Eccomi, scusate il ritardo.
Ho finito il libro qualche giorno fa, posto qui il commento che ho lasciato in PB:
Non capisco Shakespeare.
E' un dato di fatto, spiacevole, ma tant'è.
Sono anni che riprovo a leggerlo e non ne ricavo mai il piacere che tutti sembrano trarne. Non scopro il genio, che evidentemente è troppo in alto per me. Lo dico senza nessuna ironia.
Questo libro, rispetto a tanti altri, mi è piaciuto. E' più leggero e vario, i personaggi dimostrano ironia e sembrano capaci di (qualche) cambiamento interno.
Poi ci sono tutte le cose che non mi piacciono, tipo l'eccessiva stereotipia dei personaggi, la rigidità della trama, la misoginia dominante. Ma, mi si dirà, questo è perché non capisco la situazione storica, l'ambiente culturale, i precedenti letterari o non so cosa altro. Infatti.
L'ho detto: io non capisco Shakespeare.
Mi sono divertita (abbastanza, dopo aver capito chi finge di essere chi) ma fondamentalmente l'ho trovata la classica commedia degli scambi e dei fraintendimenti, che già avevo letto in Plauto (o no? forse i miei lontani ricordi liceali mi ingannano).
Per voi amiche del mg aggiungo:
avevo riposto delle speranze nella figura di Caterina, credevo fosse una paladina dell'indipendenza femminile ecc. Invece no. Ok, Shakespeare scrive alla fine del 1500, ovvio che non possa essere "moderno". Ma i suoi personaggi non sono un po' tanto stereotipati? Se penso a Dante, con le sue invenzioni caleidoscopiche e la sottile penetrazione dell'animo umano, o a Boccaccio, che crea una gamma di vicende estremamente varie e multiformi, queste commedie mi sembrano incredibilmente rugginose e meccaniche. Dov'è che sbaglio:??? Davvero, il mio è un grido di dolore, perché se l'universo non dicesse che Shakespeare è uno dei più grandi geni della letteratura io, per conto mio, lo relegherei al rango di mediocre scribacchino...:W:W:W