nicole
b
Ecco il testo:
Parsifal
Chiaro e' il mattino che nasce dall' Est
questa foresta e' tua...
Nato selvaggio puro nell'anima
non sai paura cos'e'.
Quei cavalieri simili a Dei
non li hai mai visti pero'
non paura nasce dentro.
Folle nell'alba tu vuoi conoscere
cio' che nel bosco non c'e'
hai scoperto il tuo destino
il tuo destino nel nome che tu avrai
re della luce sarai
corri, corri, corri, corri.
Parleranno a te di Dio, del Re
le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
in un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingera'
e un dubbio ti conquistera'.
L'incantata eta' straniera di lei
non e' gloria o vento ma dolce realta'
dentro l'erba alta al fiume
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai
sacro non diventerai
qui si ferma il tuo cammino.
Ma il valore di "Parsifal" non risiede, ovviamente in testo. Il periodo musicale era quello del rock sinfonico, con spartiti dilatati, lunghe parti strumentali, sontuose orchestrazioni. E questo fu per alcuni un pregio; per altri un difetto : dell' album. I Pooh : l'orchestra l'avevano sempre usata. Quello che i quattro non avevano mai fatto e che per questo li incuriosiva : era la lunga song, ovvero la suite. Cioe' confrontarsi con i gruppi 'progressive' inglesi. E con la title-track fecero il loro capolavoro assoluto - una lunga suite finale di 10 minuti ispirata al Parsifal, il dramma sacro di Wagner, sospeso tra eroismo, religiosità e misticismo.
Questa traccia, oltre che a dare il nome all'intero lavoro, solleva un caso a sé nella storia della musica Pop Italiana fino ad essere giudicata non solo una delle vette artistiche del gruppo, ma anche dell'intero mainstream nazionale.
Lungi dall'essere considerata Rock Progressivo e non inscrivibile nemmeno per un attimo nel panorama alternativo dell'epoca, Parsifal era tuttavia una composizione talmente bene articolata che, col tempo, non mancò di incuriosire anche molti fan del Prog.
In effetti, anche senza averla ascoltata, non si poteva non notarne la sua lunghezza, anomala rispetto al resto delle canzoni dell'album, i testi fiabeschi dal tono leggendario e la sua struttura costituita da due movimenti concatenati (in questo caso vocale il primo e strumentale il secondo), cosa assai comune a molti lavori "progressive" del periodo. I tempi erano quelli del rock sinfonico d'oltre Manica – basti pensare solo ai Genesis (Supper's Ready), a K. Crimson (Epitaph), ai Pink Floyd, Deep Purple con i suoi spartiti ( proprio partiture come nella Classica) abnormi, dilatati nel tempo e nello spazio, con lunghe, lunghissime parti strumentali, magari soliste, ed orchestrazioni sontuose e straripanti.
Concepito inizialmente come colonna sonora e realizzato con un enorme dispiego di mezzi, Parsifal è da considerarsi realisticamente Pop Sinfonico: una solida partitura orchestrale ben arrangiata che non lascia dubbi sulla crescente maturazione artistica dei due compositori, Negrini e Facchinetti.
Non meno incisiva è la performance del chitarrista Dodi Battaglia, il cui assolo riprende quello di Mario Goretti in "Contrasto": il brano tratto dall'omonimo album "fantasma" dei Pooh del 1968 dai cui ultimi due minuti venne appunto tratta tutta l'ossatura della seconda parte del Parsifal.
Pur lontanissima dai gusti del movimento, la mini-suite dei Pooh fu stranamente una delle poche produzioni di una multinazionale (la CBS) a sopravvivere ai conflitti di classe: da un lato tenendosene opportunamente lontana e dall'altro, conquistandosi per così dire l'indifferenza dei critici più radicali che, pur snobbandone il valore, non la sottoposero mai a contestazioni, men che meno violente.
‘Parsifal’ è il primo gradino della musica italiana che porta (forse ) verso ELP o Yes, passando per Genesis e Procol Harum e Deep Purple con i loro deliri rock-sinfonici.
'Parsifal' è (ma non parlo del album) una splendida suite, in due movimenti, con inarrivabili punte di lirismo corale e degli assolo di chitarra sublime (specialmente la versione dal vivo registrata sul doppio 'Palasport'). Se lo ascolterete ora, non dimenticate del periodo in cui è stato pensato e realizzato, ossia tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 : basta pensare a PFM e BMS….
… anche se devo ammettere che se avessero ridotto la suite in 10 minuti, sarebbe suonato molto meglio….
P.S. ho letto da qualche parte che, ad un certo punto, i fans stessi, non potendone più, lo ribattezzarono " Par di pal"...
Parsifal
Chiaro e' il mattino che nasce dall' Est
questa foresta e' tua...
Nato selvaggio puro nell'anima
non sai paura cos'e'.
Quei cavalieri simili a Dei
non li hai mai visti pero'
non paura nasce dentro.
Folle nell'alba tu vuoi conoscere
cio' che nel bosco non c'e'
hai scoperto il tuo destino
il tuo destino nel nome che tu avrai
re della luce sarai
corri, corri, corri, corri.
Parleranno a te di Dio, del Re
le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
in un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingera'
e un dubbio ti conquistera'.
L'incantata eta' straniera di lei
non e' gloria o vento ma dolce realta'
dentro l'erba alta al fiume
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai
sacro non diventerai
qui si ferma il tuo cammino.
Ma il valore di "Parsifal" non risiede, ovviamente in testo. Il periodo musicale era quello del rock sinfonico, con spartiti dilatati, lunghe parti strumentali, sontuose orchestrazioni. E questo fu per alcuni un pregio; per altri un difetto : dell' album. I Pooh : l'orchestra l'avevano sempre usata. Quello che i quattro non avevano mai fatto e che per questo li incuriosiva : era la lunga song, ovvero la suite. Cioe' confrontarsi con i gruppi 'progressive' inglesi. E con la title-track fecero il loro capolavoro assoluto - una lunga suite finale di 10 minuti ispirata al Parsifal, il dramma sacro di Wagner, sospeso tra eroismo, religiosità e misticismo.
Questa traccia, oltre che a dare il nome all'intero lavoro, solleva un caso a sé nella storia della musica Pop Italiana fino ad essere giudicata non solo una delle vette artistiche del gruppo, ma anche dell'intero mainstream nazionale.
Lungi dall'essere considerata Rock Progressivo e non inscrivibile nemmeno per un attimo nel panorama alternativo dell'epoca, Parsifal era tuttavia una composizione talmente bene articolata che, col tempo, non mancò di incuriosire anche molti fan del Prog.
In effetti, anche senza averla ascoltata, non si poteva non notarne la sua lunghezza, anomala rispetto al resto delle canzoni dell'album, i testi fiabeschi dal tono leggendario e la sua struttura costituita da due movimenti concatenati (in questo caso vocale il primo e strumentale il secondo), cosa assai comune a molti lavori "progressive" del periodo. I tempi erano quelli del rock sinfonico d'oltre Manica – basti pensare solo ai Genesis (Supper's Ready), a K. Crimson (Epitaph), ai Pink Floyd, Deep Purple con i suoi spartiti ( proprio partiture come nella Classica) abnormi, dilatati nel tempo e nello spazio, con lunghe, lunghissime parti strumentali, magari soliste, ed orchestrazioni sontuose e straripanti.
Concepito inizialmente come colonna sonora e realizzato con un enorme dispiego di mezzi, Parsifal è da considerarsi realisticamente Pop Sinfonico: una solida partitura orchestrale ben arrangiata che non lascia dubbi sulla crescente maturazione artistica dei due compositori, Negrini e Facchinetti.
Non meno incisiva è la performance del chitarrista Dodi Battaglia, il cui assolo riprende quello di Mario Goretti in "Contrasto": il brano tratto dall'omonimo album "fantasma" dei Pooh del 1968 dai cui ultimi due minuti venne appunto tratta tutta l'ossatura della seconda parte del Parsifal.
Pur lontanissima dai gusti del movimento, la mini-suite dei Pooh fu stranamente una delle poche produzioni di una multinazionale (la CBS) a sopravvivere ai conflitti di classe: da un lato tenendosene opportunamente lontana e dall'altro, conquistandosi per così dire l'indifferenza dei critici più radicali che, pur snobbandone il valore, non la sottoposero mai a contestazioni, men che meno violente.
‘Parsifal’ è il primo gradino della musica italiana che porta (forse ) verso ELP o Yes, passando per Genesis e Procol Harum e Deep Purple con i loro deliri rock-sinfonici.
'Parsifal' è (ma non parlo del album) una splendida suite, in due movimenti, con inarrivabili punte di lirismo corale e degli assolo di chitarra sublime (specialmente la versione dal vivo registrata sul doppio 'Palasport'). Se lo ascolterete ora, non dimenticate del periodo in cui è stato pensato e realizzato, ossia tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 : basta pensare a PFM e BMS….
… anche se devo ammettere che se avessero ridotto la suite in 10 minuti, sarebbe suonato molto meglio….
P.S. ho letto da qualche parte che, ad un certo punto, i fans stessi, non potendone più, lo ribattezzarono " Par di pal"...