XXXVIII G.d.L - Ti con zero di Italo Calvino

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asiul

New member
La natura delle cose...

Non è facile commentare questo secondo racconto. Riporto alcuni passi, ma sono davvero tanti quelli che lascio.

Questa storia si congiunge all’altra. Partendo dalla conoscenza della diversità totalmente nuova, si passa ad una nuova disuguaglianza ritrovata o meglio da sempre esistita.

"Chi c’era c'era dovevamo vedercela tra noi:chi sarebbe arrivato lontano, chi sarebbe rimasto lì dov’era, chi non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. La scelta era tra un numero di possibilità ,limitate”

“M’affaccio.Vedo un animale sconosciuto che cantava su di un ramo.” “stavamo guardando l’uccello pieni di meraviglia- …- ma pure pieni di sbigottimento, perché l’esistenza degli uccelli mandava all’aria il modo il modo di ragionare in cui eravamo cresciuti”.

Eccolo l’incontro, avvenuto quasi per caso. La folla che guarda con meraviglia ed un vecchio, considerato il saggio U(h) “che si stacca dal gruppo …Non guardatelo!” come se il solo gesto di non condividerne la presenza basti a negarne l’esistere.

C’è in questo un non voler ammettere l’evidenza delle cose. Una chiusura mentale a priori. Anche qui, come nel precedente racconto, la paura che quel qualcosa di nuovo ci porti via quel pezzetto di mondo che ci siamo creati e nel quale ci sentiamo falsamente sicuri.

Il mondo non può essere quello che vogliamo vedere, ma ciò che vediamo. Non tutto ciò che è diverso da noi è nostro nemico. Ci sentiamo minacciati prima che l’intimidazione si presenti, perché ne creiamo la forma prima di tutto nella nostra mente.

“Ci aveva tormentato a lungo il dubbio su chi era un mostro e chi non lo era,ma da un pezzo poteva dirsi risolto:non mostri siamo tutti noi che ci siamo e mostri invece sono tutti quelli che potevano esserci e invece non ci sono, perché la successione delle cause e degli effetti ha favorito chiaramente noi, i non-mostri, anziché loro.”

“L’uccello volò lontano (…) E io gli andai dietro….mi guardai intorno:non riconoscevo niente. … Quello che importa è che intorno a me si dispiegavano tutte le forme che il mondo avrebbe potuto prendere nelle sue trasformazioni e invece non aveva preso, per qualche motivo occasionale o per un’incompatibilità di fondo: le forme scartate, irrecuperabili, perdute… il mio sguardo anziché evitare quei mostri, li cercasse,come per convincersi che non erano mostri fino in fondo, e che a un certo punto l’orrore facesse posto a una sensazione non sgradevole(…):la bellezza che esisteva anche là in mezzo, a saperla riconoscere”

“Da quando” scrive Italo “s’era scoperta l’esistenza degli uccelli, le idee che regolavano il nostro mondo erano entrate in crisi. Quello che prima tutti credevano di capire,(…)non valeva più”.

E così le nostre certezze, non son più così certe e questo ci spaventa.
Basta poco..davvero poco, soltanto aprire gli occhi e saper guardare, perché come scrive Calvino in tutte le cose c’è una naturale bellezza che bisogna saper riconoscere.

E quando questo avviene ci si accorge che l’idea del mostro che vedevamo era solo una proiezione delle nostre paure. Ci si innamora come il personaggio del racconto della “bellezza prigioniera nel cuore di quel mondo, la bellezza perduta …” e che una volta entra taci nella testa, per fortuna, non siam più capaci di cancellare.

Nel libro (ho quasi finito, non preoccupatevi) Or la regina degli uccelli dice a quell’uomo che per comprendere deve dimenticare ciò che capiva prima. Già, per capire bisognerebbe abbandonare l’idea che prima ci ha rapito e liberarcene definitivamente, ma non è facile perché quando ciò avviene ci si accorge che comunque cambiare le cose è a volte più difficile del lasciarle come sono, perché ci si scontra comunque con l’altro e con la sua idea, difforme dalla nostra.

Per paradosso Calvino ci mostra come sebbene il non-mostro una abbia superato il mostro chiedendogli di riconoscere la non diversità, quest’ultimo non sia poi difforme da chi vedeva in lui stesso una minaccia.

E così tutto si dimentica. Ogni tentativo di riportare le cose nel loro incedere naturale è un lontano ricordo. Ma la riflessione che resta è ..cos’è davvero naturale se coloro che in realtà diversi non sono continuano a sentirsi tali rivendicando solo in apparenza la loro uguaglianza?

"Nel cielo continuano ad esserci gli uccelli, ma nessuno più ci bada”
 
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skitty

Cat Member
Leggendo i bei commenti della Lu, non ho resistito, e ho iniziato il libro (sigh, accavallandolo ad altri due... ma ero troppo curiosa!).

Il primo racconto, La molle luna, mi ha già incantata, con una scrittura fluida ed avvolgente.

L’ostilità per qualcosa di diverso manifestata dalla paura e dal disgusto di ciò che non si conosce. L’amarezza di ritrovare una verità difficile da digerire.

L’immagine di una Sibyl ormai “disfatta” per rappresentare la fine di un amore. È così vero tutto questo.
Quando non c’è più nulla ogni aspetto che prima ci sembrava una piacevole caratteristica diventa un insopportabile difetto. L’estraneità delle parole “Ma adesso - … - cosa può ancora dirmi Sibyl?” portano con loro una dolorosa verità.

Vengono impiegati una gran quantità di vocaboli e concetti dall'accezione negativa e ripugnante per descrivere la luna. Impregnano le pagine, tanto che alla fine si è portati automaticamente a considerare anche noi disgustoso l'oggetto descritto!


Ha colpito anche me il rapporto tra l'io narrante e Sibyl, una sorta di sottomissione reverente, che poi viene a mancare alla fine, indicando il cambiamento dell'equilibrio in quella relazione. Magari può essere che l'avverarsi delle paure del protagonista, a dispetto delle previsioni ottimistiche di Sibyl, abbia fatto sparire il rispetto di lui, e abbia fatto perdere a lei la fiducia in sé stessa, portandola a lasciarsi andare...
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Qualche giorno per tornare a casa (il che mi permettera' di finire il libro che sto leggendo...avvincente peraltro come un romanzo) e iniziero' la lettura anche io....
:YY
 

skitty

Cat Member
L'origine degli uccelli

Condivido le annotazioni e le impressioni di Luisa. Un racconto molto particolare, che in maniera originale (la rappresentazione delle parole "disegnate" in vignette... idea spettacolare!) dipinge ciò che già conosciamo da tempo: la scoperta del nuovo, la sua negazione e demonizzazione, il dubbio che il nuovo possa essere migliore, e l'acquisizione della novità come nuova abitudine, a volte sentita e compresa, a volte assunta solo perché "si deve" ma senza capirla.

Oltre ai bellissimi passi segnalati da Lu, mi ha colpito anche il cambiamento trovato da Qfwfq al suo ritorno nel proprio mondo. " Si sarebbe detto che adesso ognuno si vergognasse d'essere come ci si aspettava che fosse, e si sforzasse d'ostentare un aspetto irregolare, imprevisto. (...) E tutti avevano l'aria di chi aspetta da un momento all'altro quacosa: non il succedersi puntuale di cause ed effetti, come un tempo, ma l'inaspettato."

E poi la rivelazione finale: "Non c'è differenza! Mostri e non-mostri sono sempre stati vicini! Ciò che non è stato continua a essere... "

(Per caso ha un significato particolare questo nome strano del protagonista Qfwfq? Magari qualcuno lo conosce?)
 

skitty

Cat Member
I cristalli

Continuità serrata tra questi racconti, che iniziano sempre con Qfwfq che "ricordò" (nel primo), "raccontò" (nel secondo) e "commentò" in questo terzo.
E sempre si narrano relazioni controverse con una donna.

"Adesso avete capito: se io amo l'ordine, non è come per tanti altri il segno d'un carattere sottomesso a una disciplina interiore, a una repressione degli istinti. In me l'idea di un mondo assolutamente regolare, simmetrico, metodico, s'associa questo primo impeto e rigoglio della natura, alla tensione amorosa, a quello che voi dite l'eros, mantre tutte le altre vostre immagini, quelle che secondo voi associano la passione e il disordine, l'amore e il traboccare smodato - fiume fuoco vortice vulcano -, per me sono i ricordi del nulla e dell'inappetenza e della noia."

Il mondo di ordinati cristalli e diamanti si contrappone a quello precedente disordinato, e fatto di tanti materiali diversi che confondono e ostacolano... ma che forse rappresentano la naturalezza delle cose, mentre ora è tutto uguale e prestabilito. O forse non tutto.

"Contro il finto ordine non può nulla il finto disordine, ci vorrebbe il diamante, non da averlo noi ma che il diamante ci avesse, ..."

Coinvolge intensamente la mente il linguaggio utilizzato da Calvino in questo (e anche negli altri) racconto: sono parole musicali, con i suoni rendono propriamente le immagini che descrivono ed evocano. Sono chiari, subito, nella mente l'ordine, il disordine, il vetro, il diamante, il "pantano minerale"... Queste descrizioni toccano tutti i sensi.
 

Zefiro

da sudovest
il set up del sistema

Giunto alla seconda parte, Priscilla.

Della prima m'hanno molto impressionato il racconto sugli uccelli e quello sui cristalli a mio parere i migliori in un contesto generale poco meno che eccelso o comunque molto prossimo

La prosa di Calvino, ancora una volta, è impareggiabile ed a leggere e rileggere ogni passo si permane con la sensazione di non averne scavato o compreso in forma chiusa tutta la profondità.

Ancora una volta, come in "Se una notte d'inverno un viaggiatore", in forma artistica ben diversa, un libro tutto centrato sull' "inizio", su ciò di cui un inizio è carico vuoi de facto vuoi in potenza, sulle sue infinite possibilità, sul suo altissimo peso specifico per il reale e per l'umano.

Ne dà ragione del resto, quasi a manifesto programmatico, il titolo stesso della raccolta. "Ti con zero", in fisica, sta ad indicare l'inizio appunto, dove un dato fenomento comincia nel tempo, il set up del sistema.

Ed in tale To, l'inizio appunto, per Calvino, viene impressa la matrice ultima del senso del sistema stesso.

Ed ancora di più. Sul misterioso e densissimo riverbero concreto che un inizio ha sull'esistenza intera, vuoi umana, vuoi cosmica ed universale, nella sua capacità di riprodursi e riaccadere (quando accade!) in modo sempre uguale ed al contempo sempre diverso.

Quasi non fossimo fatti d'altro e d'altro non fosse fatto l'esistere del tutto, e che l'"inizio" in qualche modo costituisca se non il nocciolo ultimo di noi e delle cose, qualcosa di comunque molto prossimo ad esso.

Il racconto dell'"innamoramento" di Qfwfq in Mitosi da questo punto di vista lascia quasi senza fiato.

Impressionanti infine, le riflessioni su ciò che non è, o meglio su ciò che avrebbe potuto essere e non è stato e sulla immanenza ed importanza che ciò ha per quel che invece è, è accaduto ed accade.

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"(...) quello che volevo raccontare è l'incontro di due individui che non ci sono (...) una storia che non si può separare dalla storia di tutto il resto di ciò che esiste, e quindi dalla storia di ciò che non esiste e non esistendo fa si che ciò che esiste esista (...)"
(I. Calvino; Meiosi, Ti con zero)
 
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skitty

Cat Member
Il sangue, il mare

Un racconto molto... strano direi, ma molto toccante nella sua "stranezza".

"Le condizioni di quando la vita non era ancora uscita dagli oceani non sono molto mutate per le cellule del corpo umano, bagnate dall'onda primordiale che continua a scorrere nelle arterie. (...)

Il mare in cui un tempo gli esseri viventi erano immersi, ora è racchiuso entro i loro corpi."


Pagine fitte fitte di parole evocative e musicali, che contrappongono continuamente, in tutti i risvolti possibili, il "dentro" ed il "fuori", il sangue nelle vene ed il mare-mondo in cui nuotiamo.

Il tutto incredibilmente sovrapposto ad un semplice viaggio in auto. Come non pensare a quante volte siamo stati in auto "schiacciati" sui sedili insieme a persone amate e altre detestate, e chissà quali pensieri ruotavano nelle menti di chi stava seduto accanto a noi, quali interpretazioni, quali desideri...

Si rincorrono le parole, in fretta, per poi arrivare con ansia a scoprire un sorprendente finale.
 

asiul

New member
L'evoluzione e la fine...I cristalli

Giunta alla seconda parte (Priscilla) posto, per il momento, il commento del primo dei due racconti finali.


Tanti metasignificati … e sì, Calvino ne è il maestro.

“Avrebbe potuto essere diverso, lo so - … -ci ho creduto tanto, in quel mondo di cristallo che doveva venir fuori, da non rassegnarmi più a vivere in questo, amorfo e sbriciolato e gommoso, come invece ci è toccato. Anch’io corro come fanno tutti” … “lungo percorsi obbligati che rasentano i lati e gli spigoli.”
“Il contrario esiste:il vetro…"

Leggo questo magnifico racconto de I cristalli e mi sembra di leggere la ricerca della perfezione nell’amore, nel rapporto di coppia.

L’uomo, qui, che identifica nella purezza di un amore l’assenza di imperfezioni e lei Vug che considera ogni impurità la parte di un tutto più vero.

C’è la crisi della coppia per un modo diverso di vedere il rapporto. Lei con le sue illusioni, sembra vivere in un mondo “falsato” da ciò che ha idealizzato o forse aggrappata a questo e lui che con più lucidità cerca di farle vedere la realtà delle cose.

“per me valeva solo ciò che era accrescimento omogeneo, inscindibilità, quiete raggiunta, per lei ciò che era separazione e mescolanza, l’una cosa o l’altra, o le due insieme.”… “io immaginavo una lenta espansione uniforme, sull’esempio dei cristalli, fino al punto in cui il cristallo-io si sarebbe compenetrato e fuso col cristalo-lei e forse insieme saremmo diventati una cosa sola col cristallo mondo; lei già sembrava sapere che la legge della materia vivente sarebbe stata il separarsi e il ricongiungersi all’infinito”

Chi di noi non ha mai risposto la fiducia in qualcosa che lo ha deluso… qui è l’uomo che nel dire “ci ho creduto tanto” manifesta tutta la tristezza e la delusione per qualcosa che non era come sperava che fosse. Niente di più distruttivo in un rapporto che questa presa di coscienza, sapere che non ha funzionato, quando l’altro sembra non accorgersene. Anzi s’ostina a trascinarsi all’interno del rapporto. Convinto che sia tutto normale.
Due modi di guardare all’interno del cristallo (il rapporto) e di conseguenza due cristalli; nella visone di Vug e nell’altra di Qfwfq.

L’illusione al principio è comune e si cerca di farlo funzionare … ”sto al gioco di fingere un ordine nel pulviscolo, una regolarità nel sistema, o una compenetrazione di sistemi diversi ma comunque misurabili sebbene incongrui, tale da far combaciare a ogni granulosità del disordine la sfaccettatura d’un ordine che subito si sbriciola”

In questo racconto ci sono tanti piccoli sassolini lasciati cadere nelle vie della narrazione e che segnano sottolineandolo un percorso sbagliato.

“Un cristallo totale,io sognavo , un topazio-mondo, che non lasciasse fuori niente(…)”
“ci vorrebbe il diamante che, non da averlo noi ma che il diamante ci avesse, il libero diamante in cui andavamo liberi Vug ed io…”

“Ti chiamerò - … ed è solo per la voglia di riprendere a litigare con lei”

C’è un momento, un punto esatto in cui ci si rende davvero conto di tutto, dove tutto è chiaro. Un momento per dirla con le parole di Calvino in cui comincia ad “esser chiaro che la partita era perduta…che stava diventando una congerie di forme disparate”. E ad un primo sentimento di non rassegnazione “ad ogni vetrosità che affiorava dal…volevo convincermi che queste erano solo irregolarità apparenti, che facevano tutte parte d’una struttura regolare molto piuù vasta (…) e cercavo di calcolare quanti miliardi di lati e d’angoli diedri doveva avere questo cristallo labirintico, questo ipercristallo che comprendeva in sé cristalli e non-cristalli”segue la cruda realtà fatta di scontri inevitabili tra due persone ormai sconosciute e che vedono l’una nell’altra colpe che credeno non loro…”è il nostro vecchio bisticcio che continua:vuole farmi ammettere che l’ordine vero è quello che porta dentro di sé l’impurità, in distruzione”.

È allora che finisce tutto e che tutto appare amaramente chiaro: “ è sera(…) .Accompagno Vug a casa….A guardarmi intorno non vedo che perturbazioni nell’ordine degli atomi..”(…)”Apro il frigo …Il cristallo che è riuscito a essere il mondo, a rendere il mondo trasparente a se stesso, non è il mio:è un cristallo corroso, macchiato,mescolato. La vittoria dei cristalli(e di Vug) è stata la stessa cosa della loro sconfitta ( e della mia).

E si giunge all'epilogo …”Ora aspetto che finisca il disco di Thelonious Monk e glielo dico”.
 
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skitty

Cat Member
Priscilla

“... E non è dubbio alcuno che la Terra è molto più perfetta, essendo, come ella è, alterabile, mutabile; che se la fusse una massa di pietra; quando ben anco fusse un intero diamante durissimo e impassibile.” - Galileo Galilei

Il racconto è diviso in tre parti, e lega tra loro in un flusso di descrizioni, tre piani della vita: la vita cellulare (quindi a livello di un solo organismo), la vita cosmica (interazione tra più organismi che vivono nel mondo) e l'interazione tra i due sessi.

Incredibile come con dimostrazioni ed associazioni di idee, in un incalzante colloquio con il lettore, Calvino paragona le sensazioni dell'essere unicellulare che via via si sta formando e riproducendo, alle emozioni dell'innamoramento: “...un'ansia, una giovanile ansia eccitata e in fondo dolorosa, una dolorosa insostenibile tensione d'impazienza.”

Non è vero che lo stato di desiderio si verifichi quando manca qualcosa; se qualcosa manca, pazienza, se ne fa a meno (…) Ma uno stato di mancanza puro e semplice non esiste, che io sappia, in natura: lo stato di mancanza si sperimenta sempre in contrasto con un precedente stato di soddisfazione...”.

Gli incontri avvengono sempre prima e dopo di noi e vi agiscono elementi del nuovo a noi preclusi: il caso, il rischio, l'improbabile.”

Molto suggestiva l'interazione tra gli esseri per così dire complementari; e anche la spiegazione di come i cromosomi dei genitori convivano in noi “litigando” di esperienza in esperienza affinché una sola parte prevalga ogni volta.
Spettacolare l'incontro tra i due innamorati!

Questo modo di scrivere mi ipnotizza! :)
 
M

maredentro78

Guest
Io beh, io ho letto solo La Molle Luna,e abituata ad un Calvino narrativo,più concreto,tipo con i racconti del "Visconte Dimezzato","Il Barone Rampante",questo mi è arrivato poco,sarà dovuto ai miei limiti e ai miei gusti.Adoro la luna ,vederla rappresentata come qualcosa di così negativo,disgustoso e in contrapposizione con la terra e minaccia per i terrestri mi rattrista un pò.E anche questi 2 personaggi mi sembravano del tutto slegati dal racconto.Detto ciò con il commento di Asiul e Skitty ho capito meglio.Grazie!passo al prossimo sperando di cogliere qualcosa....

@Zefiro::W:Wte possinoooooooo:mrgreen::mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 

Zefiro

da sudovest
Io beh, io ho letto solo La Molle Luna,e abituata ad un Calvino narrativo,più concreto,tipo con i racconti del "Visconte Dimezzato","Il Barone Rampante",questo mi è arrivato poco,sarà dovuto ai miei limiti e ai miei gusti.Adoro la luna ,vederla rappresentata come qualcosa di così negativo,disgustoso e in contrapposizione con la terra e minaccia per i terrestri mi rattrista un pò.E anche questi 2 personaggi mi sembravano del tutto slegati dal racconto.Detto ciò con il commento di Asul e Skitty ho capito meglio.Grazie!passo al prossimo sperando di cogliere qualcosa....

@Zefiro::W:Wte possinoooooooo:mrgreen::mrgreen::mrgreen::mrgreen:

oddio! e che ho fatto mai? :OO
 
Stato
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