Cavour, all’annuncio dell’armistizio di Villafranca, perse le staffe e disse al re Vittorio Emanuele II che bisognava continuare la guerra da soli. Per fortuna il re ebbe il buon senso di negare, e il diabolico conte diede le dimissioni. Frattanto Napoleone III se ne tornava a casa sua. Ma lasciava in Italia duemila morti. I loro nomi sono scritti, dal primo all’ultimo, sul piedistallo del monumento che all’imperatore eressero i milanesi. Li possiamo leggere ancora, al parco: quattro generali, una decina di colonnelli, una trentina di altri ufficiali, centinaia di umili soldati. Non tutti si chiamano, di nome, Jean, o Pierre, o Auguste. No, ce ne sono di quelli, e non pochi, che si chiamano Alì, Mohammed, Gamal. Tutti nati in Algeria: costituivano i reparti di prima schiera, e venivano chiamati Zuavi. È bene rammentarselo: all’unità d’Italia hanno contribuito anche loro.
Luciano Bianciardi