Su insistenza di elesupertramp ( :wink: ) lascio la mia modesta opinione su questo libro, visto che normalmente si lasciano recensioni sui libri che si sono letti e non congratulazioni sulla fiducia. Per quanto, è ormai noto che io non sappia né leggere né scrivere perché ho pubblicato con Il Filo.
Dunque, questo libro non mi è piaciuto per i seguenti motivi:
1) la signora Renée mi è stata immediatamente antipatica come mi stanno antipatici tutti quelli che vivono di preconcetti dai quali non si smuovono. Nel suo caso: i ricchi sono tutti stupidi, ignoranti e presuntuosi, mentre noi poveri siamo perle di saggezza. Non mi pare assolutamente credibile che in cinquantaquattro anni di vita questa donna non abbia mai avuto uno spunto per cambiare idea, per imparare a valutare le persone come singoli individui, nonostante lei stessa salvi alcuni dei personaggi "ricchi" che la circondano. Questo atteggiamento di classismo al contrario puzza tanto di Rivoluzione Francese, e avrei risposto volentieri a Kakuro che l'invenzione più famosa dei francesi è senz'altro la ghigliottina. Le motivazioni d'infanzia raccontate in fondo possono valere fino a un certo punto, ma un personaggio che per tutta la vita fino a cinque minuti prima della morte non fa _nessuna_ esperienza che gli faccia cambiare idea, è una marionetta nelle mani dell'autore.
2) Mi pare altrettanto poco credibile che in un condominio si sia concentrata tutta la deficienza ricca parigina e che in quanti?, una trentina d'anni?, non ci sia stato uno straccio di ricambio di condomini. Va bene tramandare, ma che lì si siano concentrati tutti i ricchi imbecilli di Parigi suona tanto di tesi precostituita.
3) Una ragazzina di dodici anni che parla come Paloma è anche meno credibile della portiera e del condominio. Si può anche fare finta che abbia capito Lacan quando lo ha letto, ma a dodici anni non è umanamente concepibile che si possa parlare delle occasioni perdute della vita, un concetto al quale si arriva, se va bene, a trenta/quarant'anni, posto che si facciano esperienze tali da arrivarci. Per parlare così, una dodicenne, per quanto intelligente, dovrebbe aver vissuto la deportazione in un campo di concentramento in Bosnia o le bombe in Afghanistan. Si può credere alle sue riflessioni sulla vacuità della vita dei genitori, che con la sua intelligenza trova stupidi, ma non che abbia una saggezza da persona matura. Viene pur sempre da un genere di vita che non rende credibili certe affermazioni che solo l'esperienza può dare.
4) Ancora nello schema della tesi da dimostrare, arriva nel condominio un giapponese, che guarda caso, anche se ricco, è la personificazione dell'intelligenza, della cultura, dell'acume, ecc., ecc., e sarà il deus ex machina che finalmente dopo cinquantaquattro anni farà cambiare idea a Renée.
5) Kakuro bussa alla porta dei Josse e chiede a Solange di poter invitare Paloma a prendere il tè da lui. Ora, sono certa che le supermamme moderne di oggi l'avrebbero lasciata andare (come infatti fa Solange), tanto al massimo ci sono gli psicologi e la pillola del giorno dopo. In un mondo che tiene ancora i piedi per terra, una mamma che si vede arrivare un estraneo in casa (più o meno cinquantenne?) che invita la figlia dodicenne a prendere il tè da lui, gli dice di tornare quando la figlia sarà maggiorenne e di estendere per allora l'invito anche a lei a fare da chaperon. Porta sbattuta sul naso. Ma su questo, io sono notoriamente una sostenitrice dei grembiulini, perciò la mia opinione estremista nel mondo moderno non ha valore.
6) Finale insensato e strappalacrime: finalmente ho capito che i ricchi non sono cattivi e adesso che inizio a vivere, muoio spiaccicata da un furgoncino. Finale facile, dramma lacrimevole. Peccato che il personaggio mi stesse antipatico fin dall'inizio e non mi ha suscitato alcuna della subdola commozione cercata dall'autrice.
7) Supponendo che il libro sia ambientato nel 2006 quando è stato pubblicato, Solange ha quarantacinque anni e amici sessantottini? Di suo aveva sette anni nel '68: frequenta gente molto più vecchia di lei? O l'autrice ha fatto qualche pasticcio cronologico?
Cosa si salva: Paloma quando si dichiara infastidita dalla bambina down e quando parla di odio verso la sorella. Gli unici due momenti in cui riesce a essere _reale_, vera, credibile. Finalmente è politicamente scorretta, come lo sono i ragazzini _normali_ della sua età, esprime sentimenti che vanno contro i benpensanti e contro la sua stessa intelligenza e sensibilità.
P.S. Nota per l'autrice: quando Marguerite fa quella battuta pseudodivertente su Colombe che si chiama come un uccello, qualche attento redattore avrebbe dovuto ricordare all'autrice che in spagnolo Paloma è la colomba. Le due sorelle hanno praticamente lo stesso nome.
Bocciatissimo. Ma come sempre, de gustibus non disputandum est.