165° MG - Addio alle armi di E. Hemingway

ila78

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CAPITOLO XI PICCOLI SPOILER

@Ziggy io sono al ferimento e non ti posso leggere perché sono più indietro ma ti dico che la cosa che mi ha colpita di più di questi passaggi è L'INDIFFERENZA di quegli uomini verso quello che gli sta intorno, cioè un attimo prima che succeda l'inferno se la contano allegramente appoggiati a un muretto e la loro principale preoccupazione è MANGIARE e che il vino fa schifo. :paura:
Un attimo dopo viene trasportato all'ospedale da campo e lo curano come se avesse un raffreddore (mentre mi pare di capire che ha le gambe maciullate) ma lì ci può stare perché in quella situazione funzionava come catena di montaggio....:W
 

Spilla

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Sono al cap. IX, finora il migliore. Ho un rapporto odio amore con Hemingway, da un lato non riesco a non leggerlo, dall'altro mi innervosisce sempre questo suo modo di non entrare mai in profondità, di lasciar immaginare tutto al lettore mentre lui parla di pastasciutta, curve del fiume, risate di soldati.
I dialoghi con Catherine sono a dir poco folli, senza senso.
Eppure lo si legge, e piace pure. Mah.

Sono molto fiera di me perché:
1. quest'anno è il terzo libro di un americano che leggo (i primi sono stati Fannie Flagg e McCarthy). Per me è raro riuscire ad evadere dalla vecchia Europa ;)
2. ho iniziato il libro, casualmente, il 21 luglio, scoprendo poi che è il compleanno di Hemingway (queste coincidenze mi piacciono un sacco :mrgreen:)
3. nella pigna di libri che leggerò a brevissimo c'è anche Un anno sull'altopiano di Lussu, che tratta della stessa guerra, dello stesso fronte, della stessa vicenda storica (altra coincidenza del tutto casuale)
4. Hemingway racconta (come fa lui, in tre righe) di aver avuto un'esperienza pre-morte: proprio il tema dell'altro libro che sto leggendo :paura: (prestatomi da mia sorella, in genere non amo la "parapsicologia" :??)

Mi piace questa infinita ragnatela di connessioni, mi chiedo sempre se significa qualcosa (ok, ora direte che sono matta :mrgreen:)
 

ila78

Well-known member
Sono al cap. IX, finora il migliore. Ho un rapporto odio amore con Hemingway, da un lato non riesco a non leggerlo, dall'altro mi innervosisce sempre questo suo modo di non entrare mai in profondità, di lasciar immaginare tutto al lettore mentre lui parla di pastasciutta, curve del fiume, risate di soldati.
I dialoghi con Catherine sono a dir poco folli, senza senso.
Eppure lo si legge, e piace pure. Mah.

Sono molto fiera di me perché:
1. quest'anno è il terzo libro di un americano che leggo (i primi sono stati Fannie Flagg e McCarthy). Per me è raro riuscire ad evadere dalla vecchia Europa ;)
2. ho iniziato il libro, casualmente, il 21 luglio, scoprendo poi che è il compleanno di Hemingway (queste coincidenze mi piacciono un sacco :mrgreen:)
3. nella pigna di libri che leggerò a brevissimo c'è anche Un anno sull'altopiano di Lussu, che tratta della stessa guerra, dello stesso fronte, della stessa vicenda storica (altra coincidenza del tutto casuale)
4. Hemingway racconta (come fa lui, in tre righe) di aver avuto un'esperienza pre-morte: proprio il tema dell'altro libro che sto leggendo :paura: (prestatomi da mia sorella, in genere non amo la "parapsicologia" :??)

Mi piace questa infinita ragnatela di connessioni, mi chiedo sempre se significa qualcosa (ok, ora direte che sono matta :mrgreen:)

Anch'io sono a quota 3 americani (non ci avevo neanche pensato....:??) e a proposito di "connessioni" li abbiamo in comune tutti e 3...cosa vorrà mai dire????:paura::mrgreen:
 

ila78

Well-known member
Fine libro primo

Accidenti sembra di esserci in quell'ospedale: puzzo di disinfettante, infermieri che fanno avanti e indietro e il "rituale" della morte: piazzano un separé-bisbigliano- portano via il morto-tolgono il separé. :D
Molto cinica la logica di Rinaldi sulla medaglia d'argento ma il nostro stava semplicemente mangiando quindi la medaglia d'argento mi sa che se la sogna....:D

...Quando si ama si desidera fare qualcosa, si desidera sacrificarsi, si desidera servire....
 

ila78

Well-known member
Libro secondo capitolo XIX SPOILER

Io sono seriamente sconvolta dalla gestione di questo ospedale milanese che definire "blanda" è un delicato eufemismo.

Questo è ferito, deve essere operato e ha bottiglie di vermut e vino nascoste in ogni dove e le tracanna da mattina a sera, l'infermiera gliele becca e io mi dico "Adesso lo cazzia" e invece....si siede a bere con lui!?!?! :paura:

La prima equipe di chirurghi che lo deve operare non distingue la destra dalla sinistra :OO (troppo bello il siparietto.....:mrgreen:), poi arriva l'altro chirurgo quello "bravo" ed è più preoccupato delle grazie di Catherine e del cognac che del suo paziente (io non mi farei mai operare da un chirurgo se sapessi che è esperto di Cognac....)

Ma il top lo raggiungiamo di notte dove Frederic e Catherine ne fanno di tutti i colori come se fosse un motel, tutti lo sanno e nessuno fiata, che poi mi risulta difficile immaginare che numeri possano fare in un lettino d'ospedale con lui con le gambe fuori uso....:mrgreen:

A parte questo nessuno dei due protagonisti mi sembra in pieno possesso delle sue facoltà mentali, lei non fa altro che ripetergli "Mi ami?" e lui le risponde "Sì però vieni a letto....":paura:

E' surreale ma mi sta piacendo....
 

Spilla

Well-known member
A me pare che ad Hemingway (Ziggy, correggimi se sbaglio, visto che tu qui sei l'Autorità ;) ) l'atmosfera della guerra piaccia molto... Non che ami la guerra o la approvi dal punto di vista morale, ma, non so, ...ci si trova bene. Forse mi spiego male. Credo che l'adrenalina, i rapporti particolari che si creano, la suspance, l'adrenalina, persino il terrore siano qualcosa di cui alla fine non riesca a fare a meno :?
A lui le medaglie non importano un ciufolo, non è un tipo vanitoso.
Tanto è vero che poi andrà a combattere anche in Spagna :boh:
Che dici, Ziggy, è una teoria folle? :mrgreen:
 

ila78

Well-known member
LIBRO TERZO CAPITOLO 27 SPOILER!!!!

Sono arrivata oltre la metà e penso di poter affermare che di questo libro finora salvo solo le atmosfere che, come già avevo trovato in Fiesta sono molto "reali" e "avvolgenti".

I personaggi....bah....:boh: Lui mi sembra un avvinazzato di un cinismo stratosferico, non ho ancora capito se tiene davvero a Catherine o no, credevo di sì ma quando lei gli rivela di essere incinta lui reagisce come se gli avesse detto "Amore (o "caro" come ama ripetere-all'infinito....:paura:- lei...) ho comprato un paio di scarpe nuove ti piacciono?" Io gli avrei dato un calcione negli stinchi (per non citare altre parti anatomiche) e gli avrei detto "Guarda bello che c'eri anche tu, hai partecipato attivamente"
Lei non ho ancora capito se ci è o ci fa: lui la porta in un albergo prima di ripartire per il fronte e lei reagisce con "Non mi piace essere trattata come una prostituta..." :paura: "No perché finora tesoro bello come ti sei comportata?"

Rinaldi mi era simpatico all'inizio adesso comincio a trovare irritante anche lui.

Vediamo come procede....
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
A me pare che ad Hemingway (Ziggy, correggimi se sbaglio, visto che tu qui sei l'Autorità ;) ) l'atmosfera della guerra piaccia molto... Non che ami la guerra o la approvi dal punto di vista morale, ma, non so, ...ci si trova bene. Forse mi spiego male. Credo che l'adrenalina, i rapporti particolari che si creano, la suspance, l'adrenalina, persino il terrore siano qualcosa di cui alla fine non riesca a fare a meno :?
A lui le medaglie non importano un ciufolo, non è un tipo vanitoso.
Tanto è vero che poi andrà a combattere anche in Spagna :boh:
Che dici, Ziggy, è una teoria folle? :mrgreen:

Non ho autorità in nulla Spilla…ma grazie mille comunque.

Ho capito perfettamente ciò che intendi e secondo me hai fatto una riflessione corretta. Non dimentichiamoci che Hemingway era psicologicamente instabile, tanto che oggi, credo, verrebbe classificato come affetto da disturbo bipolare.

Hemingway è un autore molto complesso, nonostante la sua forma quasi ridotta all’osso, quasi “infantile” e nonostante le apparenze di semplicità.

Io credo che non desiderasse la guerra. E nemmeno che la tollerasse, o approvasse. Ma esiste una sorta di “sublimazione” di quei giorni che a me fa percepire un senso di nostalgia non lontano da quello che provo per i giorni di Natale. Qui sta la complessità e ambiguità di Hemingway.

C’è in “Addio alle armi” una dicotomia che hai espresso molto bene, quando dici che “non approvava la guerra, ma ci si trovava bene”. Una dicotomia legata al suo stupore (uno stupore simile a quello di Celine), di fronte a tutte la nefandezze, spirituali e pratiche che la guerra porta con sé, a fronte di ricordi che invece sono “sublimati”.

Non a caso ha inserito una storia d’amore all’interno di una di morte.

Ma così come descrive il suo rapporto amoroso con Catherine, che dovrebbe essere energico, passionale e vitale, e invece è moscio e quasi senza speranza, ci racconta la guerra, quasi a “termini invertiti”. Una guerra che è raccontata in modo da estremizzarne il suo essere surreale e privo di speranza, ma che in contro luce rivela passione e vitalità.
 
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ila78

Well-known member
Non ho autorità in nulla Spilla…ma grazie mille comunque.

Ho capito perfettamente ciò che intendi e secondo me hai fatto una riflessione corretta. Non dimentichiamoci che Hemingway era psicologicamente instabile, tanto che oggi, credo, verrebbe classificato come affetto da disturbo bipolare.

Hemingway è un autore molto complesso, nonostante la sua forma quasi ridotta all’osso, quasi “infantile” e nonostante le apparenze di semplicità.

Io credo che non desiderasse la guerra. E nemmeno che la tollerasse, o approvasse. Ma esiste una sorta di “sublimazione” di quei giorni che a me fa percepire un senso di nostalgia non lontano da quello che provo per i giorni di Natale. Qui sta la complessità e ambiguità di Hemingway.

C’è in “Addio alle armi” una dicotomia che hai espresso molto bene, quando dici che “non approvava la guerra, ma ci si trovava bene”. Una dicotomia legata al suo stupore (uno stupore simile a quello di Celine), di fronte a tutte la nefandezze, spirituali e pratiche che la guerra porta con sé, a fronte di ricordi che invece sono “sublimati”.

Non a caso ha inserito una storia d’amore all’interno di una di morte.

Ma così come descrive il suo rapporto amoroso con Catherine, che dovrebbe essere energico, passionale e vitale, e invece è moscio e quasi senza speranza, ci racconta la guerra, quasi a “termini invertiti”. Una guerra che è raccontata in modo da estremizzarne il suo essere surreale e privo di speranza, ma che in contro luce rileva passionalità e vitalità.

Ziggy mi fai venire il dubbio di non averlo compreso per niente...:W :boh:
 

ila78

Well-known member
Visto che la nostra AUTORITA' :D su Hemingway me l'ha richiesto dirò la mia sul suo rapporto con la guerra.

Premesso che non ho una conoscenza approfondita della sua biografia e che questa è solo la seconda opera che leggo, posso dire quello che secondo me emerge da questo romanzo.

Secondo me c'è un senso di ineluttabilità misto a rassegnazione: "Ragazzi ci è capitato questo "fastidio" chiamato Prima Guerra Mondiale cerchiamo di uscirne facendoci coinvolgere il meno possibile e con meno danni possibili".

Non credo nemmeno io gli piaccia la guerra dietro il velo di "machismo",per non dire "maschilismo", che permea l'opera (armi, alcol e donne) si percepisce una sensibilità e soprattutto una grande malinconia e tristezza, la guerra gli porta via gli amici, gli porta via Catherine che penso lui vorrebbe amare in modo diverso, con più passione, ma non ci riesce perché la sensazione che tutto scivoli via e vada perso è più forte di qualunque sentimento.

Forse questo è legato allo stato mentale in cui versava Hem, tendeva a vedere tutto nero e nelle sue opere (almeno nelle due che ho letto io) questo è passato in pieno: anche i bei momenti sono sempre permeati di malinconia: è festa ma prima o poi la festa finirà lasciando un senso di vuoto, di malinconia e di rimpianto.

Non so se mi sono spiegata...:boh:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Finito libro 2

Piccolo spoiler


Il protagonista ha appena abbandonato Milano, dov’era ricoverato, per tornare al fronte.

Il secondo libro è basato sul rapporto tra Catherine e il protagonista, un rapporto fatto di dialoghi e pensieri che spesso fanno arrabbiare il gentil sesso.

A dispetto della sua fama, non credo che Hemingway fosse “maschilista”. I dialoghi tra i due innamorati, se possono sembrare surreali, secondo me sono, invece, molto vicini al reale. Parliamo così, più o meno tutti, e i dialoghi in “Addio alle armi” non hanno nulla di epico o romantico, al contrario sembrano semplici trascrizioni, quasi come quelle dei tribunali.

Certo, anche i pensieri, trascritti in prosa dal nostro, non sono propriamente romantici, per lo meno non in senso stretto. Perché, diciamocelo pure, il protagonista pare che voglia solo portarsi a letto Catherine e ogni volta che un inghippo di qualsiasi natura si frappone al soddisfacimento del suo istinto, l’autore pone come unico problema la risoluzione dello stesso. Non c’è che dire; un vero romanticone!

Non sono l’avvocato difensore di Hemingway, che di avvocati non ha bisogno, ma non dimentichiamoci che scrive espressamente di amare Catherine, così come scrive “espressamente” tutto il resto.

Il punto è che questo romanzo è permeato da un senso di rinuncia totale. Non c’è epica in guerra così come non c’è romanticismo in amore. I dialoghi con l’artigliere o il cameriere di turno sono altrettanto grotteschi e privi di retorica, quanto quelli con la sua amata sono scevri da manierismi e occhi a cuoricini.

Hemingway non trovava nulla di sensazionale nella vita; non nell’amore, non nella guerra e non nei rapporti con il prossimo.

Ma non ce l’aveva con nessuno, tanto meno con le donne.
 

ila78

Well-known member
Piccolo spoiler


Il protagonista ha appena abbandonato Milano, dov’era ricoverato, per tornare al fronte.

Il secondo libro è basato sul rapporto tra Catherine e il protagonista, un rapporto fatto di dialoghi e pensieri che spesso fanno arrabbiare il gentil sesso.

A dispetto della sua fama, non credo che Hemingway fosse “maschilista”. I dialoghi tra i due innamorati, se possono sembrare surreali, secondo me sono, invece, molto vicini al reale. Parliamo così, più o meno tutti, e i dialoghi in “Addio alle armi” non hanno nulla di epico o romantico, al contrario sembrano semplici trascrizioni, quasi come quelle dei tribunali.

Certo, anche i pensieri, trascritti in prosa dal nostro, non sono propriamente romantici, per lo meno non in senso stretto. Perché, diciamocelo pure, il protagonista pare che voglia solo portarsi a letto Catherine e ogni volta che un inghippo di qualsiasi natura si frappone al soddisfacimento del suo istinto, l’autore pone come unico problema la risoluzione dello stesso. Non c’è che dire; un vero romanticone!

Non sono l’avvocato difensore di Hemingway, che di avvocati non ha bisogno, ma non dimentichiamoci che scrive espressamente di amare Catherine, così come scrive “espressamente” tutto il resto.

Il punto è che questo romanzo è permeato da un senso di rinuncia totale. Non c’è epica in guerra così come non c’è romanticismo in amore. I dialoghi con l’artigliere o il cameriere di turno sono altrettanto grotteschi e privi di retorica, quanto quelli con la sua amata sono scevri da manierismi e occhi a cuoricini.

Hemingway non trovava nulla di sensazionale nella vita; non nell’amore, non nella guerra e non nei rapporti con il prossimo.

Ma non ce l’aveva con nessuno, tanto meno con le donne.

Io non penso che sia maschilista perché non ci sono slanci romantici e cuoricini, che tra l'altro sarebbero del tutto fuori luogo, a lui le donne piacciono, si vede, basti pensare a come, un po' più avanti rispetto a dove sei tu, descrive Catherine che, a letto, si spazzola i capelli illuminata da un tenue raggio di luce (femminilità pura....:sbav:).
Non gli fa fare una gran figura alle donne, ecco...perché, diciamocelo, Catherine è una bellissima oca giuliva, una che, appunto per essere maschilisti, ti porti a letto e basta, lei comunque non fa nulla per smentire questo ruolo: è completamente succube e sottomessa fa tutto quello che gli dice lui e si piega a ogni sua volontà, questo non solo non è romantico ma non è neanche amore dal mio personale punto di vista. :boh:
Io sono arrivata a pensare che questi due si "usino" a vicenda per essere un po' meno soli nello squallore che la guerra ha creato.
 

Spilla

Well-known member
Dite tutto così bene voi che non mi resta da aggiungere niente :mrgreen:

A me questi dialoghi così essenziali e assurdi fanno venire i nervi, ma adesso che mi avete spiegato il loro senso (o non-senso) sto meglio ;)
Sono al libro terzo, quando Fred torna al fronte
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
qualche curiosità, se già non la sapete

Hemingway non era nè uno storico nè un biografo, ma un romanziere, uno che di mestiere scriveva cose inventate

Troppe volte ho sentito consigliare “Addio alle armi” perché romanzo autobiografico, quando di autobiografico in realtà c’è ben poco.

E’ tutto traslato, sia a livello temporale che a livello spaziale. E' vero che ha fatto la guerra, ma altrove e in altri modi ed è vero che ha conosciuto una donna, ma il loro rapporto fu ben diverso.

Hemingway fece richiesta di servire il proprio paese in quella lontana guerra d’Europa che ormai interessava anche gli Stati Uniti.

Non venne mandato a combattere a causa di un difetto fisico, ma a prestare servizio come rifornitore di prime linee. In pratica portava ai soldati ciò di cui avevano bisogno.

E’ vero che venne operato a Milano, ma non è vero che vi soggiornò intere settimane. E qui bisogna dargli merito, nel senso che molto probabilmente il ferimento fu molto più pesante, in un certo senso molto più "eroico" nella realtà, mentre nel libro si parla di un "semplice" attacco al dipartimento presso il quale stava prestando servizio .

Fu proprio all’ospedale di Milano che conobbe la Von Kuroswky (alter ego di Catherine), non quindi in battaglia sull’Isonzo.
Isonzo che tra l’altro non vide mai, almeno non in guerra, visto che non prestò servizio a Gorizia, ma molto più a sud, nei pressi di Venezia. Vide le sponde del Piave, dunque, non dell'Isonzo e fu in una zona di guerra un tantino più tranquilla rispetto alla Caporetto del 1917.

In ultimo, non voglio rovinarvi il finale del libro, ma vi anticipo che non ha nulla a che vedere con ciò che capitò realmente all’autore.
 

ila78

Well-known member
Hemingway non era nè uno storico nè un biografo, ma un romanziere, uno che di mestiere scriveva cose inventate

Troppe volte ho sentito consigliare “Addio alle armi” perché romanzo autobiografico, quando di autobiografico in realtà c’è ben poco.

E’ tutto traslato, sia a livello temporale che a livello spaziale. E' vero che ha fatto la guerra, ma altrove e in altri modi ed è vero che ha conosciuto una donna, ma il loro rapporto fu ben diverso.

Hemingway fece richiesta di servire il proprio paese in quella lontana guerra d’Europa che ormai interessava anche gli Stati Uniti.

Non venne mandato a combattere a causa di un difetto fisico, ma a prestare servizio come rifornitore di prime linee. In pratica portava ai soldati ciò di cui avevano bisogno.

E’ vero che venne operato a Milano, ma non è vero che vi soggiornò intere settimane. E qui bisogna dargli merito, nel senso che molto probabilmente il ferimento fu molto più pesante, in un certo senso molto più "eroico" nella realtà, mentre nel libro si parla di un "semplice" attacco al dipartimento presso il quale stava prestando servizio .

Fu proprio all’ospedale di Milano che conobbe la Von Kuroswky (alter ego di Catherine), non quindi in battaglia sull’Isonzo.
Isonzo che tra l’altro non vide mai, almeno non in guerra, visto che non prestò servizio a Gorizia, ma molto più a sud, nei pressi di Venezia. Vide le sponde del Piave, dunque, non dell'Isonzo e prestò servizio In una zona una tantino più tranquilla rispetto alla Caporetto del 1917.

In ultimo, non voglio rovinarvi il finale del libro, ma vi anticipo che non ha nulla a che vedere con ciò che capitò realmente all’autore.

Grazie! Di quello che hai scritto sapevo sì e no il 10%

Io spero che la "vera" Catherine fosse un po' più simpatica e meno oca di quella letteraria.

Sono quasi in fondo (attenzione se non l'avete letto seguono spoiler) quando sono sulla barca, lei si offre di remare e dice a lui che se il remo gli sbattesse sulla pancia la vita sarebbe più semplice l'avrei buttata fuori bordo! Magari pensarci prima di darla via come il pane, no vero?!? :W
Altro momento in cui l'avrei presa a calci è quando lui le chiede di sposarlo e lei gli risponde "Quando sarò di nuovo magra" . Ma che risposta è?!?!? :paura:
E poi è troppo svenevole, io le svenevoli non le mai tollerate nemmeno sulle pagine scritte.
Si capisce che la odio? :mrgreen:

Ah dimenticavo: "Se bevo la birra il bambino nascerà più piccolo?!?!?" :paura: Ma che teoria eh?!? Più piccolo ma anche più rimbecillito....:W
 
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c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Grazie! Di quello che hai scritto sapevo sì e no il 10%

Io spero che la "vera" Catherine fosse un po' più simpatica e meno oca di quella letteraria.

Sono quasi in fondo (attenzione se non l'avete letto seguono spoiler) quando sono sulla barca, lei si offre di remare e dice a lui che se il remo gli sbattesse sulla pancia la vita sarebbe più semplice l'avrei buttata fuori bordo! Magari pensarci prima di darla via come il pane, no vero?!? :W
Altro momento in cui l'avrei presa a calci è quando lui le chiede di sposarlo e lei gli risponde "Quando sarò di nuovo magra" . Ma che risposta eh?!?!? :paura:
E poi è troppo svenevole, io le svenevoli non le mai tollerate nemmeno sulle pagine scritte.
Si capisce che la odio? :mrgreen:

Ah dimenticavo: "Se bevo la birra il bambino nascerà più piccolo?!?!?" :paura: Ma che teoria eh?!? Più piccolo ma anche più rimbecillito....:W
Questa è la parte che non mi va di Hem. Quando si perde in dialoghi che non hanno senso. Lui che portava in palmo di mano la secchezza della prosa, il coraggio e l'onore, il carattere e la sincerità. Ma avete letto i botta e risposta tipo "mi ami?", "si, ti amo e tu mi ami?" nella prima parte del romanzo? O i dialoghi che sottolinea ila, quotati qui sopra? Ma dài, sa fare di meglio! A volte proprio non capisco come non abbia cestinato o addirittura incenerito alcune parti. Mah...
 

ila78

Well-known member
Questa è la parte che non mi va di Hem. Quando si perde in dialoghi che non hanno senso. Lui che portava in palmo di mano la secchezza della prosa, il coraggio e l'onore, il carattere e la sincerità. Ma avete letto i botta e risposta tipo "mi ami?", "si, ti amo e tu mi ami?" nella prima parte del romanzo? O i dialoghi che sottolinea ila, quotati qui sopra? Ma dài, sa fare di meglio! A volte proprio non capisco come non abbia cestinato o addirittura incenerito alcune parti. Mah...

Diciamo che mai come in questo romanzo molte volte era meglio far tacere i personaggi. :D

Anche a me danno fastidio i "Mi ami?" "Sì e tu mi ami?" ripetuti all'infinito per non parlare di "Sono una brava moglie?" "Sì, sei una brava moglie" (noooo....sei insopportabile!!!! :W :mrgreen:)
 

ila78

Well-known member
In compenso il dialogo con l'anziano Conte durante la partita a biliardo è qualcosa di SUBLIME che da solo riscatta da ogni non-sense e pesantezza precedente. :)
 
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