Capita a volte che i libri stentino ad entrare nelle nostre corde, ma mai come questa volta ho faticato nella prima parte della lettura.
Forse troppi personaggi tra cui inizialmente si faticava a trovare i collegamenti: poi non è che accada nulla di particolare, ma da un certo punto in poi il libro diventa emotivamente intenso. Forse si riannodano i fili di una maglia di cui inizialmente stentavo ad intravvedere la trama, forse arrivano a compimento alcune vicende che affondano le proprie radici nel passato …. Sta di fatto che se nelle prime 200 pagine (oltre la metà del libro) stavo per abbandonare, poi alla fine lo giudico un ottimo romanzo.
Una saga familiare (anzi di due famiglie i cui destini si intrecciano) che si dipana nel ventennio per poi arrivare a compimento nel dopoguerra. Le vicende storiche ci sono, ma sono solo uno sfondo: non si tratta di romanzo storico.
Un romanzo sempre in bilico tra realtà e leggenda (o meglio: più che leggenda credenze popolari e suggestioni), con un equilibrio delicato tra questi due piani magistralmente ottenuto dallo scrittore.
Tanti morti come hanno detto altri utenti, è vero. Ma se di alcune di esse non serbiamo ricordo o sono solo la proiezione sulla vicenda di fatti storici (l’epidemia di spagnola, lo squadrismo fascista, le rappresaglie dei tedeschi in ritirata), altre arrivano a compimento nell’ultima parte del libro.
E la morte finale (non diciamo di chi per evitare spoiler) è una sorta di sublimazione e di chiusura degli anelli della vicenda, dolcissima nella sua tragedia … Resa dolce dal particolare modo col quale l’autore sceglie di raccontarcela. Forse forzata, ma coerente con il romanzo.
Unica nota stonata: questo ‘dolore perfetto’, titolo del libro, ricorre troppe volte, come locuzione, all’interno del romanzo. Fastidioso, a mio parere: l’avrei capito comunque il senso del titolo, caro Riccarelli.
Voto 4/5