CI GdL - Il filo infinito di Paolo Rumiz

Shoshin

Goccia di blu
Scriverò poco di questo libro che ha bisogno
di tempo per essere accolto
da quella parte di me
che conosco molto poco ancora.
Da lì credo mi parlerà spesso.
La voce sarà di monito,oppure di incoraggiamento.
A volte una preghiera mi farà giungere le mani.
O il suono di un pianoforte lontano lontano
mi farà tornare indietro alle radici.
Alla madre.
La forte spinta alla meditazione
mi aiuterà a comprendere di sicuro
altre cose .
A fare io stessa meglio nell'opera di accoglienza
che ogni giorno mi trovo ad affrontare ,
per la mia professione e più in generale.
È questo forse il miglior modo
per vivere veramente la felicità del perimetro
 

Shoshin

Goccia di blu


Ho ordinato un libro che presto sarà introvabile,perche uscirà fuori catalogo.
Si tratta di un lavoro dell'uomo lupo.
L'Abate Notker Wolf.Si intitola Imparare dai monaci.
 

qweedy

Well-known member
Finito anch'io!

"Sono venuto a cercare Europa. Le sue radici cristiane. Chi siamo, da dove veniamo. A quale mito apparteniamo".

Sono molti i fili che Rumiz ci propone, e una grande domanda: come comportarsi di fronte al grande fenomeno, le migrazioni, che caratterizza (e lo farà ancora per molto tempo) il periodo storico in cui viviamo? Con la consapevolezza, che si fa via via più chiara nella lettura, che la nostra Europa è sempre stata punto d'arrivo di onde migratorie, popoli calati dall'Est che qua si stabilivano, fermati dall'immensità dell'oceano.


"Basta guardare le mappe per capire che in tanti vorrebbero toglierci di mezzo. Sono riuscito a spiegarlo persino ai bambini delle elementari. Ho disegnato per loro l'Europa alla lavagna con intorno i pericoli che la minacciano. A nord, le lusinghe di Putin. A est, il focolaio mai spento dei Balcani e dell'Ucraina, i reticolati, i nazionalismi etnici, le mire della Cina. A ovest, i dazi di Trump, l'autolesionismo di Brexit, la Catalogna. A sud, il mare dei naufraghi, l'islamismo violento, le dittature, la guerra, le bombe sui civili. Mai nella storia abbiamo avuto tanti problemi in comune, ho detto ai piccoli scolari. Poi ho chiesto: 'In mezzo a tutto questo, voi cosa fate? Restate uniti o vi dividete?'. 'Uniti, uniti!' hanno gridato. Lo capiscono anche i bambini. L'Europa delle nazioni invece, anziché compattarsi litiga, alza reticolati, abbatte regole di garanzia, mette in discussione le conquiste democratiche. Rinnega le radici cristiane. Dimentica Benedetto...” »

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"Lei deve capire che i benedettini non sono un ordine ma un … disordine democratico".

"Ogni monastero potrà essere individuato per una sua propria caratteristica, che sia il lavoro della terra, che sia il cibo, la musica, le letture, la parola, o persino il silenzio. Ogni monastero utilizzerà le sua armi per praticare l’accoglienza e l’ospitalità e non per ultima la letizia".

Le figure di monaci che Rumiz ci propone lasciano il segno. Così come i luoghi visitati.
Mi fa sorridere il monaco Frédéric, allegro e imprevedibile, che dice:"Se Cristo non è resuscitato sul serio, vuol dire che faccio il pagliaccio da cinquant'anni".
E anche:" Il monastero è come l'arca di Noè. C'è di tutto. Hai gli allegri e i seri, i sani e i malati, i matti e i normali."

Mi è piaciuta anche la battuta del monaco interpellato sull'importanza della preghiera e del lavoro, che dice: "Non sono qui per fare il formaggio".
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Sto iniziando il capitolo sette.
Non vorrei essere stata fraintesa, mi trovo pure d'accordo con alcune delle tesi di Rumiz, però a volte sento che forse esagera nel condannare qualcosa, tipo la modernità con le sue scoperte tecnologiche, perché non sempre è negativa; se l'uso che si fa, ad esempio del web, non è esagerato, può essere molto utile. E se lo dice una nostalgica come me :wink:...
La maggior parte delle descrizioni, soprattutto dei paesaggi, è poetica, sono io che ho perso la capacità di vedere il buono e il bello nelle cose e nelle persone, diffido perfino dei monasteri... non mi prendete per blasfema, ma non ho mai avuto modo di rendermi conto dal vivo della loro vera natura :roll: :oops:.
E io sono come San Tommaso...
se non vedo, non credo :mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Anche per me si sta via via presentando una flessione nell'interesse delle cose che racconta durante le visite ai monasteri e ai colloqui con relativi abati e monaci, come se fossero dei resoconti più atti a provare le sue tesi che a portare avanti il progetto che aveva inizialmente prospettato, quello di parlarci di Europa.
 

qweedy

Well-known member
Anche per me si sta via via presentando una flessione nell'interesse delle cose che racconta durante le visite ai monasteri e ai colloqui con relativi abati e monaci, come se fossero dei resoconti più atti a provare le sue tesi che a portare avanti il progetto che aveva inizialmente prospettato, quello di parlarci di Europa.

A me è piaciuta molto di più la prima metà del libro.
Nella seconda parte si notano più le differenze tra un monastero e l'altro, tra un monaco e l'altro, si avverte anche chi gli è simpatico, e chi meno.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
A me è piaciuta molto di più la prima metà del libro.
Nella seconda parte si notano più le differenze tra un monastero e l'altro, tra un monaco e l'altro, si avverte anche chi gli è simpatico, e chi meno.


Anche io ho preferito la prima parte, anche se la seconda non l'ho finita ancora, però sta perdendo mordente e interesse. Sembra più un resoconto di viaggio, a volte quasi degli appunti.
 

francesca

Well-known member
Piano piano procedo, sono al monastero francese.

Mi ritrovo moltissimo nei commenti di Minerva e di Qweedy.
In particolare, come Minerva, mi sento molto presa dalle descrizioni, alcuni passaggi sono davvero poetici e mi fanno sentire parte della quiete notturna dei monasteri, anche se in alcuni momenti trovo lo stile un po' artificioso, così curato e infiocchettato da riuscirmi un po' stuccoso.
Come Qweedy e come ho già detto nel mio primo commento, continuo ad avere la sensazione che le sue riflessioni, gli incontri ecc... siano tutti forzati in una dimensione tale da essere riscontro alla sua tesi e in qualche modo snaturati, resi meno autentici.

Devo dire che comunque piano piano, rispetto alla prima impressione mi sento più coinvolta e riesco ad apprezzare la lettura in molti più momenti di quanto mi è capitato all'inizio.
Non so se perché mi sto adattando al ritmo del libro o se effettivamente sta cambiando qualcosa, perché noto che molte di voi hanno riportato una differenza fra la prima e la seconda parte.
Certo è che sto andando più lentamente che all'inizio, perché probabilmente mi sono resa conto che questa è una lettura che va fatta un po' scendere dentro, va meditata.

Francesca
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Finito!

Rispetto all'entusiasmo iniziale e alla curiosità di approfondire il tema centrale, quello del'Europa salvata dai benedettini, che nella prima parte sembrava avere sviluppo e respiro, ho trovato la seconda parte un po' arida, più volta ssostenere una visione personale che un approfondimento storico e socio-politico. Comunque sempre una buona lettura, riflessiva e illuminante.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Giorni fa avevo sospeso l'audio lettura per terminare due libri che mi avevano coinvolta, Pirandello e la Agus.
Ora ho appena finito il capitolo 11.
Ieri ho particolarmente apprezzato il capitolo sette, Il pianoforte e i bisbigli, forse ero più ben disposta ad ascoltarlo oppure era davvero interessante, io comunque l'ho trovato molto piacevole.
 

francesca

Well-known member
Continuo la lettura con le stesse perplessità già espresse, ma anche momenti di grande commozione e coinvolgimento.
Come l'augurio "al razzista manifesto, a non diventare mai, anch'egli un rifugiato e un miserabile":

"Prego perché tuo figlio non debba mai finire dietro ad un reticolato a che tu non debba mai essere guardato come un miserabile.
Prego Iddio che il tuo denaro e il tuo passaporto non siano mai rifiutati come carta straccia da un agente di polizia.
Invoco il Signore perché i tuoi nipotini non debbano passare inverni nel fango,
sotto una tenda,
a mezzo chilometro da un cesso comune,
con gli scorpioni e i serpenti che si infilano sotto le coperte.
Prego perché il tuo focolare non si riduca a un mucchietto di legna secca
e il tuo unico contatto con la tua famiglia sia il telefonino.
.....
Prego perché tu non debba mai udire, rivolte a te, parole come quelle che hai appena pronunciato".



Così come mi ha profondamente commosso il viaggio immaginario con i nipotini attraverso l'Europa, fino ai suoi confini più estremi.

Ma veramente Rumiz non è credente?
Perché ha in sé una religiosità profonda.

Francesca
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi manca solo una mezz'ora e sto rivalutando lo stile dell'autore. Mi è piaciuto molto quando ha detto: in questi casi o ascolti oppure devi litigare (vado a memoria) riferito a situazioni in cui non sei d'accordo con il tuo interlocutore. Prima io litigavo spesso, ora preferisco ascoltare... Non so però se sia un bene, perché vuol dire che ho perso interesse quasi per tutto :-(.

Sono d'accordo con Francesca, infatti io, prima che me lo dicesse qweedy, non sapevo che Rumiz fosse ateo, credevo che il libro fosse stato scritto da un cattolico.
In effetti credo che si possa avere una religiosità, o forse sarebbe meglio dire spiritualità, profonda pure senza aderire ad un ordine religioso. Spesso la chiesa predica bene ma razzola male e secondo me questo conta molto nell'abbandono della fede "canonica". Molte persone si creano così una fede personale che però a volte è migliore di quella "fedele" alle regole. Non so se sono stata chiara...
 

qweedy

Well-known member
Continuo la lettura con le stesse perplessità già espresse, ma anche momenti di grande commozione e coinvolgimento.
Come l'augurio "al razzista manifesto, a non diventare mai, anch'egli un rifugiato e un miserabile":

"Prego perché tuo figlio non debba mai finire dietro ad un reticolato a che tu non debba mai essere guardato come un miserabile.
Prego Iddio che il tuo denaro e il tuo passaporto non siano mai rifiutati come carta straccia da un agente di polizia.
Invoco il Signore perché i tuoi nipotini non debbano passare inverni nel fango,
sotto una tenda,
a mezzo chilometro da un cesso comune,
con gli scorpioni e i serpenti che si infilano sotto le coperte.
Prego perché il tuo focolare non si riduca a un mucchietto di legna secca
e il tuo unico contatto con la tua famiglia sia il telefonino.
.....
Prego perché tu non debba mai udire, rivolte a te, parole come quelle che hai appena pronunciato".



Così come mi ha profondamente commosso il viaggio immaginario con i nipotini attraverso l'Europa, fino ai suoi confini più estremi.

Ma veramente Rumiz non è credente?
Perché ha in sé una religiosità profonda.

Francesca

Bellissimo e profondo il brano che hai citato!

Da questo libro, e anche dagli altri suoi, non si capisce che Rumiz è ateo, si avvicina con estremo rispetto agli aspetti spirituali delle varie religioni.
Però l'ha detto lui, a Corrado Augias, durante la presentazione di questo libro. Anzi hanno fatto una battuta, Rumiz ha detto ad Augias (cito a memoria): "Forse io sono anche più ateo di lei". Al che Augias ha risposto ridendo: "Non dobbiamo fare una gara".
Consiglio la visione di questa puntata di "Quante storie" Lo spirito europeo dei monaci benedettini, in cui Rumiz presenta il suo libro. E' visibile su Rai Play:

[video]https://www.raiplay.it/video/2019/04/Quante-storie-68a33241-aad5-4c18-8832-46124d5d5d47.html[/video]

Non è proprio simpaticissimo Rumiz, è piuttosto serio. Augias è molto più rilassato.
 

qweedy

Well-known member
Mi manca solo una mezz'ora e sto rivalutando lo stile dell'autore. Mi è piaciuto molto quando ha detto: in questi casi o ascolti oppure devi litigare (vado a memoria) riferito a situazioni in cui non sei d'accordo con il tuo interlocutore. Prima io litigavo spesso, ora preferisco ascoltare... Non so però se sia un bene, perché vuol dire che ho perso interesse quasi per tutto :-(.

Forse non è che hai perso interesse quasi per tutto, forse è la saggezza che porta a una certa tolleranza: la vita ribalta molte certezze, e il più delle volte ci sono ragioni valide da entrambe le parti, perciò diventa difficile difendere le proprie idee con l'irruenza dell'adolescenza, che vede tutto o bianco o nero.


Sono d'accordo con Francesca, infatti io, prima che me lo dicesse qweedy, non sapevo che Rumiz fosse ateo, credevo che il libro fosse stato scritto da un cattolico.
In effetti credo che si possa avere una religiosità, o forse sarebbe meglio dire spiritualità, profonda pure senza aderire ad un ordine religioso. Spesso la chiesa predica bene ma razzola male e secondo me questo conta molto nell'abbandono della fede "canonica". Molte persone si creano così una fede personale che però a volte è migliore di quella "fedele" alle regole. Non so se sono stata chiara...

Concordo, infatti mi fa sorridere Augias che ribadiva quasi in ogni puntata di "Quante storie" che lui è ateo, perchè non ho mai visto nessun cattolico che abbia studiato così tanto le Scritture, la storia della Chiesa e la teologia, scrittore di vari libri su argomenti religiosi, e che sembra così dispiaciuto di non credere.
Credo anch'io che la ricerca della spiritualità sia un bisogno profondo dell'essere umano, che le religioni cercano di appagare.
 

Spilla

Well-known member
Ho poco tempo per commentare, mi scuso con voi. Ma mi ritrovo pienamente in quel che avete già scritto: la prima parte del libro è magica, la seconda si trascina un po',
Rumiz non è, mi sembra, un pensatore raffinato, il suo non è un saggio o un'analisi approfondita di un tema. Mi è parso (e mi è molto piaciuto) un cercatore di echi, un sognatore poetico e arrabbiato, uno che si lascia attraversare da luoghi e incontri per farne racconto e suggestione. La tesi del monachesimo che ha costruito l'Europa è affascinante e valida, a mio parere. L'aggancio al tema dei migranti, che pure mi sta molto a cuore, è debole e posticcio, anche se, svincolate dal resto, alcune parti di riflessione sulla dignità dell'uomo sosno splendide. Come il brano postato da Francesca, per intenderci.
Con tutti i suoi indubbi difetti, è un libro che io promuovo a pieni voti.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
L'ho finito. Io però ho apprezzato più la seconda parte :mrgreen:. Di certo anche perchè ero meno distratta mentre lo ascoltavo.
Ho iniziato pure ad ascoltare l'intervista sulla RAI, mi sembra di aver capito che Rumiz dice che lui è più "laico" di Augias, ma per esserne sicura dovrei risentirla. Secondo voi è stata una parola voluta o è solo un sinonimo di ateo? Io ho una mia versione a riguardo ma al momento non riesco a scriverla, sono per strada, aspetterò prima le vostre :wink:
 

qweedy

Well-known member
L'ho finito. Io però ho apprezzato più la seconda parte :mrgreen:. Di certo anche perchè ero meno distratta mentre lo ascoltavo.
Ho iniziato pure ad ascoltare l'intervista sulla RAI, mi sembra di aver capito che Rumiz dice che lui è più "laico" di Augias, ma per esserne sicura dovrei risentirla. Secondo voi è stata una parola voluta o è solo un sinonimo di ateo? Io ho una mia versione a riguardo ma al momento non riesco a scriverla, sono per strada, aspetterò prima le vostre :wink:

Ho controllato, a metà circa Rumiz definisce se stesso - laico mangiapreti -, mentre verso la fine del brano Augias dice di Rumiz: "E' curioso che un ateo professo come lei parli con questo calore affettuoso della spiritualità."

Penso che Rumiz abbia una proprietà di linguaggio tale che dubito che usi una parola al posto di un'altra. E così pure Augias.

Credo che il significato di laico sia aconfessionale, cioè slegato da ogni confessione religiosa. Perciò potrebbe esserci un laico credente.
Mentre il significato originario di laico è che non fa parte del clero.
Probabilmente però la parola laico viene anche usata nel senso più ampio di ateo.
 

francesca

Well-known member
Finito

Mi è piaciuto molto quando ha detto: in questi casi o ascolti oppure devi litigare (vado a memoria) riferito a situazioni in cui non sei d'accordo con il tuo interlocutore. Prima io litigavo spesso, ora preferisco ascoltare... Non so però se sia un bene, perché vuol dire che ho perso interesse quasi per tutto :-(.

Forse non è che hai perso interesse quasi per tutto, forse è la saggezza che porta a una certa tolleranza: la vita ribalta molte certezze, e il più delle volte ci sono ragioni valide da entrambe le parti, perciò diventa difficile difendere le proprie idee con l'irruenza dell'adolescenza, che vede tutto o bianco o nero.

Anch'io ho la stessa sensazione di Minerva, solo che il più delle volte invece che ascoltare, preferisco proprio ignorare. Quindi non credo di essere diventata più saggia, ma credo di star vivendo un calo di interesse in generale.
Devo dire però che questo non mi succede quando sono di fronte a persone che non la pensano come me, ma piuttosto quando sono di fronte a discorsi che ritengo senza gran senso, inutili. Forse questo atteggiamento è anche una forma di difesa nei confronti di un mondo che ci riempie di informazioni continue, in cui tutti esprimono i loro pareri su tutto e non ti puoi difendere, perché i mille mezzi di comunicazioni te li propongo continuamente.
E forse è anche qualcosa legato all'età; nel senso che "crescendo" :wink:, si diventa più selettivi, si matura la sensazioni che se proprio si ha tempo libero sia meglio utilizzarlo per le cose che ci piacciono e ci interessano di più, anche nel rapporto con le persone.

In tutto ciò, ho finito il libro.
Ho fatto una cosa: capitolo per capitolo mi sono andata a cercare le immagini delle abbazie visitate da Rumiz. Sono rimasta un po' colpita; si tratta di complessi giganteschi, vere e proprie città che tutto esprimono con la loro bianchezza abbagliante tranne che il senso del raccoglimento e della meditazioni: esprimono forza, rigore, razionalità. L'immagine della mia copertina che riporta un monastero austero che si erge dalle nuvole non ha niente a che fare con le fotografie dei monasteri benedettini, circondati da campagne lussureggianti, squillanti di colori e ordinate.
Lo stesso Rumiz nel libro ci dice come i benedettini abbiamo plasmato a immagine e somiglianza della loro regola la natura intorno a loro, strappandola dal disordine e la confusione di un tempo di scorrerie e imbarbarimento.
Questo mi ha in qualche modo anche illuminato su cosa non mi ha convinto nel libro: una eccessiva semplificazione nell'analisi sociale del tempo che stiamo vivendo. C'è un po' troppo bianco e nero nelle considerazioni di Rumiz, un po' troppo "ordine benedettino" da contrapporre al disordine della società razzista, brutta e cattiva dei social media e dei miseri interessi nazionali, un po' troppe risposte camuffate da finte "non risposte" e infiocchettate da indulgenti "forse".
Può darsi non abbia colto davvero il suo messaggio, ma come ho già avuto modo di dire, il suo viaggio più che una ricerca di risposte mi è sembrato una ricerca di conferma a risposte che già si pensa di avere.

Riguardo allo stile, alcune descrizioni, alcune meditazioni sono meravigliose, mi sono entrate nel profondo con forza.
In altri punti invece ho sentito un po' troppo artificiosità e compiacimento nell'usare belle parole e belle metafore.

In conclusione, è un libro che non mi ha per niente lasciato indifferente, che mi ha provocato, e quindi sicuramente una lettura che mi ha arricchito molto.
Anche grazie ai commenti di tutte voi, compagne di viaggio.

Chi deve ancora finire?

Francesca
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Se non sbaglio l'abbiamo finito tutte.
È stata una bella esperienza condivisa, abbiamo cmq avuto modo di apprezzare il libro, anche se in maniera a volte differente, e siamo riuscite a confrontarci sempre con piacere e interesse.
Mi dispiace non riuscire ad approfondire il tema laico /ateo, da tre giorni combatto con il mal di schiena, tipo colpo della strega, quindi la mia mente è ancora più incapace di elaborare concetti sensati :mrgreen:, ma qweedy ha già scritto (più o meno) quello che intendevo a riguardo.
 
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