quale concordo se si intende "confronto" come siinonimo di gara, e dal quale invece fortemente dissento se si intende "confronto" come analisi comparativa.
Tutto questo sfoggio di cultura mi sembra sterile senza quello che voi veramente pensate e sentite. Gli spunti più interessanti per le discussioni nascono dall'intuizione e dalle sensazioni che un'opera provoca...
io le analisi critiche tornerò a farmele tra pochi giorni a scuola: almeno qua, diamo spazio a tutto il piacere che la lettura può dare!
OEA, ma TU che cosa pensi di Shakespeare?? Che cosa di Dante??
E' come se io ora paragonassi una carota ad un muflone con le treccine (ho preso due cose a caso che nn riferiscono assolutamente ai due autori).
:W