Quando chiudiamo gli occhi vediamo l’oscurità.
Spesso non ci facciamo caso, perché popoliamo subito
lo schermo vuoto di immagini, pensieri rapinosi, sogni,
paesaggi. Ma si può anche contemplare l’oscurità.
Gli occhi fermi del cuore guardano morbidi l’oscurità
senza forma e si lasciano disfare lo sguardo. Liquefare
opinioni, sicurezze, memorie, racconti abitua a
contemplare l’oscurità di quando non capiamo, non
afferriamo. Un incantato momento per non solidificare
l’esperienza, per attraversarla come un pesce attraversa
la massa d’acqua in cui vive senza domande.
Mentre lasciamo che il sottile movimento dell’oscurità
ci smonti, possono arrivare le rivelazioni. Di
colpo, sappiamo perché abbiamo abbandonato qualcuno,
perché siamo stai abbandonati, perché ci disperiamo,
perché stiamo scoppiando di vita: piccoli
frammenti ci raggiungono e sappiamo. Il sapere oscuro
salta nessi e passaggi e ci rivela verità nascoste da
sedimenti di buon senso, di tempo, di facce da salvare,
di dolori da cui difendersi.
Chandra Candiani da 'Questo immenso non sapere.' Einaudi