La foto del giorno

qweedy

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Khalid Albaih, EU Jesus (2015; digital drawing)

Fino al 23 febbraio 2025, al museo di Santa Giulia di Brescia, è allestita "Khalid Albaih. La stagione della migrazione a Nord”, la prima mostra personale in Italia dell’artista, curatore e attivista sudanese.
 
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Massimo Sestini Mare Nostrum 7 giugno 2014

Massimo Sestini. Zenit della fotografia, mostra allestita al Museo di Santa Giulia a Brescia fino al 2 marzo 2025.

Tra le 53 immagini in mostra, spicca quella che ha definitivamente consacrato il fotografo: Mare Nostrum, uno scatto panoramico, immortalato dall’alto, che raffigura un barcone affollato di migranti. Premiata nel 2015 con il World Press Photo, l’opera è stata selezionata tra le Top 10 images of 2014 dal TIME.

Da questo scatto è nata la serie Where are you: nei cinque anni successivi, il fotografo ha infatti rintracciato i migranti di quell'imbarcazione per testimoniarne la vita nei paesi europei dove hanno trovato asilo (tra Svizzera, Francia e Germania).
 

Shoshin

Shikata ga nai

Shoshin

Shikata ga nai
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Sta arrivando a Trieste la nave più bella del mondo...
Mi tengo lontana.
Lontana dalla folla.

Da lontano questo magnifico veliero è ancora più bello.










Un pezzo di storia...

 

Shoshin

Shikata ga nai
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La stazione di Kami-Shirataki, situata a Hokkaidō, in Giappone, era destinata alla chiusura a causa del numero estremamente ridotto di passeggeri. Tuttavia, i responsabili della compagnia ferroviaria si accorsero che un'unica studentessa utilizzava quotidianamente il treno per andare a scuola.

Invece di chiudere la stazione, le autorità presero una decisione sorprendente: mantenere il servizio attivo fino a quando la ragazza non avesse completato gli studi.

Per diversi anni, il treno arrivava e partiva esclusivamente in base agli orari scolastici della giovane, permettendole di raggiungere la scuola al mattino e di tornare a casa nel pomeriggio.

Quando la studentessa concluse il suo percorso di studi, la stazione venne definitivamente chiusa, segnando la fine di una straordinaria storia di responsabilità e rispetto per l'istruzione.


Dal web



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Shoshin

Shikata ga nai
Un papà cicogna, rimasto improvvisamente solo con i suoi quattro piccoli dopo la tragica morte della compagna colpita da un cavo ad alta tensione lo scorso fine settimana, lotta ogni giorno per tenere viva la speranza nel nido.
Ma non è solo: tre volte al giorno, una mano umana si arrampica fino a lui, portando cibo e conforto. Nutre i piccoli e anche il padre affranto, che ha accettato questo aiuto in silenzio, con dignità.
È in quel gesto, semplice e potente, che si manifesta l’amore capace di andare oltre ogni confine, anche quello tra le specie.
Dal web



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Shikata ga nai
In Giappone non esiste la Giornata dell’Insegnante. E forse... non serve nemmeno.

Durante il mio soggiorno in Giappone, un giorno chiesi al mio collega, il professor Yamamoto:

— Quando celebrate qui la Giornata dell’Insegnante?

Lui mi sorrise con gentilezza, come se non capisse bene la domanda, e mi rispose con serenità:

— Qui in Giappone… non abbiamo un giorno speciale per questo.

Lo ammetto, inizialmente mi sembrò strano. Com’è possibile che un paese così avanzato nella scienza, nella tecnologia e soprattutto nell’istruzione possa trascurare qualcosa di tanto simbolico?

Ma col tempo ho capito.


In Giappone, il rispetto per il maestro non si celebra un giorno all’anno. Si vive. Ogni giorno.

Ricordo un pomeriggio, mentre tornavamo a casa dal lavoro. Prendemmo la metropolitana nell’ora di punta. Eravamo stretti tra la folla, io in piedi. A un certo punto, un uomo anziano si alzò e mi offrì il posto. Sorpreso, esitai.

Più tardi chiesi a Yamamoto perché quell’uomo l’avesse fatto.

— Forse ha visto il tuo tesserino da insegnante — mi disse. — Qui la figura del maestro è molto rispettata.

Non era cortesia. Era cultura.
Non era un gesto educato. Era una forma di reverenza.

Qualche giorno dopo, volevo comprare un regalo per la famiglia di Yamamoto. Mi portò in una libreria qualunque. Nulla di speciale. Ma quando mostrò la sua tessera da insegnante, ricevette uno sconto. In silenzio. Senza cartelli, senza annunci. Era solo un altro modo discreto e naturale per riconoscere il valore di chi insegna.

In Giappone, gli insegnanti non hanno corsie preferenziali, non vengono chiamati sul palco una volta l’anno per ricevere fiori o applausi.
Hanno qualcosa di molto più prezioso: il rispetto quotidiano di una società che riconosce, nel profondo, il peso e la dignità della loro missione.

Essere insegnante in Giappone è una delle carriere più impegnative e onorate.
Il percorso per diventarlo è rigoroso, gli standard sono altissimi, l’etica è imprescindibile.
Non tutti ce la fanno. Non tutti ci provano.

Forse è per questo che lì non esiste la Giornata dell’Insegnante.
Perché in un paese dove il maestro è onorato ogni giorno,
un solo giorno sarebbe troppo poco.
Anzi, quasi superfluo.

Dal Web



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