Genova mi dava fiducia, e un'emozione sotterranea, come di chi attraversa qualcosa di già conosciuto, e bello, e che però mai si potrà identificare.
Andare in centro, quando potevo prendere l'auto, era una cosa lieta. Sapevo che in nessun momento mi sarei imbattuta in estranei. Sui mezzi pubblici, nei negozi, passeggiando per il porto, in ogni luogo erano sguardi miti, voci note, parole familiari, come quelle che si sentono in casa. Non vi era nessun timore, in nessun luogo. Non vi si urtava né giudicava: ma sempre la mano pronta a indicarvi la strada, il sorriso schietto, una semplicità amorevole, e l'impossibilità di distinguere tra il signore e il povero diavolo.
Anna Maria Ortese - La lente scura