XCIV GdL - Il segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda

Minerva6

Monkey *MOD*
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qualche citazione

Pareva ch'egli volesse castigare le cose intorno per la loro impassibilità alla sua preoccupazione.

Quando ci si è ripiegati una volta a guardare dentro l'anima nostra, tutto quello che è esteriore non interessa più: tutto è scolorito e semplice in confronto a quello che avviene dentro di noi.

Gioia! – egli brontolò. – Noi ti rinneghiamo e ti disprezziamo come la volpe l'uva. Ti sei tanto negata, tanto invano abbiamo tentato di prenderti che abbiamo finito con l'odiarti: e adesso, a lungo andare, se ti offri non ti accettiamo, non perché non crediamo in te ma perché non abbiamo più la capacità di prenderti.
 

qweedy

Well-known member
La solitudine di Cristiano è inizialmente perfetta, lui vive bene da solo, è tranquillo e ha tutto ciò di cui ha bisogno. Ed è molto spaventato quando la sua solitudine viene minacciata.
Tema molto moderno, direi.
 

estersable88

dreamer member
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Finito

Finito! Aspetto voi per postare il commento finale, ma intanto creo il tread e lo pubblico in Pb.
Nel frattempo, però, qualche considerazione a caldo.
Come dicevo, la scrittura di Grazia Deledda è sublime, equilibrata, essenziale eppure ricca. Il tema (la solitudine, l'autopunizione, il senso di colpa) è estremamente attuale e reso con delicatezza e tatto. Il finale è, a suo modo, inaspettato anche se le avvisaglie c'erano tutte.
Cristiano è un personaggio che mi piace, inspiegabilmente, nonostante i tanti difetti: ha un cuore buono e un'anima gentile sepolta sotto strati di acrimonia. I personaggi femminili, invece, li ho detestati tutti.
 

elisa

Motherator
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finito anche io ieri, lettura assolutamente promossa, una storia che coinvolge e una scrittura impeccabile. Ripasso per un commento meno stringato.
 

elisa

Motherator
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Sicuramente è uno dei romanzi minori, meno epici, della scrittrice sarda. Io ho letto solo Canne al vento dove lei riesce a rendere universale una storia legata a un territorio così particolare che è la Sardegna, che sembrerebbe non trasmettere invece quel respiro che la Deledda riesce a dare. In questa storia invece la Sardegna resta sullo sfondo e potrebbe essere qualsiasi parte del mondo dove c'è una natura che aiuta la riflessione, l'isolamento, la rinascita. Anche i personaggi appartengono ad un mondo reale che però non ha una definizione né geografica né temporale, tanto da essere un romanzo attualissimo anche dopo quasi 100 anni che è stato scritto.
Si legge con piacere, con curiosità, con tensione e si mettono in campo tante di quelle emozioni che posso dire che la scrittrice è mastra nel sottile confine tra descrizione e suggestione, lasciando però libero l'animo di chi legge di farsi una propria idea. Bello, viene solo voglia di leggerne altri.
 

francesca

Well-known member
Eccomi, io sono a un buon 3/4 del libro.
Anch'io come quasi tutte voi, sono entusiasta della prosa della Deledda, che è come mi ricordavo dalle letture di Canne al Vento e Elias Portolu.
Una prosa secca, precisa, ma avvolgente, proprio come la natura della sua Sardegna, così essenziale, ma affascinante. Quello che mi sorprende è la sua capacità di descrivere con la stessa intensità, con la stessa maestria i sentimenti, i rivolgimenti interni dei suoi personaggi e tutto ciò che li circonda.
Ogni personaggio è incredibilmente vivo: la Deledda ha la capacità di rendere completi anche i personaggi minori, non trascura nemmeno gli animali, anche il gatto di Cristiano e il cane di Sarina hanno una loro personalità; alla sua penna non sfugge nemmeno il piccolo tremore di una foglia.
Questa sua capacità fa quasi passare in secondo piano il contenuto, potrebbe star raccontando qualsiasi storia.
La tensione del mistero della solitudine di Cristiano mantiene tesa tutta la narrazione, senza mai stancare, perché si ha proprio l'impressione che il mistero piano piano si stia svelando.

Francesca
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Attenzione: spoiler verso il finale

Mi mancano una decina di pagine, ormai ho scoperto il segreto dell'uomo e se non stessi attraversando davvero un brutto periodo (ormai dura da tanto) che mi ha permesso di entrare in empatia con lui e con Sarina potrei essere cinica e dire: ma chi glielo fa fare a lei di mettersi con un altro pazzo :paura: ? Invece siccome conosco bene la follia capisco quanto l'anima e il cuore possano essere influenzati da una mente disturbata (propria e/o degli altri) e come possano soccombere sotto il suo dominio.
Non credevo di trovare una storia così coinvolgente e sconvolgente per me, ma lo dico nel senso positivo perché comunque vada a finire è stato davvero appagante leggerla.
Concordo con chi ha già detto che la Deledda riesce ad unificare umani, animali, oggetti e paesaggio in una splendida pennellata che rende tutto vivo e vibrante.
Di certo leggerò altro di lei, anche se ora ho un po' paura di restare delusa dopo aver trovato tanta intensità in questo breve romanzo.
 
Ultima modifica:

Spilla

Well-known member
Finito poco fa.
Forse devo aspettare un po' prima di esprimere un commento sensato.
Il libro mi è piaciuto, devo dire che ho apprezzato tanto le descrizioni della natura, cosi viva e potente attorno al dramma che ciascuno, in questo racconto, porta con sé. La vicenda dei personaggi mi ha preso poco nella prima metà, dopo invece le emozioni sono talmente potenti da essere per forza protagoniste.
Sul resto rifletto.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Finito anche io già da 2 giorni!
Con viva e vibrante soddisfazione (per citare l'ex presidente della Repubblica Napolitano imitato da Crozza :mrgreen:).

Ecco altre 2 citazioni:

Tutto era bello e fantastico, intorno a lui, di una bellezza di sogno, perché tutto era bello dentro di lui.

La mia bontà era come un diamante grezzo contro il quale si adoperavano, smussandolo, tutti quelli che volevano giovarsene; ed io lasciavo fare; anzi ne provavo piacere: adesso, dopo tanta limatura di dolore sento che la mia bontà esiste ancora, anzi più intatta di prima; ma come il diamante sfaccettato non si presta più a diminuzioni; si dà tutta, o rimane dentro di me inutilmente preziosa come il diamante nel suo astuccio.
 

qweedy

Well-known member
Spoiler

Godibilissimo, letto d'un fiato, eccellente il modo di scrivere di Grazia Deledda. Leggendolo, si vedono le scene, le immagini, come un film. Cristiano appare inizialmente appagato dalla sua vita solitaria, dalla sua fuga dal mondo, il mondo è la sua casa, nella sua solitudine vive bene, nessuno gli crea problemi e non gli manca nulla, ha pure Ghiana, che nulla chiede.
L'arrivo di Sarina inizialmente lo disturba, poi diventa una luce che gli fa riaffiorare sentimenti che non provava più da anni, risvegliandolo e facendogli sentire i limiti della sua vita solitaria. C'è analogia tra il marito di Sarina e Cristiano, entrambi si sono allontanati dal mondo e dalla vita, e la malattia porterà il primo alla morte fisica, mentre Cristiano è vicino alla morte morale.
L'ambientazione fisica e temporale non è ben definita, probabilmente è prima della guerra, in quanto si teme la partenza degli uomini, e il luogo è un non-luogo, una brughiera, con il mare vicino.
Pubblicato nel 1921, le figure femminili sono funzionali ai bisogni: così Ghiana appaga il suo bisogno carnale, quando il suo bisogno di vita aumenta, Cristiano si appoggia a Sarina ed entrambi, dopo aver rinunciato alla felicità, tornano a sperare.
Sarina rappresenta la figura votata al sacrificio, nell'estrema cura del marito malato e poi con l'incontro con Cristiano, malato nell'animo, da cui però fugge via, per salvare se stessa.

"Poi, un giorno, passato il primo impeto di dolore e di sdegno, andò in cerca del suo bambino."
 

bouvard

Well-known member
Mi dispiace non sono riuscita a commentare insieme a voi, ma il libro l'ho letto e ho messo il commento in pb :MUCCA
 

Leeren

Member
Anch'io l'ho finito, nonostante sia un libro breve che pensavo di leggere in poche ore ne ho talmente apprezzato la prosa da leggerlo con estrema lentezza, complice anche i ritmi un po' folli di questo mese ci ho messo diversi giorni! Non avevo mai letto nulla della Deledda, ho amato fin da subito il suo modo di scrivere, è come una poesia in forma di romanzo, le allegorie che usa, le descrizioni così essenziali e perfette del modo in cui si dispiegano i sentimenti e le fantasie potrebbero rendere il libro un'unica citazione gigante! Se penso che il libro è stato scritto quasi un secolo fa fatico a capacitarmene...corro a commentare nel thread del libro!
 

francesca

Well-known member
Finito

Scusate ho latitato un po', in realtÃ* ho finito il libro un paio di settimane.
Confermo le impressioni che sono giÃ* state espresse.
Mi sono goduta moltissimo questa lettura, questa era la prosa poetica che ho incontrato in altri libri della Deledda e che l'hanno resa una scrittrice da Nobel.
Come molti hanno giÃ* avuto modo di dire, il libro è di una modernitÃ* incredibile, i personaggi, la loro caratterizzazione, e l'ambiente attorno a loro, proietta la loro storia oltre il tempo.
Le ultime pagine, dalla rivelazione del segreto di questo uomo solitario, l'ho sentite forse un po' "sgranate" come se la compattezza della narrazione fosse un po' persa nell'urgenza di arrivare all'epilogo. Ho ammirato però la capacitÃ* dell'autrice di tenere elevato per tutto il libro la tensione, prima nell'attesa della rivelazione di questo segreto, poi in quella di vedere se Sarina riuscirÃ* o no a rimanere accanto all'uomo che ama.
Bellissima la pagina finale, la descrizione della casetta ormai chiusa, senza più fumo nel comignolo; quella casetta che in tutto il libro in più momenti ha rispecchiato l'umore di chi ci viveva e di chi ci arrivava carico di aspettative, paure, delusioni e che adesso, desolata rispecchia la tristezza della condanna alla solitudine.
Ma ecco nel finale un barlume di speranza; un finale che non è precipitoso come potrebbe sembrare ad una lettura superficiale. Infatti nella frase: "un giorno, passato il primo impeto del dolore" percepiamo i giorni di sconforto e angoscia di Cristiano dopo l'abbandono di Sarina, l'elaborazione adulta di questo abbandono, fino al riscatto: "andò in cerca del suo bambino".
La Deledda sembra quasi volerci dire che l'uomo non si può condannare alla solitudine, che qualunque sia lo stato del suo animo, qualunque siano le sue ferite, sempre si metterÃ* alla ricerca di una relazione, nel bisogno di continuo di amare e essere amato.

Francesca
 
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