Amarone della Valpolicella
IL vino.
Un DOCG della provincia di Verona.
L'uvaggio previsto dal disciplinare è:
*
Corvina dal 70 al 40%
* Rondinella dal 20 al 40%
* Molinara dal 5 al 25%
Sentori olfattivi: frutta matura, confettura di amarena e di lamponi. In quelli più invecchiati si possono percepire anche sentori di muschio e di catrame, quest’ultimo in gergo tecnico detto di goudron.
Grado alcolico: la gradazione minima prevista è di 14º. Ma per i più corposi può raggiungere anche i 16º.
Invecchiamento: oltre 2 anni, per essere etichettato doc.
Servizio: in ampi bicchieri, in modo da dare ai profumi la possibilità di evolversi con l’ossigenazione del vino. Temperatura di servizio ideale dai 18 ai 20 °C.
Abbinamenti: perfetto con i brasati, stracotti, spezzatini, arrosti, soprattutto di selvaggina. Accompagna egregiamente anche salumi, formaggi stagionati e piatti tipici della tradizione quale "pasta e fasoi" e lo stesso risotto all’Amarone. Ottimo anche "da meditazione".
l nome deriva dalla parola “amaro”, adottata per distinguerlo dal Recioto (dolce) della Valpolicella da cui ebbe, seppure involontariamente, origine.
Fu introdotto nella primavera del
1936 nella Cantina Sociale Valpolicella ad opera del capocantina Adelino Lucchese che, grazie al fortunato ritrovamento di una botte di recioto dimenticata in cantina, spillando il Recioto Amaro dal fusto di fermentazione, uscì in una esclamazione entusiastica: “Questo non è un Amaro, è un Amarone”.
Praticamente il recioto, messo in botte e poi dimenticato, continuò a fermentare fino a diventare secco.
Di "vino amaro" si parlava fin dai tempi di
Catullo che, nel Carme XXVII (49 circa a.C.), reclama “calices amariores” (bicchieri più amari).
Cassiodoro nei primi anni del 500 ricerca l’Acinatico della Valpolicella, rosso e bianco: si ritiene che fosse un "recchiotto amaro", scrive G. B. Peres nel 1900, opinione coincidente con quella del Panvinio, che nell’Acinàtico di Cassiodoro riconosce il Rètico di Augusto e del Sarayna (1543) che parla dei vini della Valpolicella "neri, dolci, racenti e maturi".
Anche Scipione Maffei esalta il vino amaro della Valpolicella. Ma forse più di ogni altro vale il giudizio emesso da assaggiatori francesi a Parigi nel 1845 su una partita di vino "Rosso Austero Costa Calda" di S. Vito di Negrar vecchio di 11 anni: "Supremo vino d’Italia... preferibile a diversi Bordeaux ed Hermitage".
Per trovare la prima etichetta e il primo documento di vendita dobbiamo arrivare al 1938, ma venne ufficialmente commercializzato a partire dal 1953, anno di messa in commercio dell'Amarone fatto per scelta e non per fortuna.
Metodo di produzione
Le uve sostano nei
fruttai per tre - quattro mesi, costantemente visionate, girando i grappoli, per eliminare tempestivamente eventuali attacchi di muffe dannose, sino a che non perdono almeno la metà del loro peso e con l'evaporazione dell'acqua si raggiunge la concentrazione degli zuccheri desiderata, nella misura del 25-30%.
Ultimato l'
appassimento, dopo un ulteriore, attento controllo, le uve sono sottoposte a pigiatura, che generalmente coincide con il periodo più freddo dell'anno.
Attualmente si utilizza un metodo di vinificazione di stampo tradizionale, svolto a temperature naturali, e quindi molto basse, visto il momento (i mesi di gennaio e febbraio) in cui si svolge, e un lungo periodo di contatto con le bucce che può protrarsi per alcuni mesi. Questo sistema consente di ottenere un vino che richiede successivamente tempi d'affinamento, in botte ed in bottiglia, decisamente più lunghi.
L'affinamento in legno
Completamento naturale è l'affinamento dei vini in botti di rovere di Slavonia della capacità variabile da 1000 a 5000 litri. Il periodo di maturazione è relativamente corto per il Recioto e più lungo per l'Amarone che deve evolvere e sviluppare tutta la sua potenzialità. Dopo la permanenza in botte segue un ulteriore periodo d'affinamento in bottiglia, nelle cantine di produzione, prima della commercializzazione.