1)La più grande paura che hai avuto?
Ma da intendersi a livello esistenziale metafisico o fisico reale? (attenzione! quando inizio a prenderla così alla larga...non è segno positivo!
).
A livello esistenziale, mi viene in mente una scena, forse di un film, non ricordo quale, viene dai miei ricordi di infanzia. Dei ragazzini si erano disposti in cerchio e ognuno doveva confessare la propria paura più intima e raccontare degli episodi che la testimoniassero. Chi aveva i serpenti, chi i ragni, chi gli sconosciuti..uno di loro dichiarò di non aver paura di niente. Sei sicuro? chiesero gli altri. Proprio niente niente? Nemmeno dei mostri?, Tarantole? vermi? niente niente? Niente niente, confermò il ragazzo. Va bene, la risposta fu accettata dal gruppo, ma mancava l'episodio dimostrativo. Come si può dimostrare di non aver paura di niente?
Uno dei ragazzi disse di avere previsto che qualcuno avrebbe dato una risposta simile e perciò aveva preparato una scatola, contenente le "cose" fra le più paurose e disgustose che gli erano venute in mente. La scatole aveva un foro, che non permetteva di vedere il contenuto, e il ragazzo invitò l'amico impavido ad infilare la mano senza sapere cosa avrebbe toccato. E' un serpente? domandò il ragazzo. Hai paura dei serpenti? domandò l'amico. No! fu la risposta. Bene, allora è indifferente che ci sia o no un serpente.
Il ragazzo allungò la mano, la avvicinò tremante al foro, esitò, infine la ritrasse.
L'amico chiese, ammetti di avere paura del contenuto ignoto di questa scatola? Sì, ammise.
Tutti si ritennero soddisfatti, aveva anche lui una paura. Ma l'amico che tenev ancora in mano la scatola, precisò: in realtà, non ci ha mentito. Il niente è ciò che lui teme di più.
Aprì la scatola che, in effetti, era vuota.
Questa storia mi appartiene abbastanza. Ammetto che la mia più grande paura è la percezione del vuoto dell'esistenza e il conseguente senso di disperazione. Lo temo perché l'ho provato, mi capita ogni tanto, sin da quando ero molto molto piccola, ed è terribile. E aggiungerei che quello che mi spaventa non è la sensazione in sé, ma l'eventualità di scoprire un giorno che è diventata sensazione definitiva e irrisolvibile. Accorgermi che quella volta non passerà. :roll:
A livello più materiale, invece, temo da morire gli squali, in generale le profondità marine buie. Decisamente, non sono animale di acqua. Fare il bagno in alto mare per me è praticamente impossibile e se anche lo faccio è una piccola tortura...mi sembra che ci sia anche un episodio di Moby Dick che descrive bene cosa intendo. Quello del mozzo che cade in acqua e impazzisce.
E la mia patologia è tanto profonda che...non sto a mio agio nemmeno in piscina, fate un po' voi!
2)Senza tener conto dell'epoca e dove devi andare,descrivimi il vestito dei tuoi sogni (non ci fare caso..ho visto cenerentola da poco..)
uh! non ne ho in mente uno particolare, ma un tipo...un abito intero, materiale leggero, se il clima consente. Scollato, perché ho voglia di respirare, ma non troppo altrimenti poi mi imbarazzo.
Lungo...che adoro alzarlo leggermente quando faccio le scale o corro...proprio come Cenerentola, insomma!
Deve essere di una semplicità disarmante e, credo, deve essere anche nero. :? Se ho freddo, uno scialle da buttarmi sulle spalle, e coprirmi la testa se piove.
Scarpe comode. Voglio poter scappare in libertà, se occorre. :YY
3)Le tue reazioni sono razionali o istintive? cioè riesci a contare prima o conti i danni dopo
Di carattere, a livello di genetica, per intenderci, sono istintiva. Conto i danni dopo, sì.
L'esperienza però mi ha insegnato che questo atteggiamento non paga. Spesso l'interlocutore non ha nemmeno una vaga idea della ragione scatenante, quindi fare danni crea solo astio ulteriore e non porta a nulla.
Soprattutto sul lavoro, è un atteggiamento che toglie professionalità e non porta alcun tipo di risultato sostanziale, a mio modo di vedere.
Perciò, l'esperienza mi ha insegnato a contare. Prima. Ho scoperto le gioie della diplomazia (che ancora, lo ammetto, mi è in gran parte oscura, ma quel poco che riesco a gestire da me mi dà grandissime soddisfazioni nel lungo periodo. Work in progress...voglio approfondire questa disciplina
).
Insomma, faccio davvero di tutto per contare prima. E poi pazienza, a volte non riesco e amen.
Però, devo aggiungere, non faccio mai scenate. Semplicemente non so come si fa. Nelle mie attività di danno mantengo sempre una sorta di pacatezza o distacco (del tutto apparente
).
ps. ora medito sulle mie domande..