Solitamente preferisco i romanzi ai racconti, leggendo i quali non faccio in tempo ad affezionarmi ai personaggi e a sentirmi parte della storia. Qui è un po' diverso poichè il protagonista, si chiami Charles Bukowski o Henry Chinaski, è sempre lo stesso, perciò, ti piaccia o no, devi stringere con lui una conoscenza piuttosto approfondita

Ripetitivo, ma anche innovativo nel linguaggio, nel suo modo di mescolare il reale all'assurdo al punto che tutto può essere l'una e l'altra cosa. Chi altro scrive come lui? Sarebbe possibile inquadrare i suoi scritti in un genere?
Il bello di Bukowski, secondo me, è che è totalmente libero, e di conseguenza è liberatorio leggerlo; le cose più assurde appaiono naturali, lui è diverso e orgoglioso di esserlo, in barba a chi ha una vita e una testa più politically correct, e se il male di vivere è l'alto prezzo da pagare per questo, ben venga, non essendoci altra soluzione.
Certo, dapprincipio è spiazzante per un lettore non abituato, ma si fa in fretta ad affezionarsi a questo protagonista cinico, ribelle ma anche tenero, esilarante in vari momenti anche se sempre con un retrogusto amaro. Lo si accetta e lo si prende così come è, con i suoi pregi e i suoi difetti, il suo genio e la sua follia, la sua sofferenza, i suoi sprazzi di misoginia, le sbronze e le dettagliate descrizioni di qualsiasi genere di sfogo fisico

