Pensieri

Apart

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E io che pensavo di essere innamorato di me stesso. Invece, ero innamorato dell'uomo.
 

SALLY

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Tutto scorre....che armonia c'è in questa verità,sà di pace,di continuità,mi fà pensare ad un grande fiume,tranquillo,che scorre liscio....sempre!Sento che ho smesso di nuotare controcorrente,ho capito l'inutilità,ho capito che il posto dove volevo andare non esiste....e non ci sono rimasta neanche male ,tanto ero stanca...son quasi contenta,e finalmente mi siedo sulla riva e mi godo il fiume,lo guardo,con quel suo fare da new age,mi rilassa...e non aspetto neanche più il cadavere del mio nemico,che vada un pò dove vuole...non mi serve....:YY:YY:YY
 

Apart

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Tutto scorre....che armonia c'è in questa verità,sà di pace,di continuità,mi fà pensare ad un grande fiume,tranquillo,che scorre liscio....sempre!Sento che ho smesso di nuotare controcorrente,ho capito l'inutilità,ho capito che il posto dove volevo andare non esiste....e non ci sono rimasta neanche male ,tanto ero stanca...son quasi contenta,e finalmente mi siedo sulla riva e mi godo il fiume,lo guardo,con quel suo fare da new age,mi rilassa...e non aspetto neanche più il cadavere del mio nemico,che vada un pò dove vuole...non mi serve....:YY:YY:YY

Ciao Sally. Che bello il tuo pensiero.
 
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Apart

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Non ho vinto un premio, non ho conquistato una donna, non ho nemmeno scalato una montagna. Insomma, non ho fatto nulla di particolare; non ho nulla di interessante da raccontare, per cui andar fiero, o per cui dover gioire. Eppure, oggi mi sento bene. Mi sento felice. E ve lo voglio dire. Tutto qui. Perchè forse è questa la felicità: quella che non sta in un "ce l'ho fatta", quella lontana dal successo e dalla gloria, quella che non trova spiegazione al suo stesso manifestarsi.

M. C. è in atmosfera.
 
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franceska

CON LA "C"
Non ho vinto un premio, non ho conquistato una donna, non ho nemmeno scalato una montagna. Insomma, non ho fatto nulla di particolare; non ho nulla di interessante da raccontare, per cui andar fiero, o per cui dover gioire. Eppure, oggi mi sento bene. Mi sento felice. E ve lo voglio dire. Tutto qui. Perchè forse è questa la felicità: quella che non sta in un "ce l'ho fatta", quella lontana dal successo e dalla gloria, quella che non trova spiegazione al suo stesso manifestarsi.

M. C. è in atmosfera.

Sono quei momenti senza alcun motivo che io chiamo semplicemete "momenti di grazia"
 

Nikki

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Compresi ben presto quanto il peso della vigliaccheria gravasse sulla mie palpebre: le cicatrici sono meravigliose; lo sfoggio della loro orribile presenza ha in se qualcosa di salvifico, il potere innaturale di riportarci alla nostra condizione umana. Perfezione violata da forze misteriose, dal passato, dal futuro, dal mondo circostante. Un taglio nella carne non è che la via per la quale l'Universo fluisce nelle vene, si addentra, si insidia minaccioso e spavaldo, mutando il nucleo caldo incontaminato, forgiando nuovi militanti al Suo silenzioso seguito. Elimina l'ultima esile - fittizia? - barriera, il Mondo, lacerando il tessuto fragile della pelle, portando a termine la sua terribile missione.

Cominciai a diffidare del marmo, della sua fredda, affascinante, lucente perfezione. Non aveva provato lo scalpitio della passione la nuda pietra, né il fuoco dell'ira, né il ribollire del desiderio: era posta lì, affidata alla clemenza dei secoli, priva di qualunque umanità. Mi accorsi di essere come quelle statue, io. Tornando indietro nella memoria, vidi una pelle intata, mai violata da quella forza coercizzante di partecipazione al Cosmo. Scoprii di possedere in me il gelo glaciale della Siberia; sentii scorrere tra le arterie non la pienezza degli astri, ma il veleno della mia impotenza. Ero chiuso nel guscio luminoso di una pelle mai squarciata; mi ero precluso di scoprire il significato autentico di parole ridondanti, ma vuote, di idee nobili, ma astratte.
Mi resi conto di aver sprecato un'intera esistenza cercando di evadere il mondo, sentendomi altro, trasformandomi in altro, divenendo costantemente altro; ravvisai nel mio comportamento la paura infantile dei fanciulli davanti alla porta della cantina: temevo l'ignoto. Cosa avrebbe cambiato in me il Mostro una volta catturata la mia carcassa? Cosa sarei stato dopo? Cosa sarebbe rimasto della mia unicità?

Il desiderio di riprendermi gli anni andati mi assalì con la ferocia di una rabbia repressa troppo a lungo e troppo duramente. Era un masochismo dovuto, un farsi del male gratuitamente per ambire - assurde convinzioni - ad una qualche forma di redenzione. Fu lì che scopersi la mia pesante, insostenibile verità: mi ero sorpreso a desiderare anch'io, sebbene stessi maledicendo insieme a me la mia pelle non più liscia ormai, una seconda possibilità.
Ciò che ero stato, ciò che avevo fatto, perdeva ora ogni significato. Mi ero esiliato volutamente dal mio stato di uomo, per soffermarmi adesso, soltanto adesso, che non ero esente dalla felicità. Ogni azione, ogni scopo prefisso, avevano avuto lo stesso fine comune a tutti gli esseri umani: necessitavo di un nuovo equilibrio, un tacito accordo tra me e il Tutto che garantisse l'inviolabilità delle mie viscere. Un compromesso temporaneo, finché fossi rimasto in vita. Dopodiché, il vuoto a rendere del mio corpo sarebbe stato eternamente disponibile.

Compresi il grande, paradossale, potere del dolore.
Filtra tra le ossa, per ricordarci che siamo vivi.

D.

Incantevole lettura.
Invece secondo me il potere salvifico delle cicatrici si avverte quando, guardandole, emergono il ricordo del dolore e la consapevolezza che non fanno più male. E si sente di essere un po' più forti.
E' un pensiero autobiografico?
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Incantevole lettura.

So che lo dici con cognizione di causa, pertanto grazie. :wink:

Invece secondo me il potere salvifico delle cicatrici si avverte quando, guardandole, emergono il ricordo del dolore e la consapevolezza che non fanno più male. E si sente di essere un po' più forti.

La tua posizione non esclude la mia, o viceversa.
Anzi, tendono a coincidere: il dolore ha la funzione di ridarci all'umanità, guardando le cicatrici possiamo testimoniare il nostro vissuto, quello che siamo e siamo diventati grazie ad esse. Non sono uno sgradevole vessillo da contemplare, non un macabro trofeo dedicato alla sopravvivenza, affatto; sono la chiave che muove alla riflessione, il punto d'ingresso di un mondo che ci cambia dentro, tanto che mirare la lacerazione della pelle ci riporta al passato, un tempo andato che in qualche modo ci ha fatti.

E' un pensiero autobiografico?

Sì. :wink:

x me sei troppo bravo....

Grazie anche a te. :D
 

Apart

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Ma cos'è magia, se non un posto, lontano da qui, ovunque ci sia un mare calmo, che ti bagna i piedi. Una notte stellata, che ti guarda dall'alto. Una donna innamorata, che ti carezza il viso. E tutti i profumi del caso. La calma e la tranquillità. Il tempo che sembra fermo. E un solo pensiero: quell'attimo.
 
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Apart

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Ho provato a sfidare la vita, a testa alta. Combattendo, col fiatone, fino all'ultimo, non mi sono mai arreso. Ma ha sempre vinto lei. Tante volte ne sono uscito sconfitto. E ancor più sconfortato e triste di prima, mi sono ritirato, leccandomi le ferite. Facevano male. Nessuno me le ha curate. Così non mi sentivo più forte, da riprovare a riaffrontarla, in tutto e per tutto. Avevo paura. Qualcuno poi mi disse che la vita non andava sfidata, ma bisognava lasciarla accadere. E allora decisi di lasciarla accadere, questa vita. Un giorno mi avrebbe trovato finalmente pronto ad accoglierla. Nell'attesa gioivo. Senza più ideali di gloria, e senza più sfide.
 
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Apart

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Quando vedo luoghi, quali biblioteche, librerie, in cui centinaia, se non migliaia di libri giaciono stipati, mi vien da pensare che ci sono innumerevoli voci silenziose che aspettano soltanto di essere liberate. Altrimenti rimarrebbero lì, sepolte in eterno, fra mura e polveri. A noi lettori è riservata l'opportunità di liberarle, di lasciarle andar via, di aprirle al mondo. A noi soltanto. Che amiamo leggere.
 

SALLY

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Quando vedo luoghi, quali biblioteche, librerie, in cui centinaia, se non migliaia di libri giaciono stipati, mi vien da pensare che ci sono innumerevoli voci silenziose che aspettano soltanto di essere liberate. Altrimenti rimarrebbero lì, sepolte in eterno, fra mura e polveri. A noi lettori è riservata l'opportunità di liberarle, di lasciarle andar via, di aprirle al mondo. A noi soltanto. Che amiamo leggere.

.....e ti rendi conto che la vita non ti basta,vorresti conoscerli tutti ma il tempo è avaro e una sorta di accettazione si impossessa di noi...ed è allora che sentiamo la nostra brevità.
 

lavy

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:ad: ... scrivete un libro tutti insieme per favore??? bellissimi pensieri ... non credo di poter essere così poetica purtroppo...
 
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