Molto interessante la similitudine tra lo studio del pianeta Solaris e la religione:
"La Solaristica - scriveva Muntius - è un succedaneo di religione dell'era cosmica, una fede che riveste i panni della scienza; il Contatto, suo fine supremo, è altrettanto oscuro e nebuloso che la Comunione dei santi o la venuta del Messia. L'esplorazione pone in atto un sistema liturgico in forme metodologiche; l'umile laboriosità dei ricercatore è l'attesa di un Avvento, di un' Annunciazione, poichè tra Solaris e la terra non esistono nè possono esistere dei ponti. Ma questa verità evidente, come altre, come l'assenza di esperienze in comune, come l'assenza di concetti comunicabili, viene respinta dai solaristi al modo stesso che i credenti ricusavano qualsiasi argomento che minasse le basi della loro fede. Del resto che cosa s'aspetta, l'uomo, che cosa si ripromette mai, stringendo "relazioni informative" con un mare pensante? Un elenco delle vicissitudini di un'esistenza senza fine nel tempo, così antica da aver sicuramente perso memoria delle proprie origini? Una descrizione dei desideri, delle passioni, delle speranze, delle angosce, che si liberano nel parto autogeno di montagne viventi, una trasmutazione esistenziale della matematica, una pienezza di solitudine e rassegnazione?".