Certo che hai avuto del coraggio, da ucraina, ad affrontare Camilleri.
Mi sembra di aver capito che l'hai fatto essenzialmente per la musicalità delle parole. Complimenti, questo si che è amore per i libri.
Sulle traduzioni rischio di dire fesserie, passo ad altri.
No, è facile pirchì

pieno di dialoghi e possa anche studiare o repetere i'italiano:
«Amore? Sono Livia. Come ti senti?».
«Bene. Perché?».
«Ti ho appena visto in televisione».
«Oh Gesù! M'hanno visto in tutta Italia?».
«Credo di sì. Ma è stata una cosa breve, sai?».
«Si è sentito quello che dicevo?».
«No, parlava solo lo speaker. Di te si vedeva però la faccia ed è per
questo che mi sono preoccupata. Eri giallo come un limone».
«C'erano magari i colori?!».
«Certo. Ogni tanto ti mettevi la mano sugli occhi, sulla fronte».
«Avevo mal di testa e le luci mi davano fastidio».
«T'è passato?».
«Sì».
«Chi è quello?».
«Uno che conosco. Ci siamo incrociati per strada mentre venivo qua,
m'ha seguita, m'ha offerto da bere».
«In che senso dici di conoscerlo?».
Ingrid diventò seria, una ruga le increspò la fronte.
«Sei geloso?».
«No, lo sai benissimo e d'altra parte non c'è motivo. È che appena l'ho
visto m'è stato sullo stomaco. Come si chiama?».
«Ma dai, Salvo, che te ne frega?».
«Dimmi come si chiama».
«Beppe... Beppe De Vito».
«E che fa per guadagnarsi il Rolex, la Porsche e tutto il resto?».
«Commercia in pellami».
«Ci sei stata a letto?».
«Sì, l'anno scorso mi pare. E mi stava proponendo di fare il bis. Però io
di quell'unico incontro non ho un ricordo piacevole».
«Un degenerato?».