Tolstoj, Lev - Guerra e Pace

Heteronym

New member
davvero??? grazie!!! in effetti mi sembrava troppo carino come confronto da nn esserci già!!! vado a vedere subito!!!

Curioso, il critico George Steiner had scritto un libro che si chiama Tolstoy or Dostoevsky, ma non l'ho letto.

Guerra e Pace ho finito leggere qualche giorno fa. É il più luongo libro che ho letto, però è stato molto piacevole, i personaggi sono così reali ed complessi, ed Tolstoj parla con tanta saggezza sull'alma ed i sentimenti. è davvero uno dei libri più grandi che ho letto! Adesso voglio anche legger Anna Karenina.
 

LowleafClod

e invece no
Anche io adesso posso commentare questo librone, che mi ha accompagnato per quasi tre intensissimi mesi!:)
Sentivo il bisogno di leggerlo dopo aver affrontato I Demoni di Dostoevskij, insomma, anche dopo averne tanto sentito parlare: e comunque in base alla prima impressione che ho avuto di entrambi, li trovo due autori lontanissimi tra loro su molti aspetti.

Cosa mi è piaciuto di questo romanzo: il fatto che sia storico, la narrazione di eventi riguardante le cause e le conseguenze di atti formidabili riguardanti grandi imperatori e generali messi continuamente in discussione. La verità, rivelata anche nelle ultime pagine da Tolstoj, che le azioni isolate di pochi alla fine non determinano nulla, ma è un insieme che si muove che determina tutto.

Non c’è storia che non ne influenzi un’altra: così come molte decisioni, anche piccole, possa stabilire il destino di un intero paese, oppure essere dimenticate e rimosse completamente nella storia.

Non mi sono piaciuti i sentimenti patriottici dei protagonisti, alcuni talmente nazionalistici che erano pronti a sacrificare tutto per la gloria e la vittoria e la sconfitta del nemico. Non ho amato particolarmente la parte bellica anche se alcuni momenti delle battaglie sono stati coinvolgenti all’inizio, nel momento in cui il giovane Nikolaj entra a a far parte dell’esercito.
Ho apprezzato più la parte evolutiva di ogni personaggio, come cambiava nel corso del libro, soprattutto quella del principe Andrej, il personaggio che ho preferito in assoluto; molto belle le pagine dei suoi sogni e dei suoi deliri.

Nel complesso è un percorso. Non posso dire che mi sia piaciuto o no, sarebbe troppo riduttivo in una lettura che dura così tanto come quella di Guerra e Pace: molte pagine scorrono celermente mentre altre ti rimangono più impresse. Anche se, niente è messo lì per caso e ogni personaggio, anche minimo, svolge un ruolo importante. Alla fine ho riempito il libro di fogliettini per ritornare ai pezzi che più mi avevano colpito.

Penso che il significato che rappresenta la Pace nell’opera, secondo me alla fine della storia, sia stata raggiunta appieno dal personaggio di Pierre.
 

LowleafClod

e invece no
In una pagina:

Non è accessibile alla ragione umana la conoscenza delle cause dei fenomeni, ma è insita nello spirito dell'uomo l'esigenza della ricerca. E la mente dell'uomo, che non è capace di penetrare la complessità e le infinite condizioni dei fenomeni, ognuno dei quali, preso isolatamente, potrebbe apparire come una causa, afferra il primo e più comprensibile accostamento e dice:

la causa è questa.


Negli eventi storici (nei quali le azioni degli uomini costituiscono oggetto di osservazione) si presenta, quale primitivo accostamento, la volontà degli dèi, poi la volontà di quegli uomini che occupano i posti più in vista nella storia, cioè degli eroi. Ma è sufficiente penetrare nella sostanza di ogni avvenimento storico, ossia nell'attività di tutta la massa degli uomini che hanno preso parte all'avvenimento stesso, per convincersi che la volontà dell'eroe storico non solo non guida le azioni delle masse, ma ne è essa medesima continuamente guidata.
 

Karmelj

New member
Terminato ieri, essendo un'opera molto conosciuta e letta e riletta e sopratutto immensa mi limiterò a postare le mie impressioni.

Il personaggio che più m'è piaciuto è senza dubbio Andrej, sopratutto nella scena finale della battaglia di Austerlitz, quando vede davanti a sè il cielo infinito, più grande degli uomini, delle battaglie, dei presunti eroi ecc. e i suoi sogni, il suo rinascere quando incontra Natasha. Andrej che osserva il cielo a Austerlitz assomiglia a me quando mi fermo a osservare il cielo, sopratutto di notte o con la pioggia, ci fa capire quando infinitamente piccoli e miseri siamo in confronto all 'infinito cosmo.
Anche Pierre ho apprezzato per la sua simpatia e bontà, sebbene troppo sognatore e ingenuo, comunque certamente da speranza, possibilità a tutti di migliorare con le sue parole.
Nikolaj Rostov è troppo rustico per i miei gusti, anche se in un paese come il nostro ce ne vorrebbero parecchi come lui
Su Hélène anche io ho avuto l'impressione che Tolstoj avesse voluto toglierla di mezzo con qualsiasi scusa, ed è un peccato visto che era tra i personaggi più riusciti dell'autore.
Su Karataev mi limito a confermare le stesse impressioni postate dagli altri lettori.
L'autore si districa bene tra le battaglie e i salotti, ma lo preferisco nei salotti con la sua fine e leggera ironia. Divertenti in particolare due scene, quando civettano con la moglie del medico di campo, e quando soccorrono e rifocillano due soldati francesi, di una grande umanità.

Quali personaggi non mi sono piaciuti?

Sopratutto Mar'ja e Natasha, la prima all'inizio sembrava così adorabile al cospetto del bisbetico padre, ma andando avanti nella trama mi appare falsa e la sua religiosità mi pare troppo ostentata e più esterna che interna (somiglia ai farisei che nelle Sinagoghe siedono nelle prime file dei posti), alla fine è la sua fortuna di ereditiera a muovere la volontà di Nikolaj, e farla preferire alla povera Sonja che dopo essere stata la "spugna", la "capra espiatoria" dei Rostov, aver assorbito emozioni, paure, liti e essersi prodigata per la famiglia e sopratutto per Nikolaj viene relegata in un angolo, con tanto di sberleffi da Natasha ("fiore sterile") che se non fosse stato per la cugina, chissà cosa ne avrebbe fatto quell' Anatol'.
Ho avuto la tentazione di "entrare" nel romanzo e rapirla e portarmela via da quell'ingrata famiglia.

L'opera in qualche modo m'è piaciuta, si definisce romanzo storico, ma il suo contenuto è così eterogeneo che è difficile inquadrarlo in un preciso genere, tuttavia non mi sento di dargli il voto massimo, troppi capitoli-saggio, sebbene mi sia piaciuto il saggio sulla libertà, sulla necessità ecc.
Tolstoj ha raggiunto l'apice con Anna Karenina prima di sprofondare nel moralismo delle sue successive opere. Su una scala da 1 a 5, gli do 4.
 

Bluedress

Member
Carissimi lettori, dopo tanto tempo torno a scrivere nel forum per chiedervi un consiglio.
Desideravo rileggere questo splendido romanzo che lessi circa 30 anni fa (quasi non ancora adolescente) in un'edizione credo presa a prestito dalla biblioteca della scuola.
Volevo alcuni consigli, se potete aiutarmi:
- conoscete un'edizione che abbia suddiviso l'opera almeno in due volumi (praticità di lettura)?
- e, soprattutto, esiste una sola traduzione oppure ve ne sono diverse? Già per altri capolavori della letteratura internazionale ho dovuto rendermi conto, a mie spese, di quanto il lavoro del traduttore sia fondamentale! - nel caso ve ne siano diverse, quale mi consigliate?

n.b.: necessito di un'edizione con traduzione delle parti in francese in quanto non conosco la lingua.

Ringrazio in anticipo per qualsiasi risposta possiate fornirmi.

Un caro saluto.

Bluedress
 

MadLuke

New member
I conflitti e la letizia interiore

Con quest'opera l'autore si era pubblicamente impegnato a scrivere un romanzo storico che fosse però ben più di questo. E' effettivamente un saggio di storia e storiografia, sul destino di un popolo, di come la sequela dei grandi avvenimenti storici dietro i quali ingannevolmente campeggia la libertà degli uomini, sia in realtà una mera catena di reazioni per cui l'esito di ogni azione diventa irrimediabilmente causa del successivo. E lo stesso succede su scala ridotta nella sequenza delle vicende che caratterizzano ogni singola vita umana.
Eppure io personalmente non mi sono mai sentito attratto da questo genere di riflessioni che s'intrecciano alla trama lungo tutta l'opera. Quello che ci ho visto io invece è come "guerra e pace" siano innanzitutto stati d’animo che albergano in ogni essere umano, indifferentemente dalle oggettive condizioni in cui vive, tanto più dalla presenza o meno di un grande conflitto armato come è stata la campagna napoleonica di Russia. La guerra è la sottomissione alla dittatura della propria intelligenza analitica, eletta a unico metro di giudizio della vita e della realtà. La pace è la sospensione della pretesa di imporre il proprio ego, e la resa invece alla constatazione che c'è qualcosa di più importante e benevolo, nelle sottigliezze delle circostanze che ci troviamo a vivere. E in questo, nella scelta di fermarsi per lasciarsi carpire dalla bellezza imprevista, a dispetto delle nostre velleitarie ambizioni di successo, risiede invece la serenità e una vita riuscita.
Per quanto la personalità dei personaggi sia estremamente approfondita come consueto in ogni grande classico della letteratura russa, in quest'opera l’indagine psicologica è molto più frammentata dai numerosi approfondimenti storici che rispetto ad "Anna Karenina", per esempio, conferendo appunto i tratti dell'opera più completa e ambiziosa, e tuttavia per me meno godibile.
E' sicuramente una lettura impegnativa, nella quale vale comunque la pena cimentarsi per potersi confrontare con i conflitti interiori del conte Bezuchov, lasciarsi conquistare dalla semplicità di Natasa Rostov o i manierismi e le illusioni della miriade di altri personaggi protagonisti del romanzo.
 
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Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Nota: questo commento (forse incompleto ai fini della piccola biblioteca, spero mi perdonerete) è copiato dal commento finale nel gruppo di lettura su Guerra e Pace (CX GdL)

Finalmente, dopo poco più di tre mesi, ho finito la lettura. Proverò a fare un commento riassuntivo, forse molto generico, sulle mie impressioni alla fine di questo (lungo) percorso, evitando di ripetere cose che sono sicuro siano state dette da me o da altri. Ma ne ripeterò di sicuro perché non sono riuscito a seguire tutti i vostri commenti 😅.

Quello che all'inizio sembrava un libro incentrato su 5 famiglie (Bezuchov, Bolkonskij, Drubeckoj, Kuragin e Rostov) e alcuni personaggi storici, primo fra tutti Napoleone (e una guerra di cui ammetto non sapevo (e tuttora non so) nulla) si è rivelato un testo molto più complesso, un romanzo che è anche un saggio e una dissertazione sia passiva (nel romanzo) che attiva (quando l'autore parla liberamente) sulla guerra e altri temi.

Più che le famiglie, secondo me sono interessanti alcuni gruppi di persone (di cui queste famiglie o alcuni componenti ne rappresentano vari elementi):
- La Russia (almeno quella del periodo di cui si parla, 1800 circa)
- L'aristocrazia o nobiltà
- Il popolo in genere
- L'esercito, diviso in generali, comandanti, soldati, ecc., quindi su vari livelli
- Persone non classificabili e che comunque cambiano e si evolvono nel corso della storia
Di tutti questi, credo che i più importanti siano la Russia del periodo (intesa in senso patriottico, intesa come "madre", ecc.) e i personaggi che cambiano (intesi come uomini che pensano con la propria testa (invece che semplicemente seguire una corrente di pensiero in voga), che cambiano, si mettono in dubbio, ecc., opposti alla massa che "reagisce", segue la moda di pensiero senza troppo entrare nei dettagli, ecc.)

Sulla parte del romanzo ho davvero poco da dire. Alla fine l'unico personaggio al quale mi sembra di poter dare un vero peso e importanza è Pierre. Altri personaggi o non cambiano per niente, o fanno solo da sfondo, o sono personaggi storici (e quindi poco si prestano secondo me ad essere usati dall'autore per dire qualcosa nel lato narrativo della storia). Fra quelli che comunque cambiano in qualche modo ci sono Nikolaj e Andrej; altri sicuramente subiscono dei cambiamenti, ma non mi pare di vedere quella lotta interiore, quel dubbio, quel tarlo che continua a farsi vivo a prescindere dagli avvenimenti storici. Natasha ad esempio cambia, ma in realtà si vede che ha solo trovato il suo posto nel mondo. Alcuni personaggi cambiano perché la storia lo impone, altri cambiano perché erano già in cerca del cambiamento, di una rinascita.
Sulla parte saggistica del libro è abbastanza evidente che il tema centrale sia la storia e la sua lettura da parte sia degli uomini in genere che degli storici del tempo. Evitando di ripetere le idee dell'autore, penso che i punti più interessanti, almeno per me, siano il contrasto fra quelli che sono i piani che ci facciamo per il futuro e la realtà delle cose, che è molto più complessa; e il contrasto ragione-necessità/coscienza-libertà (vedi epilogo).
Altri temi che penso siano importanti per l'autore, ma sui quali non ho le idee tanto chiare (ci vorrebbe una rilettura, ma ho paura a pronunciare questa parola, anzi solo a pensarla 🤯) sono l'amore, il cambiamento, Dio.

Sul romanzo in sé alcune impressioni conclusive:
- La parte iniziale, come detto, è di per sé scorrevole, ma lenta in senso narrativo, l'autore non ha fretta (e oggi non siamo più così abituati a questo tipo di lentezza)
- I personaggi sono davvero tanti ma non è così facile capire subito chi conti e chi no, e sembra che all'autore gliene freghi ben poco: alla fine è come se presentasse uno stralcio di realtà: nella vita reale c'è tanta confusione e solo alla fine di una faccenda, dopo averci pensato su, si riesce a fare chiarezza, a togliere gli eventi e le persone poco importanti, a individuare le "cause", ecc.)
- L'epilogo (la parte narrativa intendo, non quella saggistica) è davvero poco conclusivo. Tira un po' le somme ma in realtà non è una vera fine, sembra più un'aggiunta o un epilogo a metà, non concluso
- Il titolo, Guerra e pace, mi fa chiedere: ma dov'è la pace? Non penso che la pace giochi alcun ruolo nel romanzo (ma forse sono pessimista)

Sicuramente il romanzo andrebbe letto con molta più cognizione degli eventi storici, della cultura russa, dell'autore e del suo percorso (perché ovviamente non è come leggere un romanzo oggi, dove il nome dell'autore ha poca importanza se non in rari casi in cui lo stile è davvero predominante o ci sono temi ricorrenti non solo accennati ma proprio sviluppati nel corso della narrativa). E ovviamente urge una seconda, forse anche una terza lettura. Ma questa è un'altra storia, e preferisco esercitare la mia libertà (o la necessità :mrgreen:) di non addentrarmi in questa fase.
 

estersable88

dreamer member
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Ci sono, nell'immaginario di ogni lettore, libri mitologici che tutti sognano, un giorno o l'altro, di leggere e soprattutto di concludere. Per me Guerra e pace è sempre stato uno di questi. L'ho cominciato, armata di coraggio, a marzo scorso partecipando al gruppo di lettura qui sul forum. La prima parte, scorrevole e leggera, mi aveva appassionata, ma all'aumentare della difficoltà trovavo mille scuse, letture più urgenti, impegni reali e sempre meno voglia di leggere. Ho riprovato a proseguire a più riprese, ma evidentemente non era ancora giunto il momento. Ormai, però, nella mia mente si era piantato il seme della sfida, così per questo agosto in cui sapevo di avere più tempo e la mente più libera, me lo sono posto come obiettivo e sorprendentemente ce l'ho fatta prima del previsto: l'ho finito, in solitaria, in appena cinque giorni. Obiettivo raggiunto, dunque, ma so già che la mia storia con questo libro non finisce qui: non lo recensirò, non ne sono in grado, per lo meno in questo momento. Sarebbe facile per me buttare lì quattro cose lette e rilette sull'analisi storica della guerra, sulle peculiarità dei personaggi… ma non voglio farlo, né tantomeno ho intenzione di gridare al capolavoro, non perché non lo sia, ma perché per dirlo dovrei averlo compreso ed assimilato completamente e mi rendo conto che per farlo avrei bisogno almeno di un altro paio di letture. Francamente, non è una cosa che farò presto, tuttavia posso dire di averlo apprezzato, di essermi appassionata alle storie raccontate, un po' meno alla parte saggistica e prettamente argomentativa che Tolstoj – ricordando vagamente Hugo nei Miserabili – inframmezza alla narrazione. Lo rileggerò, magari fra molti anni, perché so cosa aspettarmi e soprattutto perché sento che quest'epopea così complessa eppure appassionante ha ancora molto da darmi. Per ora sono soddisfatta, ma solo per ora.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Quanto più le opere che leggo sono immense, per volume e per valore letterario, tanto più fatico a commentarle. Ho l’impressione che se mi addentrassi a descrivere anche solo alcuni degli aspetti che mi hanno colpito, insegnato qualcosa, non ne verrei più fuori.

Indubbiamente con Guerra e pace siamo di fronte a un’opera di questo genere: immensa, monumentale. É stato meraviglioso vivere questa avventura, tanto più straordinaria perchè portata avanti su due livelli, distinti eppure intrecciati: la dimensione del singolo individuo o comunque della sua famiglia, con gli amori, i desideri, le ambizioni, le delusioni, gli intrighi, i ripensamenti senza i quali l’essere umano non sarebbe tale; e la dimensione collettiva, anzi, più che collettiva, “storica”. E qui Tolstoj fa qualcosa di davvero straordinario, penso che sia l’unico ad aver introdotto la dimensione storica in un romanzo e ad averla persino teorizzato al suo interno in modo sistematico. Neppure Dostoevskij, che io amo tanto e che costituisce il contraltare dal punto di vista letterario del suo connazionale, aveva mai fatto nulla del genere: riconoscere il ruolo attivo di una forza che non è la somma delle forze dei singoli individui (ciò che noi chiamiamo col nome di collettività) bensì una “legge naturale” che determina la vita degli uomini: non è fato, non è provvidenza divina, non è decisione calata dall’alto, è una forza totalmente umana alla quale tuttavia l’intera umanità è assoggettata.
Per questo la “guerra” in questo romanzo è altrettanto importante della pace, o forse persino la supera in termini di significatività; proprio nell’evoluzione delle vicende belliche Tolstoj dimostra la sua teoria, contrapponendo al volere di uno solo, per quanto considerato “geniale”, Napoleone, la legge naturale della storia. Devo dire che non avrei creduto che questo aspetto potesse entusiasmarmi tanto ed anzi, sembra assurdo, ma fra le parti che mi sono piaciute di più vi è proprio l’ultima, una sorta di saggio in cui Tolstoj spiega dettagliatamente questa sua filosofia della storia.

Tuttavia non posso fare a meno di cedere all'inevitabile confronto e ammettere che per me Dostoevskij resta insuperabile. Non ne voglio fare una questione oggettiva, ma soggettiva; io nell’animo sono sempre stata “umanista”, nel senso rinascimentale del termine: l’uomo al centro di tutto, non perchè reputi che lo sia davvero, ma perchè sono talmente affascinata da questa macchina (in senso fisico e in senso psicologico) che non posso non metterla al centro del mio personale interesse. Ebbene io ho l’impressione che Tolstoj e Dostoevskij abbiano fatto due operazioni inverse dal punto di vista narrativo: Tolstoj ha preso l’uomo e lo ha reso infinitamente piccolo, senza per questo sminuirne il valore o la complessità, ma ridimensionandolo in relazione a ciò che lo circonda e lo governa; Dostoevskij, al contrario, lo ha reso infinitamente grande, in senso non etico ma “fisico”: concentrandosi sulla sua interiorità, sui suoi drammi individuali, ha accresciuto la misura dei suoi sentimenti, siano essi positivi o negativi, nobili o malsani. É come se il primo guardasse l’uomo da molto, molto lontano; il secondo da molto, molto vicino, quasi attraverso la lente di un microscopio. Le due operazioni sono deformazioni magistralmente condotte allo scopo di sviscerare il mistero della natura umana e sono entrambe degne dei più grandi della letteratura.
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi sono accorta solo adesso di non aver riportato qui nessun commento finale dopo averlo letto in GdL
Vabbè... l'importante è averlo commentato durante la lettura.
 

MonicaSo

Well-known member
Sto leggendo Guerra e Pace un pezzetto per volta (insieme a delle amiche che hanno poco tempo ma cerchiamo di procedere insieme)... mi piace e continuo a chiedermi "Perché non l'ho letto prima?".
 
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