CV GdL - Charlotte di David Foenkinos

Ondine

Logopedista nei sogni
Pagina 53

Sono arrivata al punto in cui Charlotte viene ammessa all'Accademia di belle arti di Berlino, riservata a pochi ebrei.
L'autore è molto bravo nel descrivere come l'arte, ed in particolare la pittura espressionista, diventi a poco a poco per Charlotte un'ancora di salvezza, un modo per uscire dal silenzio, per rappresentare le sue emozioni (l'episodio del portacipria mi ha fatto capire quanto Charlotte avesse bisogno di far uscire se stessa).
Mi chiedevo se il fatto di essere cresciuta circondata da artisti fosse stato determinante per lei o se l'amore e il bisogno di dipingere sarebbe comunque arrivato, indipendentemente dal fatto che respirasse arte in casa.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Sono arrivata al punto in cui Charlotte viene ammessa all'Accademia di belle arti di Berlino, riservata a pochi ebrei.
L'autore è molto bravo nel descrivere come l'arte, ed in particolare la pittura espressionista, diventi a poco a poco per Charlotte un'ancora di salvezza, un modo per uscire dal silenzio, per rappresentare le sue emozioni (l'episodio del portacipria mi ha fatto capire quanto Charlotte avesse bisogno di far uscire se stessa).
Mi chiedevo se il fatto di essere cresciuta circondata da artisti fosse stato determinante per lei o se l'amore e il bisogno di dipingere sarebbe comunque arrivato, indipendentemente dal fatto che respirasse arte in casa.

Mah... l'autore ce lo presenta quasi come un fatto casuale, è come se Charlotte avesse preso il primo mezzo che ha trovato per risalire la china, ma d'altra parte avrebbe potuto imparare a suonare il piano ripercorrendo le orme della madre, imparare a cantare come la matrigna... ha scelto l'arte. Preferisco pensare che lei e la pittura si siano scelte.
 

Jessamine

Well-known member
Altra considerazione al volo: sto per iniziare la quarta parte, e l'autore spiega un po' il suo "incontro" con Charlotte.
Ecco, capisco benissimo la loro comune passione per Aby Warburg: anche io all'università sono stata folgorata dalla sua vita, dal suo pensiero, da quella biblioteca costantemente in movimenro, perché i libri dovrebbero rispondere alle domande dei loro vicini. E dal suo Atlante di Mnemosyne, dove accostava immagini di ogni tipo (stampe, pubblicità, ritagli di giornale, riproduzioni di bassorilievi classici) nel tentativo di evidenziare delle forme, delle similitudini di linee che vanno al di là del contenuto. Avrei tanto voluto scrivere la tesi su di lui.
Comprendo dunque benissimo la folgorazione ossessiva :mrgreen:
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Pagina 65

Avanzo a piccoli passi, difficile resistere a non finirlo subito.
Non avevo mai sentito parlare di Aby Warburg.
Capisco perché Charlotte ed Alfred si siano trovati.
Charlotte ha trovato nella pittura ciò che Alfred ha trovato nel canto, un motivo per sopravvivere.
Mi ha impressionato molto il fatto che Alfred, ricoverato in un sanatorio per il trauma vissuto al fronte, non riconosca nessuno e non riesca a parlare, ed ecco perché proprio il canto.
Lo stravolgimento emotivo che l'autore prova quando si trova improvvisamente davanti le opere di Charlotte mi convince ancora di più di quanto l'arte, in qualsiasi sua forma, sia potente e salvifica, di come ci riveli qualcosa di noi stessi fino a quel momento incosciente oppure cosciente ma a cui non sappiamo dare un senso.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Finito

Finito anch'io... mi sa che questo sarà il mio ultimo minigruppo... non sono in grado di controllarmi! :(
Comunque è stata una lettura bellissima, breve e intensissima. La figura di Charlotte, ma soprattutto il contesto sociale e familiare in cui si è trovata, sono da approfondire.
Vado a scrivere il commento in PB. Resto e continuo a seguirvi, però.
 

qweedy

Well-known member
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L’arte, la sua più grande passione, la aiutò a vivere, a riuscire a non impazzire, ad andare avanti malgrado le continue avversità.

"Devi dipingere Charlotte" - le disse il dottor Moridis - "se sta soffrendo, deve esprimere quella sofferenza, deve vivere per creare, deve dipingere per non impazzire. Se vuole sopravvivere, deve dipingere la sua storia, perché è l'unica via d'uscita: deve far rivivere i morti".

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“Charlotte è davanti allo studio di Moridis.
Suona.
E’ il medico in persona ad aprirle.
Ah, Charlotte, esclama.
La ragazza non risponde.
Lo guarda.
E gli tende la valigia.
Dicendo è tutta la mia vita.”

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La sua unica grande opera, "Vita? O Teatro?", è composta da 1330 fogli e da 800 tempere. In quest’opera, strutturata come un vero e proprio copione teatrale, o graphic novel, Charlotte utilizzò anche testi e musiche, compiendo, in questo “mixage artistico”, un’operazione estremamente originale e notevolmente innovativa per quei tempi bui.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ciao, ci sono anche io, ma solo ieri sono riuscita a leggere fino al punto in cui Charlotte si trasferisce dai nonni.
Spero di andare avanti domani...
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Torno a scrivere perché ho appena letto il capitolo dell'incontro tra Charlotte e Alfred, è qualcosa di poetico.
Bellissimo il momento in cui leggono insieme le frasi che Charlotte ha scritto su un suo disegno ispirato al poema di Matthias Claudius La morte e la fanciulla (neanche questo autore avevo mai sentito).
Anche io come Charlotte sono una persona che esita all'infinito prima di tradurre i pensieri in parole.
Alfred è un tipo loquace, forse è anche questo che colpisce al primo istante Charlotte.
 

qweedy

Well-known member
Torno a scrivere perché ho appena letto il capitolo dell'incontro tra Charlotte e Alfred, è qualcosa di poetico.
Bellissimo il momento in cui leggono insieme le frasi che Charlotte ha scritto su un suo disegno ispirato al poema di Matthias Claudius La morte e la fanciulla (neanche questo autore avevo mai sentito).
Anche io come Charlotte sono una persona che esita all'infinito prima di tradurre i pensieri in parole.
Alfred è un tipo loquace, forse è anche questo che colpisce al primo istante Charlotte.

A me è sembrato un grandissimo amore, soprattutto da parte di Charlotte. Da parte di Alfred, un po' meno.

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Ondine

Logopedista nei sogni
Si, è un sentimento che la travolge.
Penso a come si è dedicata all'istante e senza pensarci un attimo a realizzare i disegni per il romanzo autobiografico di Alfred.
Alfred le dice queste parole:

Quando mi mettono fretta, non combino niente.
La libertà è il motto dei sopravvissuti.


Ma le dice anche questo che ho trovato molto bello:

Grazie per i tuoi disegni.
Sono ingenui, approssimativi, non finiti.
Ma adoro la grande promessa che racchiudono.
Li amo perché mentre li osservavo ho sentito la tua voce.
Ci ho visto anche una forma di insicurezza e di perdizione.
Forse anche un accenno di follia.
Una follia dolce e conciliante, controllata e garbata, ma reale.


Ha colto in pieno Charlotte.
 
Ultima modifica:

francesca

Well-known member
Anch'io sono travolta dalla lettura, mi devo far forza per staccarmene, il che è bello, ma in qualche modo non mi dà il tempo di assaporare fino in fondo ognuna delle brevi frasi che compongo questo libro e che nascondono un mondo.
Ieri mi sono quasi detta che dopo questa lettura ingorda varrebbe la pena rileggere il libro con calma, spenta l'urgenza di conoscere la storia.
Butto là qualche impressione alla rinfusa per cercare di fissare qualche emozione e spunto di riflessione.
Mi colpisce il fatto che l'autore ogni tanto quasi esca dalla narrazione, come per prendere fiato anche lui, e racconti di se stesso, del suo personale incontro con Charlotte, della sua folgorazione. Il che rafforza ancora di più il senso di urgenza continua che si avverte nella lettura e che spinge a volerne sapere di più. Bellissima anche la spiegazione dell'autore del perché alla fine ha scelto questo tipo di narrazione incalzante ma spezzato, con frasi brevi: per prendere fiato in una corsa che comunque non c'è modo di rallentare.
Mi ha straziato e interrogato nel profondo la conclusione dei nonni durante il viaggio in Italia, l'uomo ha prodotto così tanta bellezza che l'orrore non può andare avanti più di tanto, si fermerà...che poi è la domanda che sempre ci interroga di fronte all'olocausto. Com'è possibile che in un paese così civile come la Germania, la patria di Goethe, di grandi filosofi dell'Ottocento, di musicisti, scienziati, sia nata e abbia preso campo un'ideologia così folle e malvagia?

Anch'io però sento la mancanza dei disegni di Charlotte nel libro. Il centro vero della storia, la sua arte, il suo riscatto da una vita che l'ha rifiutata e la spinge inesorabilmente verso la morte, in qualche modo sembra un'assenza nella narrazione: un altro motivo per rileggere il libro, farlo con i quadri di Charlotte davanti.

Finisco questi commenti alla rinfusa dicendo che mi ha incuriosito molto la figura di Aby Warburg, di cui nemmeno io avevo mai sentito parlare. Che bella la teoria della vicinanza dei libri.
Jessamine, hai qualcosa da suggerire da leggere di Warburg per profani?

Francesca
 

qweedy

Well-known member
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L'autore è nato nel 1974. Mi colpisce l'urgenza che ha avuto di ripercorrere il percorso di vita di Charlotte, che diventa anche l'urgenza del lettore di non interrompere la lettura fino alla fine del libro.

Così come mi colpisce il binomio genio-follia, come se la genialità sia necessariamente accompagnata da un certo squilibrio mentale, che forse consente di raggiungere vette inimmaginabili.

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estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Anch'io sono travolta dalla lettura, mi devo far forza per staccarmene, il che è bello, ma in qualche modo non mi dà il tempo di assaporare fino in fondo ognuna delle brevi frasi che compongo questo libro e che nascondono un mondo.
Ieri mi sono quasi detta che dopo questa lettura ingorda varrebbe la pena rileggere il libro con calma, spenta l'urgenza di conoscere la storia.
Butto là qualche impressione alla rinfusa per cercare di fissare qualche emozione e spunto di riflessione.
Mi colpisce il fatto che l'autore ogni tanto quasi esca dalla narrazione, come per prendere fiato anche lui, e racconti di se stesso, del suo personale incontro con Charlotte, della sua folgorazione. Il che rafforza ancora di più il senso di urgenza continua che si avverte nella lettura e che spinge a volerne sapere di più. Bellissima anche la spiegazione dell'autore del perché alla fine ha scelto questo tipo di narrazione incalzante ma spezzato, con frasi brevi: per prendere fiato in una corsa che comunque non c'è modo di rallentare.
Mi ha straziato e interrogato nel profondo la conclusione dei nonni durante il viaggio in Italia, l'uomo ha prodotto così tanta bellezza che l'orrore non può andare avanti più di tanto, si fermerà...che poi è la domanda che sempre ci interroga di fronte all'olocausto. Com'è possibile che in un paese così civile come la Germania, la patria di Goethe, di grandi filosofi dell'Ottocento, di musicisti, scienziati, sia nata e abbia preso campo un'ideologia così folle e malvagia?

Anch'io però sento la mancanza dei disegni di Charlotte nel libro. Il centro vero della storia, la sua arte, il suo riscatto da una vita che l'ha rifiutata e la spinge inesorabilmente verso la morte, in qualche modo sembra un'assenza nella narrazione: un altro motivo per rileggere il libro, farlo con i quadri di Charlotte davanti.

Finisco questi commenti alla rinfusa dicendo che mi ha incuriosito molto la figura di Aby Warburg, di cui nemmeno io avevo mai sentito parlare. Che bella la teoria della vicinanza dei libri.
Jessamine, hai qualcosa da suggerire da leggere di Warburg per profani?

Francesca

Quoto in tutto: bellissima la teoria del buon vicino, fortissima l'urgenza nella lettura e condivido l'idea - confermata da Foenkinos - dello scrittore che prende fiato, quasi a volersi schiarire le idee, a voler tornare lucido, alla realtà dopo la febbre dell'ossessione.
 

Jessamine

Well-known member
Io invece faccio un po' fatica a "divorare" il libro: non perché non mi piaccia (tutt'altro), ma perché trovo che questo stile breve, spezzato, che chiede di prendere il fiato renda molto meglio se assaporato poco alla volta, e in effetti dopo venti-trenta pagine di lettura mi trovo a voler sospendere e riflettere.
Per ora sono arrivata all'incontro con Alfred: la loro mi pare una di quelle unioni annichilenti, quelle comunioni che forse non tutti riescono a sperimentare nella propria vita, una unione totalizzante e distruttiva. Ma vedremo.

Su Aby Warburg, consiglierei forse "Aby Warburg, antropologo dell'immagine", a cura della Villari: sono tutt'altro che un'esperta, ma questo mi sembra un buon approccio per avvicinarsi alla teoria della rappresentazione :HIPP
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Pagina 149 (spoiler)

Guardando le opere di Charlotte avevo pensato che le avesse realizzate nel campo di concentramento di Auschwitz, alla fine della sua vita, invece no.
Vita? o Teatro? viene realizzata a Nizza, dopo essere stata liberata dal campo di Gurs (una libertà che, vista in prospettiva, sembra esserle stata concessa dal destino per lasciare la propria impronta su questa terra, per gridare tutto ciò che non aveva mai detto, il tempo necessario di dare piena espressione alla sua arte).
Forse Charlotte dipinge così tanto e con tanta forza proprio perché sente che non ha molto tempo, deve fare in fretta.
Forse è sotto la spinta di questo presagio che la sua opera è così originale e perfetta, non lascia niente al caso, ogni particolare è studiato.
Non dipinge solamente, Charlotte, ma affianca alla pittura la scrittura e la musica, crea un'opera teatrale, che io sappia è l'unica artista che ha dato forma ad una bellezza simile.
Sono profondamente affascinata dalla tensione creativa di Charlotte, i suoi dipinti parlano, arrivano dritti al cuore, insegnano che al dolore inespresso si può dare vita in tante forme possibili e immaginabili, non c'è confine nell'arte, ogni barriera viene abbattuta, la mente è libera laddove il corpo invece trova ostacoli.
Ho intenzione di leggere anche la raccolta Vita? o Teatro?, è quasi un'urgenza.
Domani sicuramente lo finisco perché ho trovato impossibile darmi dei limiti di lettura in questo caso.
 

Jessamine

Well-known member
Ieri sera (notte, per la precisione) l'ho terminato anche io.
Sono molto contenta di aver conosciuto questa artista, che mi ha affascinato moltissimo (per personalità e opere), ma ho comunque qualche perplessità sulla narrazione.
A lungo andare, ho trovato che lo stile si facesse un po' artificioso, e che non fosse totalmente adatto a raccontare una storia ampia in tutte le sue parti.

Ci rifletto un po', nel frattempo.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Io invece faccio un po' fatica a "divorare" il libro: non perché non mi piaccia (tutt'altro), ma perché trovo che questo stile breve, spezzato, che chiede di prendere il fiato renda molto meglio se assaporato poco alla volta, e in effetti dopo venti-trenta pagine di lettura mi trovo a voler sospendere e riflettere.
Per ora sono arrivata all'incontro con Alfred: la loro mi pare una di quelle unioni annichilenti, quelle comunioni che forse non tutti riescono a sperimentare nella propria vita, una unione totalizzante e distruttiva. Ma vedremo.

Su Aby Warburg, consiglierei forse "Aby Warburg, antropologo dell'immagine", a cura della Villari: sono tutt'altro che un'esperta, ma questo mi sembra un buon approccio per avvicinarsi alla teoria della rappresentazione :HIPP

Ho letto pochi commenti vostri per paura di spoiler; io sono più indietro: sono arrivata adesso al punto di cui parla Jessamine, l'incontro con Alfred.

All'inizio ho faticato non poco nonostante la semplicità dello stile. Forse perché sono una maniaca della punteggiatura e per me punteggiatura vuol dire suono: tutti questi a capo mi disturbano, non riesco a sentire fluidità nel discorso. Le frasi brevi mi piacciono, non ho problemi a trovare tanti punto. Ma "a capo" per me vuol dire "chiudo il discorso e ne comincio un altro", magari sono troppo accademica?
Comunque andando avanti mi sono abituata e adesso va un po' meglio (fra l'altro ho letto il punto in cui l'autore rivela il perché di questo stile continuamente spezzato). Ricordo Aby Warburg per un esame di storia dell'arte all'università e che mi affascinava moltissimo, non sarebbe male cogliere questa occasione per "rispolverare" la conoscenza, magari con il libro che consiglia Jess.

Il libro in ogni caso scorre via veloce: se non fossi io che ho tempo zero ultimamente, lo avrei sicuramente già finito anche io...
 

francesca

Well-known member
Finito.
Sono ancora frastornata.
È stata un'esperienza di lettura veramente nuova per me.
Ho deciso di prendermi un po' di tempo per riscorrerlo con calma. Quindi continuerò a commentarlo.
Intanto a fine lettura, ripensando alla storia mi colpiscono le tante persone che hanno cercato di aiutare Charlotte e la sua famiglia: Ottilie, il dottor Moridis, il soldato che la fa scendere dall' autobus, la signora che la ospita nel suo albergo e dove Charlotte crea il suo lavoro.

Che dispiacere averla persa.
Non si può fare a meno di pensare al patrimonio umano che i nazisti hanno distrutto, a quanti artisti, scienziati, poeti, musicisti hanno ucciso, a quanta ricchezza umana hanno sottratto a tutta l'umanità. E' davvero qualcosa per cui non ci si può dar pace.

Chissà quali altre meraviglie avrebbe potuto donarci Charlotte se fosse sopravvissuta.
O forse no: forse la sua opera ha visto la luce proprio grazie alle privazioni, rifiuti, umiliazioni che ha dovuto subire e per le quali ha trovato nell'arte la reazione che le ha consentito di continuare a vivere.
Senza contare anche che nella sua vita il dramma dell'antisemitismo si è legato a quello della sua famiglia funestata da così tanti suicidi e abbandoni.

Vi segnalo questo video sulla mostra dedicata a Charlotte realizzata qualche anno fa a Milano. Peccato non averla conosciuta in tempo per vederla.

Charlotte Salomon - Vita? O Teatro?su YouTube
https://youtu.be/-PAIn3fbohI

Francesca
 
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