Quest'anno, insieme ad un amico, ci siamo fatti il vino.
Per me è stata la prima volta.
Barbera e Bonarda dell'Oltrepò.
In pratica un Gutturnio ma fermo.
Abbiamo spremuto l'uva separando subito i raspi dal resto e abbiamo lasciato fermentare 7 o 8 giorni.
Poi abbiamo spremuto anche le bucce e le abbiamo separate, lasciando il mosto ancora 3 giorni a contatto con l'aria.
Successivamente abbiamo aggiunto l'olio enologico affinché continuasse a riposare ma senza il contatto con l'ossigeno.
Andavo regolarmente a controllare che stesse bene, e infatti stava sempre meglio e io più di lui: le orecchie rosse, la testa lucida e il cuore caldo.
C'è stato un momento, verso i due mesi circa, che avrà avuto 12 o 13° ma era ancora dolcione e fruttato: se l'avessi avuto io, me lo sarei bevuto tutto e sarei morto felice, fruttato e con un retrogusto di more e mele mature.
Poi ha iniziato a diventare sempre più secco e un pelino aspro e un mese fa me ne sono portato 40 litri a casa, e lo tengo giù nel sottoscala, nella vetroresina, sotto all'olio.
Adesso i miei figli vanno giù con una bottiglia di mezzo litro, la riempiono, la versano nel decanter dove perde quasi tutta l'acidità, lasciando solo il fruttato.
Non è il vino più buono del mondo, ma è il mio e quello di un mio amico e ne sa di uva e di amicizia, e dà una soddisfazione che gli altri vini non mi danno, anzi, siccome alla fine resta un pelo acidino, va bene pure col fritto di pesce.
Comunque, il bello è che cambia continuamente gusto, come a una persona può cambiare l'umore.
L'anno prossimo ne faremo ancora.
Voglio farlo anche bianco e per l'occasione voglio che i miei figli ci vadano dentro coi piedi.
Saranno bottiglie che non dimenticheremo mai, ma non per il loro colore, nè per il perlage o il retrogusto alla buccia di melograno.
Spero non le dimentichino nemmeno loro, magari le raccontino ai loro figli e lo facciano, ancora più buono.
E' un vino che auguro a tutti.