1° GdL poetico - Ossi di seppia di Montale

velvet

Well-known member
Corno inglese

Appena letta questa poesia ho pensato che questa raccolta è un crescendo.
La descrizione di vento, cielo, mare è folgorante la vedi davanti a te e il vento ti scuote.
Non so commentarla posso dire solo che suscita fortissime sensazioni
 

velvet

Well-known member
Quasi una fantasia

Raggiorna, lo presento
da un albore di frusto
argento alle pareti:
lista un barlume le finestre chiuse.
Torna l'avvenimento
del sole e le diffuse
voci, i consueti strepiti non porta.

Perché? Penso ad un giorno d'incantesimo
e delle giostre d'ore troppo uguali
mi ripago. Traboccherà la forza
che mi turgeva, incosciente mago,
da grande tempo. Ora m'affaccerò,
subisserò alte case, spogli viali.

Avrò di contro un paese d'intatte nevi
ma lievi come viste in un arazzo.
Scivolerà dal cielo bioccoso un tardo raggio.
Gremite d'invisibile luce selve e colline
mi diranno l'elogio degl'ilari ritorni.

Lieto leggerò i neri
segni dei rami sul bianco
come un essenziale alfabeto.
Tutto il passato in un punto
dinanzi mi sarà comparso.
Non turberà suono alcuno
quest'allegrezza solitaria.
Filerà nell'aria
o scenderà s'un paletto
qualche galletto di marzo.


Mi sbagliavo, Elisa non le ha trascritte tutte, questa mancava. L'ho fatto io... :wink:

Bellissima la descrizione di questo paesaggio incantato, irreale, la neve che attutisce suoni e attività, permette di astrarsi dalla frenesia quotidiana.
 

Jessamine

Well-known member
Io sto leggendo, eh, ma come sempre mi trovo un po' in difficoltà a commentare delle poesie.
Però mi sta piacendo veramente molto, e ho un po' di considerazioni di carattere generale da fare, peccato che mi manchi il tempo materiale per scriverle :W però prima o poi arrivo ;)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ritornello, rimbalzi
tra le vetrate d’afa dell’estate.

Acre groppo di note soffocate,
riso che non esplode
ma trapunge le ore vuote
e lo suonano tre avanzi di baccanale
vestiti di ritagli di giornali,
con istrumenti mai veduti,
simili a strani imbuti
che si gonfiano a volte e poi s’afflosciano.

Musica senza rumore
che nasce dalle strade,
s’innalza a stento e ricade,
e si colora di tinte
ora scarlatte ora biade,
e inumidisce gli occhi, così che il mondo
si vede come socchiudendo gli occhi
nuotar nel biondo.

Scatta ripiomba sfuma,
poi riappare
soffocata e lontana: si consuma.
Non s’ode quasi, si respira.
Bruci
tu pure tra le lastre dell’estate,
cuore che ti smarrisci! Ed ora incauto
provi le ignote note sul tuo flauto.


leggerla a voce alta con lo sfondo della musica a cui è dedicata di Debussy suonata da Benedetto Michelangeli è un'esperienza unica. Ti senti emotivamente riempito dalla perfezione delle dissonanze musicali e poetiche, come questo verso: Non s'ode quasi, si respira.
 

velvet

Well-known member
Ho trovato affinità in queste due poesie che affrontano il tema dell'età, della gioventù passata: entrambe si concludono con un verso che sembra una affermazione lapidaria:

Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.

(Falsetto)

L'accolse la pastura
che per noi più non verdeggia.

(Caffè a Rapallo)

Ho apprezzato molto Caffè a Rapallo, l'atmosfera del Natale, i colori, i profumi, i suoni dei bambini che giocano sciamando per la via.

Avevo proposto questo gruppo più per curiosità, per avvicinarmi alla poesia, ma leggere queste poesie mi sta piacendo tantissimo, molto più di quanto mi aspettassi. :YY
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Poesie per Camillo Sbarbaro - I - Caffè a Rapallo

Natale nel tepidario
lustrante, truccato dai fumi
che svolgono tazze, velato
tremore di lumi oltre i chiusi
cristalli, profili di femmine
nel grigio, tra lampi di gemme
e screzi di sete...
Son giunte
a queste native tue spiagge,
le nuove Sirene!; e qui manchi
Camillo, amico, tu storico
di cupidige e di brividi.

S'ode grande frastuono nella via.

È passata di fuori
l'indicibile musica
delle trombe di lama
e dei piattini arguti dei fanciulli:
è passata la musica innocente.

Un mondo gnomo ne andava
con strepere di muletti e di carriole,
tra un lagno di montoni
di cartapesta e un bagliare
di sciabole fasciate di stagnole.
Passarono i Generali
con le feluche di cartone
e impugnavano aste di torroni;
poi furono i gregari
con moccoli e lampioni,
e le tinnanti scatole
ch'ànno il suono più trito,
tenue rivo che incanta
l'animo dubitoso:
(meraviglioso udivo).

L'orda passò col rumore
d'una zampante greggia
che il tuono recente impaura.
L'accolse la pastura
che per noi più non verdeggia.

E' affettuosa questa lirica dedicata all'amico poeta che sembra mettere a contrasto due mondi, quello dei caffè con le donne eleganti e alla moda e quella dei bambini festanti nel periodo natalizio che comunicano l'innocenza. Ogni parola misura questo affetto e Montale ci tiene a definire "amico" l'amico, qui non ci sono metafore o immagini, di cui il poeta è maestro, qui ci sono semplici e tenere parole. Anche Sbarbaro era ligure, di Santa Margherita adiacente a Rapallo e probabilmente i due poeti frequentavano quel caffè e guardavano sia quello che succedeva dentro sia quello che succedeva fuori, sospesi tra questi due mondi, in quel luogo simbolico non "verdeggiante" della strova finale.
 

velvet

Well-known member
Sarcofaghi

Di questa parte che si chiama sarcofaghi e che ancora presenta i temi dell'abbandono della gioventù e della vita, riporto la poesia che mi è piaciuta di più:

Il fuoco che scoppietta
nel caminetto verdeggia
e un'aria oscura grava
sopra un mondo indeciso. Un vecchio stanco
dorme accanto a un alare
il sonno dell'abbandonato.
In questa luce abissale
che finge il bronzo, non ti svegliare
addormentato! E tu camminante
procedi piano; ma prima
un ramo aggiungi alla fiamma
del focolare e una pigna
matura alla cesta gettata
nel canto: ne cadono a terra
le provvigioni serbate
pel viaggio finale.
 

velvet

Well-known member
Ancora da sarcofaghi ma dalla prima poesia: Dove se ne vanno le ricciute donzelle:

Mondo che dorme o mondo che si gloria
d'immutata esistenza, chi può dire?


:ad::ad::ad:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Poesie per Camillo Sbarbaro - II - Epigramma

Sbarbaro, estroso fanciullo, piega versicolori
carte e ne trae navicelle che affida alla fanghiglia
mobile d'un rigagno; vedile andarsene fuori.
Sii preveggente per lui, tu galantuomo che passi:
col tuo bastone raggiungi la delicata flottiglia,
che non si perda; guidala a un porticello di sassi.


"piega versicolori carte e ne trae navicelle alla fanghiglia mobile d'un rigagno"

vedile andarsene fuori...Grazie per questa meravigliosa immagine che mi ha permesso di vederle con gli occhi del cuore...

3172372_640px.jpg
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Quasi una fantasia

Raggiorna, lo presento
da un albore di frusto
argento alle pareti:
lista un barlume le finestre chiuse.
Torna l'avvenimento
del sole e le diffuse
voci, i consueti strepiti non porta.

Perché? Penso ad un giorno d'incantesimo
e delle giostre d'ore troppo uguali
mi ripago. Traboccherà la forza
che mi turgeva, incosciente mago,
da grande tempo. Ora m'affaccerò,
subisserò alte case, spogli viali.

Avrò di contro un paese d'intatte nevi
ma lievi come viste in un arazzo.
Scivolerà dal cielo bioccoso un tardo raggio.
Gremite d'invisibile luce selve e colline
mi diranno l'elogio degl'ilari ritorni.

Lieto leggerò i neri
segni dei rami sul bianco
come un essenziale alfabeto.
Tutto il passato in un punto
dinanzi mi sarà comparso.
Non turberà suono alcuno
quest'allegrezza solitaria.
Filerà nell'aria
o scenderà s'un paletto
qualche galletto di marzo.


Come Montale riesce a costruire una poesia meravigliosa usando le parole come si userebbero le note musicali ma nello stesso tempo riempiendolo di significati profondi tanto da invaderti di emozioni, ha del miracoloso. E' magica questa poesia, ogni parola, ogni verso andrebbero sottolineati. Ti dà il senso proprio dell'incantesimo ed aprirla con quella parola strana ma nello stesso tempo orecchiabile e piena di mille significati come "Raggiorna", rende da subito la poesia piena di magia sospesa.
 

Dory

Reef Member
Meriggi e ombre

Casa sul mare

ll viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido
.
Ora I minuti sono eguali e fissi
come I giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.

Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
I soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.

Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.

Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno
.


Ho evidenziato dei versi che trafiggono come una freccia, non so fare altro, dire altro...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Sarcofaghi

Dove se ne vanno le ricciute donzelle
che recano le colme anfore su le spalle
ed hanno il fermo passo sì leggero;
e in fondo uno sbocco di valle
invano attende le belle
cui adombra una pergola di vigna
e i grappoli ne pendono oscillando.
il sole che va in alto, le intraviste pendici
non han tinte: nel blando
minuto la natura fulminata
atteggia le felici
sue creature, madre non matrigna,
in levità di forme.
Mondo che dorme o mondo che si gloria
d'immutata esistenza, chi può dire?,
uomo che passi, e tu dagli
il meglio ramicello del tuo orto.
Poi segui: in questa valle
non è vicenda di buio e di luce.
Lungi di qui la tua via ti conduce,
non c'è asilo per te, sei troppo morto:
seguita il giro delle tue stelle.
E dunque addio, infanti ricciutelle,
portate le colme anfore su le spalle.

Ricorda il Leopardi della donzelletta questa poesia, anche se qui la natura è madre e non matrigna e le ricciutelle non si sa dove stanno andando, sisuramente verso un bel destino con quelle anfore colme.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Sarcofaghi - Ora sia il tuo passo

Ora sia il tuo passo
piú cauto: a un tiro di sasso
di qui ti si prepara
una più rara scena.
La porta corrosa d'un tempietto
è rinchiusa per sempre.
Una grande luce è diffusa
sull'erbosa soglia.
E qui dove peste umane
non suoneranno, o fittizia doglia,
vigila steso al suolo un magro cane.
Mai piú si muoverà
in quest'ora che s'indovina afosa.
Sopra il tetto s'affaccia
una nuvola grandiosa.

Quieta e solenne come si è davanti all'eternità della morte, riesce ad avere un passo lento e raccolto, come chi si accosta alla tomba del proprio caro. Bellissima la chiusa che apre alla spiritualità.
 
Ultima modifica:

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Sarcofaghi - Il fuoco che scoppietta

Il fuoco che scoppietta
nel caminetto verdeggia
e un'aria oscura grava
sopra un mondo indeciso. Un vecchio stanco
dorme accanto a un alare
il sonno dell'abbandonato.
In questa luce abissale
che finge il bronzo, non ti svegliare
addormentato! E tu camminante
procedi piano; ma prima
un ramo aggiungi alla fiamma
del focolare e una pigna
matura alla cesta gettata
nel canto: ne cadono a terra
le provvigioni serbate
pel viaggio finale.

Trovo questo tipo di poesie di Montale molto dolci, calme e rassicuranti, anche se l'argomento è difficile come quello dell'invecchiare o la morte. Ci sono parole che scaldano il cuore e non spaventano.
 
Ultima modifica:

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Sarcofaghi - Ma dove cercare la tomba

Ma dove cercare la tomba
dell'amico fedele e dell'amante;
quella dei mendicante e del fanciullo;
dove trovare un asilo
per codesti che accolgono la brace
dell'originale fiammata;
oh da un segnale di pace lieve come un trastullo
l'urna ne sia effigiata!
Lascia la taciturna folla di pietra
per le derelitte lastre
ch'ànno talora inciso
il simbolo che più turba
poiché il pianto ed il riso
parimenti ne sgorgano, gemelli.
Lo guarda il triste artiere che al lavoro si reca
e già gli batte ai polsi una volontà cieca.
Tra quelle cerca un fregio primordiale
che sappia pel ricordo che ne avanza
trarre l'anima rude
per vie di dolci esigli:
un nulla, un girasole che si schiude
ed intorno una danza di conigli...

Siccome in questo periodo sto leggendo anche L'Antologia di Spoon river, questa poesia di Montale la richiama, è la sintesi altissima.
 
Ultima modifica:

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Altri versi - Vento e bandiere

La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;

la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine,
com'è tornata, te lontana, a queste
pietre che sporge il monte alla voragine;

e come spenta la furia briaca
ritrova ora il giardino il sommesso alito
che ti cullò, riversa sull'amaca,
tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

Ahimè, non mai due volte configura
il tempo in egual modo i grani! E scampo
n'è: ché, se accada, insieme alla natura
la nostra fiaba brucerà in un lampo.

Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
un gruppo di abitati che distesi
allo sguardo sul fianco d'un declivo
si parano di gale e di palvesi.

Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,
messaggeri del vespero: e non crede
che gli uomini affamati hanno una festa.

Un ricordo proustiano, riportato dal vento, della donna amata. Il vento come metafora del tempo che scorre.La natura e i fattori climatici come filosofi innati da cui leggere la vita.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Movimenti - Altri versi - Fuscello teso dal muro...

Fuscello teso dal muro
sì come l'indice d'una
meridiana che scande la carriera
del sole e la mia, breve;
in una additi i crepuscoli
e alleghi sul tonaco
che imbeve la luce d'accesi
riflessi - e t'attedia la ruota
che in ombra sul piano dispieghi,
t'è noja infinita la volta
che stacca da te una smarrita
sembianza come di fumo
e grava con l'infittita
sua cupola mai dissolta.

Ma tu non adombri stamane
più il tuo sostegno ed un velo
che nella notte hai strappato
a un'orda invisibile pende
dalla tua cima e risplende
ai primi raggi. Laggiù,
dove la piana si scopre
del mare, un trealberi carico
di ciurma e di preda reclina
il bordo a uno spiro, e via scivola.
Chi è in alto e s'affaccia s'avvede
che brilla la tolda e il timone
nell'acqua non scava una traccia.

Più leggo le sue poesie più mi emoziono...ho iniziato a leggerle a voce alta erché ogni parola acquista un significato magico e la musica si fa sentire ed il senso mi penetra lasciandomi ogni volta stupita. "...meridiana che scande la carriera del sole e la mia, breve;...". Meraviglia! Quella parola "scande" tra "meridiana" e "carriera" mi ha lasciata stupefatta tanto entra in profondità nelle emozioni.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
io ci sto bene conn Montale anche da sola ma se qualcuno mi tiene il moccolo non dico di no :mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ossi di seppia - Non chiederci la parola...

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Siamo alla prima poesia della sezione che dà il nome alla raccolta, Ossi di seppia, che ho imparato a memoria in quinta liceo e che ha fatto amare Montale, anche grazie a quella stupenda donna che è stata la mia prof: la professoressa Avon, a cui rendo cui pubblico omaggio. Grazie, Franca! :)
 

Dory

Reef Member
Elisa non sei sola, io ti leggo sempre. Ho letto tutte le poesie, alcune più volte, ma non riesco a commentarle, quel poco che mi viene in mente di dire mi sembra così banale, soprattutto rispetto ai tuoi di commenti, che finisco per non scrivere niente. :oops:
 
Alto