1° GdL poetico - Ossi di seppia di Montale

velvet

Well-known member
io ci sto bene conn Montale anche da sola ma se qualcuno mi tiene il moccolo non dico di no :mrgreen:

Elisa non sei sola, io ti leggo sempre. Ho letto tutte le poesie, alcune più volte, ma non riesco a commentarle, quel poco che mi viene in mente di dire mi sembra così banale, soprattutto rispetto ai tuoi di commenti, che finisco per non scrivere niente. :oops:

Anche io ci sono ancora eh...

Ho avuto solo un periodo di sospensione... :roll:
 

velvet

Well-known member
La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;

la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine,
com'è tornata, te lontana, a queste
pietre che sporge il monte alla voragine;

e come spenta la furia briaca
ritrova ora il giardino il sommesso alito
che ti cullò, riversa sull'amaca,
tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

Ahimè, non mai due volte configura
il tempo in egual modo i grani! E scampo
n'è: ché, se accada, insieme alla natura
la nostra fiaba brucerà in un lampo.

Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
un gruppo di abitati che distesi
allo sguardo sul fianco d'un declivo
si parano di gale e di palvesi.

Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,
messaggeri del vespero: e non crede
che gli uomini affamati hanno una festa.

Un ricordo proustiano, riportato dal vento, della donna amata. Il vento come metafora del tempo che scorre.La natura e i fattori climatici come filosofi innati da cui leggere la vita.

Arrivata anche io a questa poesia.

Mi è piaciuto il tuo commento di ricordo proustiano, in effetti questa poesia ricorda tanto il concetto nel primo tomo della Recherche, i posti non come luoghi dello spazio ma luoghi della memoria, portano impresso per noi quello che vi abbiamo visto e vissuto, sono luoghi della memoria.
E qui non solo i luoghi ricordano la donna amata, ma anche la natura, il vento che la accarezzava ora leggiadro, ora furioso. E sorprende vedere che il mondo esiste indipendentemente da noi.

Bello Montale, mi è mancato.
 

elisa

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Elisa non sei sola, io ti leggo sempre. Ho letto tutte le poesie, alcune più volte, ma non riesco a commentarle, quel poco che mi viene in mente di dire mi sembra così banale, soprattutto rispetto ai tuoi di commenti, che finisco per non scrivere niente. :oops:

ma no dai, non mi sembra di scrivere cose così speciali, mi lascio solo un po' andare alle emozioni che mi suscita. Tu scrivi quello che ti viene, mica ti giudichiamo, scrivi pure quello che ti viene in mente, anche fosse solo un sorriso :)
 

velvet

Well-known member
Elisa non sei sola, io ti leggo sempre. Ho letto tutte le poesie, alcune più volte, ma non riesco a commentarle, quel poco che mi viene in mente di dire mi sembra così banale, soprattutto rispetto ai tuoi di commenti, che finisco per non scrivere niente. :oops:

ma no dai, non mi sembra di scrivere cose così speciali, mi lascio solo un po' andare alle emozioni che mi suscita. Tu scrivi quello che ti viene, mica ti giudichiamo, scrivi pure quello che ti viene in mente, anche fosse solo un sorriso :)

Riporta pure le tue impressioni Dory, non può che farci piacere, anche io ci sto provando... :wink:
 

Tanny

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Elisa non sei sola, io ti leggo sempre. Ho letto tutte le poesie, alcune più volte, ma non riesco a commentarle, quel poco che mi viene in mente di dire mi sembra così banale, soprattutto rispetto ai tuoi di commenti, che finisco per non scrivere niente. :oops:

Pure io sono più o meno nella tua stessa condizione, dato che l'universo della poesia è una cosa a me abbastanza sconosciuta non mi sento tanto di commentare, ho il timore di dire delle bestialità:BLABLA
 

elisa

Motherator
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Ossi di seppia - Meriggiare pallido e assorto

Pure io sono più o meno nella tua stessa condizione, dato che l'universo della poesia è una cosa a me abbastanza sconosciuta non mi sento tanto di commentare, ho il timore di dire delle bestialità:BLABLA

noooooooooooo. non puoi privarcene, le vogliamo sentire :D

secondo me è stata la scuola che vi ha rovinato, perché la poesia è qualcosa che arriva a tutti e che mica bisogna per forza essere dei critici letterari. Ad esempio questa poesia che posto mi ricorda ancora una volta l'ultimo anno di liceo, mi ricordo che l'ho imparata a memoria e che oggi mi colpiscono le parole dell'ultima strofa: abbaglia, meraviglia, travaglio, muraglia e bottiglia. Mi piace ripeterle...

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
 

elisa

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Ossi di seppia - Non rifugiarti nell'ombra

Non rifugiarti nell'ombra
di quel folto di verzura
come il falchetto che strapiomba
fulmineo nella caldura.

E' ora di lasciare il canneto
stento che pare s'addorma
e di guardare le forme
della vita che si sgretola.

Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.

Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde
che impigra in quest'ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.

Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilaccicarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi

in cui l'illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza: la luce.


E' un invito a non nascondersi di fronte alla vita, aspettando l'occasione buona per affrontarla. Mi piace molto questo aspetto quasi aterno di Montale e mi ha colito il passaggio dove dice " non buttiamo già in un gorgo senza fondo/ le nostre vite randage."
 

elisa

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Ossi di seppia - Ripenso al tuo sorriso



Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un'anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma...






 

velvet

Well-known member
Fuscello teso dal muro

Fuscello teso dal muro
sì come l'indice d'una
meridiana che scande la carriera
del sole e la mia, breve;
in una additi i crepuscoli
e alleghi sul tonaco
che imbeve la luce d'accesi
riflessi - e t'attedia la ruota
che in ombra sul piano dispieghi,
t'è noja infinita la volta
che stacca da te una smarrita
sembianza come di fumo
e grava con l'infittita
sua cupola mai dissolta.

Ma tu non adombri stamane
più il tuo sostegno ed un velo
che nella notte hai strappato
a un'orda invisibile pende
dalla tua cima e risplende
ai primi raggi. Laggiù,
dove la piana si scopre
del mare, un trealberi carico
di ciurma e di preda reclina
il bordo a uno spiro, e via scivola.
Chi è in alto e s'affaccia s'avvede
che brilla la tolda e il timone
nell'acqua non scava una traccia.



Questa poesia è creatrice di immagini, le vedi lì nitide e reali davanti agli occhi: il ramo che si protende illuminato dal sole, il veliero che avanza senza lasciare scia in uno scorcio di mare.
 

velvet

Well-known member
Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


Ed eccoci alla poesia più nota, quella che ti fanno imparare a memoria a scuola... :BLABLA
E a rileggerla adesso capisci perché, perchè è meravigliosa, immagini e sensazioni di un pomeriggio assolato che è nelle memorie un po' di tutti, tra file di formiche, canti di cicale, e fischi dei merli. E poi la strofa finale, quell'immagine di un muro con i cocci di bottiglia che ne ostacolano la scalata, sentita metafora di vita. :ad:
 

elisa

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Ossi di seppia - Mia vita, a te non chiedo

Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.

Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.


"lo stesso sapore han miele e assenzio" quanta quieta amarezza e rassegnazione in queste parole e come è potente l'immagine del colpo di fucile che rompe il silenzio in modo violento...
 

velvet

Well-known member
Non rifugiarti nell'ombra
di quel folto di verzura
come il falchetto che strapiomba
fulmineo nella caldura.

E' ora di lasciare il canneto
stento che pare s'addorma
e di guardare le forme
della vita che si sgretola.

Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.

Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde
che impigra in quest'ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.

Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilaccicarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi

in cui l'illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza: la luce.


E' un invito a non nascondersi di fronte alla vita, aspettando l'occasione buona per affrontarla. Mi piace molto questo aspetto quasi aterno di Montale e mi ha colito il passaggio dove dice " non buttiamo già in un gorgo senza fondo/ le nostre vite randage."

Vivere nella luce anzicché nascondersi nell'ombra, muoversi nel pulviscolo invece che riposare pigri nel canneto... Anche a me ha colpito quanto riesce ad essere chiara ed evidente la sua metafora.
 

elisa

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Ossi di seppia - Portami il girasole

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

A_sunflower_and_a_peartree_jkawa7-v.jpg
 

elisa

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Ossi di seppia - Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.


Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato


Anche questa è una di quelle poesie studiate al liceo, una delle poesie più misurate e dolenti che si potessero scrivere sul dolore
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.


Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato


Anche questa è una di quelle poesie studiate al liceo, una delle poesie più misurate e dolenti che si potessero scrivere sul dolore

Bellissima poesia che racchiude quel mal di vivere con il quale diversi artisti hanno dovuto a lungo convivere.

Spero mi perdoniate l'intrusione, se posto Cesare Pavese, ma mi permetto perchè credo si possa fare un parallelo.

Molto misurata quella di Montale, come dici giustamente, che paragona il proprio dolore ad un fiume che non riesce ad andare a valle, ad una foglia che si accartoccia e a un cavallo senza più forze.

Pavese fu un po' più estremo, in una delle sue memorabili poesie

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosìli vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
 

elisa

Motherator
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Ossi di seppia - Là fuoresce il Tritone

Là fuoresce il Tritone
dai flutti che lambiscono
le soglie d'un cristiano
tempio, ed ogni ora prossima
è antica. Ogni dubbiezza
si conduce per mano
come una fanciulletta amica.

Là non è chi si guardi
o stia di sé in ascolto.
Quivi sei alle origini
e decidere è stolto:
ripartirai più tardi
per assumere un volto.

questa è l'immagine della chiesa di Portovenere di cui si parla nella poesia, vederla mi dà una grande emozione perché ci sono stata non tanto tempo fa

sanpietro.jpg
 

elisa

Motherator
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Ossi di seppia - So l’ora in cui la faccia più impassibile

So l’ora in cui la faccia più impassibile​
è traversata da una cruda smorfia:
s’è svelata per poco una pena invisibile.
Ciò non vede la gente nell’affollato corso.
Voi, mie parole, tradite in vano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.

"La più vera ragione è di chi tace."
E' un verso profondo che mi fa riflettere a lungo sul senso delle parole e del silenzio...


 

velvet

Well-known member
Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.

Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.


"lo stesso sapore han miele e assenzio" quanta quieta amarezza e rassegnazione in queste parole e come è potente l'immagine del colpo di fucile che rompe il silenzio in modo violento...

Come il cuore, squassato da trasalimenti :ad:
 

velvet

Well-known member
So l’ora in cui la faccia più impassibile​
è traversata da una cruda smorfia:
s’è svelata per poco una pena invisibile.
Ciò non vede la gente nell’affollato corso.
Voi, mie parole, tradite in vano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.

"La più vera ragione è di chi tace."
E' un verso profondo che mi fa riflettere a lungo sul senso delle parole e del silenzio...



Anche a me hanno colpito gli ultimi due versi, una chiosa che non può non far riflettere

La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.
 
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