Scusate,
forse state aspettando me per chiudere il GDL?
Ho finito il libro da un po' ma non sono riuscita a trovare un po' di tempo per condividere con voi le mie impressioni.
Martin Eden è davvero un personaggio che colpisce: incredibile la sua caparbietà, la sua assoluta fiducia non tanto nelle sue capacità, ma nel suo destino, quello di scrivere e di vivere di quello. La cosa che mi ha colpito più di tutti è che mio malgrado, io mi sono dovuta riconoscere in Ruth quando spinge il fidanza a trovarsi un lavoro, invece di correre dietro ad un sogno che sembra non realizzarsi mai. Il che mi ha fatto riflettere riflettere su quanto sia difficile stabilire il limite fra grandezza d'animo e ego smisurato.
Spiazzante anche il ribaltamento di tutto ciò che ruota intorno a Martin una volta diventa famoso: prima di tutto colpisce la casualità per il quale lo diventa, non ci si capacita insieme a lui di cosa sia cambiato a tal punto da catapultarlo nell'Olimpo degli scrittori che fanno il bello e cattivo tempo. Ma soprattutto dà da pensare il cambiamento delle persone che gli sono intorno, mentre lui stesso si ripete: ma io sono sempre il solito Martin Eden. Colpisce ma non può stupire se ci pensiamo bene, perché è una situazione che vediamo spesso anche attualmente, ogni persona famosa è circondata da una corte di personaggi che gli stanno intorno solo per approfittare della sua fama.
Non mi aspettavo il suicidio: speravo che alla fine Martin ritrovasse in sé la spinta per risollevarsi. Il suo sogno si è avverato, ma non era come se lo immaginava lui: tutto ciò che ha fatto, tutto lo sforzo che ha messo per avverarlo lo hanno isolato da una società che non può accettare chi vive senza scendere a compromessi anche sacrificando quello che ha di più prezioso. La solitudine è stato il prezzo, l'ipoteca sulla vita: Martin alla fine non ha trovato in sé più alcuna risorsa per riscattarla e l'ha persa.
Fine amarissima e senza speranza alcuna: rimangono le figure positive di poche persone, Maria, Brissenden.
Francesca