Finito
Mi è piaciuto molto quando ha detto: in questi casi o ascolti oppure devi litigare (vado a memoria) riferito a situazioni in cui non sei d'accordo con il tuo interlocutore. Prima io litigavo spesso, ora preferisco ascoltare... Non so però se sia un bene, perché vuol dire che ho perso interesse quasi per tutto :-(.
Forse non è che hai perso interesse quasi per tutto, forse è la saggezza che porta a una certa tolleranza: la vita ribalta molte certezze, e il più delle volte ci sono ragioni valide da entrambe le parti, perciò diventa difficile difendere le proprie idee con l'irruenza dell'adolescenza, che vede tutto o bianco o nero.
Anch'io ho la stessa sensazione di Minerva, solo che il più delle volte invece che ascoltare, preferisco proprio ignorare. Quindi non credo di essere diventata più saggia, ma credo di star vivendo un calo di interesse in generale.
Devo dire però che questo non mi succede quando sono di fronte a persone che non la pensano come me, ma piuttosto quando sono di fronte a discorsi che ritengo senza gran senso, inutili. Forse questo atteggiamento è anche una forma di difesa nei confronti di un mondo che ci riempie di informazioni continue, in cui tutti esprimono i loro pareri su tutto e non ti puoi difendere, perché i mille mezzi di comunicazioni te li propongo continuamente.
E forse è anche qualcosa legato all'età; nel senso che "crescendo" :wink:, si diventa più selettivi, si matura la sensazioni che se proprio si ha tempo libero sia meglio utilizzarlo per le cose che ci piacciono e ci interessano di più, anche nel rapporto con le persone.
In tutto ciò, ho finito il libro.
Ho fatto una cosa: capitolo per capitolo mi sono andata a cercare le immagini delle abbazie visitate da Rumiz. Sono rimasta un po' colpita; si tratta di complessi giganteschi, vere e proprie città che tutto esprimono con la loro bianchezza abbagliante tranne che il senso del raccoglimento e della meditazioni: esprimono forza, rigore, razionalità. L'immagine della mia copertina che riporta un monastero austero che si erge dalle nuvole non ha niente a che fare con le fotografie dei monasteri benedettini, circondati da campagne lussureggianti, squillanti di colori e ordinate.
Lo stesso Rumiz nel libro ci dice come i benedettini abbiamo plasmato a immagine e somiglianza della loro regola la natura intorno a loro, strappandola dal disordine e la confusione di un tempo di scorrerie e imbarbarimento.
Questo mi ha in qualche modo anche illuminato su cosa non mi ha convinto nel libro: una eccessiva semplificazione nell'analisi sociale del tempo che stiamo vivendo. C'è un po' troppo bianco e nero nelle considerazioni di Rumiz, un po' troppo "ordine benedettino" da contrapporre al disordine della società razzista, brutta e cattiva dei social media e dei miseri interessi nazionali, un po' troppe risposte camuffate da finte "non risposte" e infiocchettate da indulgenti "forse".
Può darsi non abbia colto davvero il suo messaggio, ma come ho già avuto modo di dire, il suo viaggio più che una ricerca di risposte mi è sembrato una ricerca di conferma a risposte che già si pensa di avere.
Riguardo allo stile, alcune descrizioni, alcune meditazioni sono meravigliose, mi sono entrate nel profondo con forza.
In altri punti invece ho sentito un po' troppo artificiosità e compiacimento nell'usare belle parole e belle metafore.
In conclusione, è un libro che non mi ha per niente lasciato indifferente, che mi ha provocato, e quindi sicuramente una lettura che mi ha arricchito molto.
Anche grazie ai commenti di tutte voi, compagne di viaggio.
Chi deve ancora finire?
Francesca