Eccomi
scusate se arrivo così in ritardo, ho iniziato la lettura e ho appena iniziato il capitolo 5.
Innanzitutto devo confessarvi che mi ero fatta un'idea completamente sbagliata di questo libro, avevo letto frettolosamente qualche recensione e non conoscendo per niente l'autore, mi ero fatta l'idea che si trattasse di un romanzo che raccontava l'esperienza dei monasteri durante il Medioevo, insomma qualcosa fra il romanzo e il saggio storico
Ma non solo, sono rimasta di quell'idea anche dopo aver letto il primo capitolo, perché ho pensato che fosse un'introduzione dopo la quale sarebbe iniziato il libro così come me lo ero immaginato io.
Beh, ovviamente alla fine del secondo capitolo ho capito che ero completamente fuori strada, ma poco male, ho riaggiustato le mie aspettative sulla frequenza giusta.
Però che dirvi? :boh:
A me non sta prendendo molto. Dopo aver letto tutte le vostre recensioni, mi sto chiedendo perché. Forse non sono nello stato d'animo giusto. Non riesco ad entrare nelle dimensione che mi aiuti veramente ad apprezzare i pensieri che Rumiz condivide con i propri lettori. Ammetto che moltissimi sono belli, profondi, ma non mi arrivano, non scendono nel mio profondo.
Sono dispiaciuta. Perché in passato ho fatto anche parte di un coro gregoriano e conosco l'atmosfera dei monasteri, è una melodia che mi commuove nel profondo, che suscita in me emozioni fortissime. Ma non ritrovo niente di tutto ciò in questo libro.
Lo so, sono una voce fuori dal coro, ma in alcuni momenti a me Rumiz appare pedante, saccente, e mi sembra che faccia evidenti forzature per piegare fatti, eventi, persone alla sua personale tesi.
Uff, vado avanti sperando che scatti in me la molla giusta, ma per ora non sta accadendo.
Francesca