Percival Sharp; Hiram Scates; Peleg Poague; Jeduthan Hawley; Abel Melveny; Oaks Tutt
Percival Sharp
Osservate quelle strette di mano!
Sono strette di addio o di benvenuto,
mani che aiutai o mani che m'aiutarono?
Non sarebbe bello scolpire una mano
con il pollice verso, come Eliogabalo?
E laggiù c'è una catena spezzata,
simbolo dell'anello più debole forse -
Ma che cos'era?
E agnelli, alcuni distesi,
altri ritti, come in ascolto del pastore -
altri reggono una croce, la zampa levata -
perché non scolpire qualche rovina?
E colonne spezzate! Intagliate il piedistallo, vi prego,
o le fondamenta; che si veda la causa della caduta.
E compassi, e strumenti matematici,
ironia verso i sotterranei occupanti che ignorano
i determinanti e il calcolo delle variabilità.
E àncore, per chi non ha mai navigato.
E cancelli socchiusi - sì, erano così;
li lasciaste aperti e capre smarrite vi sono entrate nel giardino.
E un occhio vigilante come quello degli Arimaspi -
così avete fatto - con un occhio solo.
E angeli che suonano trombe - è la vostra annunciazione -
è il vostro corno e il vostro angelo e il prestigio della famiglia.
Sta bene, ma per quel che mi riguarda so
che suscitai certi fremiti a Spoon River
che sono il mio vero epitaffio, più duraturo della pietra.
Hiram Scates
Cercai di ottenere la candidatura
alla presidenza del Consiglio di Contea
e feci discorsi ovunque
denunciando Solomon Purple, mio rivale,
come nemico del popolo,
in combutta coi nemici capitali dell'umanità.
Giovani idealisti, guerrieri falliti,
zoppicanti sulla gruccia della speranza,
anime che puntano tutto sulla verità,
che perdono un mondo a un cenno del cielo,
mi s'affollarono intorno e seguirono la mia voce
come fossi il salvatore della contea.
Ma Solomon ottenne la candidatura,
e allora voltai gabbana,
e riunii i miei seguaci sotto la sua bandiera,
e lo feci vincitore, lo feci re
della Montagna Dorata con la porta
che si chiuse alle mie spalle appena la varcai,
lusingato dall'invito di Solomon,
a fare il segretario del Consiglio.
E fuori, al freddo, restarono i miei seguaci;
giovani idealisti, guerrieri falliti
zoppicanti sulla gruccia della speranza -
anime che puntavano tutto sulla verità;
che perdevano un mondo a un cenno del cielo,
e guardavano il diavolo prendere a calci il millennio
sulla Montagna Dorata.
Peleg Poague
Cavalli e uomini s'assomigliano proprio.
Avevo uno stallone, Billy Lee,
nero come un gatto e snello come un daino,
con l'occhio di fuoco, smanioso di lanciarsi,
e capace di battere in velocità
qualunque corridore di Spoon River e dintorni.
Ma quando eri sicuro che ce l'avrebbe fatta,
con un vantaggio di cinquanta e più yard,
s'impennava e sbalzava il fantino,
e cadeva riverso, aggrovigliato,
del tutto scoppiato.
Capite, era una vera truffa:
non era capace di vincere, non era capace di lavorare,
era troppo leggero per trainare l'aratro,
e nessuno lo voleva per far razza.
E quando cercai di montarlo - be',
mi sfuggì di mano e mi ammazzò.
Jeduthan Hawley
Bussavano alla porta
e allora mi alzavo nel cuore della notte e andavo in bottega,
dove i nottambuli di passaggio potevano sentirmi martellare
le assi della bara e imbullettare il raso.
Spesso mi chiedevo chi sarebbe venuto con me
al paese lontano, i nostri nomi argomento
di conversazione della settimana, perché ho notato
che se ne vanno sempre due per volta.
Chase Henry fece coppia con Edith Conant,
e Jonathan Somers con Willie Metcalf,
e il direttore Hamblin con Francis Turner,
lui che pregava di vivere più a lungo del direttore Whedon,
e Thomas Rhodes con la vedova McFarlane,
e Emily Sparks con Barry Holden,
e Oscar Hummel con Davis Matlock,
e il direttore Whedon col suonatore Jones,
e Faith Matheny con Dorcas Gustine.
E io, l'uomo più serio della città,
m'incamminai con Daisy Fraser.
Abel Melveny
Compravo tutti i tipi di macchine esistenti -
macine, scorzatoi, piantatrici, falciatrici,
spremitori, sarchiatrici, aratri e trebbiatrici -
e stavano tutte alla pioggia e al sole,
finendo arrugginite, contorte e scassate,
perché non avevo una tettoia per metterle al riparo,
e per lo più non sapevo che farne.
E verso la fine, quando ci ripensai,
accanto alla finestra, vedendo più chiaro
in me stesso, mentre il mio polso rallentava,
e guardavo una macina che comprai -
senza averne alcun bisogno,
come poi si dimostrò, e non feci mai funzionare -
una bella macchina, un tempo smaltata a lucido,
e smaniosa di fare il suo lavoro,
ora con la vernice sbiadita -
mi vidi anch'io come una buona macchina
che la vita non aveva usato.
Oaks Tutt
Mia madre era per i diritti della donna
e mio padre era il ricco mugnaio di London Mills.
Sognavo delle ingiustizie del mondo e volevo ripararle.
Quando morì mio padre, partii per vedere popoli e paesi
per imparare a riformare il mondo.
Viaggiai per molte terre.
Vidi le rovine di Roma,
e le rovine di Atene,
e le rovine di Tebe,
e sedetti sotto la luna nella necropoli di Menfi.
Qui mi avvolsero ali di fiamma,
e una voce dal cielo mi disse:
"L'ingiustizia, la menzogna le hanno distrutte. Vai!
Predica la giustizia! Predica la verità!".
Allora tornai in fretta a Spoon River
per dire addio a mia madre prima di mettermi all'opera.
Tutti mi videro una strana luce negli occhi.
E a poco a poco, mentre parlavo, scoprirono
cosa m'era venuto in mente.
Poi Jonathan Swift Somers mi sfidò a discutere
questo tema, (io sostenni il contrario):
"Ponzio Pilato, il più grande filosofo del mondo".
E vinse la gara con questa conclusione:
"Prima di riformare il. mondo, signor Tutt,
per favore risponda alla domanda di Ponzio Pilato:
"Che cos'è la verità?"".