isola74
Lonely member
curiosità: il passo più oscuro del Don Chisciotte (cap. 6)
L'edizione Einaudi è piena di note, non so se questa l'avete anche voi ma mi sembra degna di essere risportata, almeno per curiosità.
Per prenderne molti assieme, gliene cadde uno
proprio ai piedi del barbiere, che ebbe voglia di vedere di chi fosse, e vide
che diceva: Storia del famoso cavaliere Tirante il Bianco.
– Per l’amor di Dio! – esclamò a gran voce il curato –. C’è dunque Tirante
il Bianco! Datemelo qua, compare, perché faccio conto d’avere trovato un
tesoro di divertimento e una miniera di risate. Qui c’è don Chirieleison di
Montalbano, valoroso cavaliere, e suo fratello Tommaso di Montalbano, c’è il
cavaliere Fonseca, e la lotta che il prode Tirante sostenne con l’alano, ci son
le arguzie della donzella Piacerdimiavita, con gli amori e gli inganni della
vedova Posata, e la signora Imperatrice, innamorata di Ippolito, suo
scudiero. Vi dico la verità, signor compare, che per il suo stile questo è il piú
bel libro del mondo: qui i cavalieri mangiano, dormono e muoiono nel loro
letto, e fanno testamento prima di morire, e mille altre cose che mancano nel
modo piú assoluto a tutti gli altri libri del genere. Ciò nonostante, vi dico che
chi l’ha composto, poiché certamente tutte quelle sciocchezze non le ha
scritte a bella posta, meriterebbe d’esser gettato alle galere per tutto il resto
della sua vita
Questo è conosciuto come il passo piú oscuro del Don Chisciotte; e da un secolo a
questa parte ha dato luogo a una ridda di ipotesi da parte dei piú illustri cervantisti
spagnoli, da Juan Calderón a Hartzenbusch, da Benjumea a Menéndez y Pelayo, che
hanno proposto le piú sosticate varianti per cavarne un senso, no a Rodríguez Marín,
che piú onestamente si dà per vinto, limitandosi a ricapitolare la storia dei tentativi di
interpretazione. Neanche i piú insigni traduttori si son sottratti (dal famoso Conte di
Caylus al nostro Giannini) a questa vana gara di congetture.
Tutto ciò non manca d’essere strano, e molto curioso. Perché il problema non esiste
affatto, come può vedere il lettore italiano da questa versione in cui non abbiamo fatto
altro che seguire letteralmente il testo. Il fatto è che ai commentatori è parso di vedere
una contraddizione fra le lodi del libro di Tirante il Bianco, fatte dal curato, e il severo
giudizio sul suo autore. Altra contraddizione, che aggrovigliava di piú le cose, era fra
certi meriti realistici riconosciuti al romanzo e il fatto che il curato lo trovi pieno di
sciocchezze. Queste difficoltà (apparenti) suggerivano ipotesi e interventi sulla sintassi
esterna del Cervantes: che era il cammino sbagliato, perché qui la sintassi è addirittura
cristallina ed esprime un concetto ironico e sottile, una complessa sintassi interiore a
cui i commentatori non hanno badato. Che dice infatti il curato? Che il libro è
spassosissimo, una miniera di risate. E poi aggiunge: ma colui che lo ha composto
meriterebbe d’esser gettato in galera perché tutte quelle sciocchezze non le ha scritte a
bella posta per divertire, e con la coscienza che si trattava per l’appunto di sciocchezze.
Per la pazzia che dimostra la sua credulità meriterebbe dunque la galera, e qui si
direbbe addirittura che il Cervantes metta le mani avanti, precisando la propria
posizione critica di fronte alla materia del proprio libro, perché non gli tocchi un
giudizio analogo a quello toccato all’autore di Tirante il Bianco.
L'edizione Einaudi è piena di note, non so se questa l'avete anche voi ma mi sembra degna di essere risportata, almeno per curiosità.
Per prenderne molti assieme, gliene cadde uno
proprio ai piedi del barbiere, che ebbe voglia di vedere di chi fosse, e vide
che diceva: Storia del famoso cavaliere Tirante il Bianco.
– Per l’amor di Dio! – esclamò a gran voce il curato –. C’è dunque Tirante
il Bianco! Datemelo qua, compare, perché faccio conto d’avere trovato un
tesoro di divertimento e una miniera di risate. Qui c’è don Chirieleison di
Montalbano, valoroso cavaliere, e suo fratello Tommaso di Montalbano, c’è il
cavaliere Fonseca, e la lotta che il prode Tirante sostenne con l’alano, ci son
le arguzie della donzella Piacerdimiavita, con gli amori e gli inganni della
vedova Posata, e la signora Imperatrice, innamorata di Ippolito, suo
scudiero. Vi dico la verità, signor compare, che per il suo stile questo è il piú
bel libro del mondo: qui i cavalieri mangiano, dormono e muoiono nel loro
letto, e fanno testamento prima di morire, e mille altre cose che mancano nel
modo piú assoluto a tutti gli altri libri del genere. Ciò nonostante, vi dico che
chi l’ha composto, poiché certamente tutte quelle sciocchezze non le ha
scritte a bella posta, meriterebbe d’esser gettato alle galere per tutto il resto
della sua vita
Questo è conosciuto come il passo piú oscuro del Don Chisciotte; e da un secolo a
questa parte ha dato luogo a una ridda di ipotesi da parte dei piú illustri cervantisti
spagnoli, da Juan Calderón a Hartzenbusch, da Benjumea a Menéndez y Pelayo, che
hanno proposto le piú sosticate varianti per cavarne un senso, no a Rodríguez Marín,
che piú onestamente si dà per vinto, limitandosi a ricapitolare la storia dei tentativi di
interpretazione. Neanche i piú insigni traduttori si son sottratti (dal famoso Conte di
Caylus al nostro Giannini) a questa vana gara di congetture.
Tutto ciò non manca d’essere strano, e molto curioso. Perché il problema non esiste
affatto, come può vedere il lettore italiano da questa versione in cui non abbiamo fatto
altro che seguire letteralmente il testo. Il fatto è che ai commentatori è parso di vedere
una contraddizione fra le lodi del libro di Tirante il Bianco, fatte dal curato, e il severo
giudizio sul suo autore. Altra contraddizione, che aggrovigliava di piú le cose, era fra
certi meriti realistici riconosciuti al romanzo e il fatto che il curato lo trovi pieno di
sciocchezze. Queste difficoltà (apparenti) suggerivano ipotesi e interventi sulla sintassi
esterna del Cervantes: che era il cammino sbagliato, perché qui la sintassi è addirittura
cristallina ed esprime un concetto ironico e sottile, una complessa sintassi interiore a
cui i commentatori non hanno badato. Che dice infatti il curato? Che il libro è
spassosissimo, una miniera di risate. E poi aggiunge: ma colui che lo ha composto
meriterebbe d’esser gettato in galera perché tutte quelle sciocchezze non le ha scritte a
bella posta per divertire, e con la coscienza che si trattava per l’appunto di sciocchezze.
Per la pazzia che dimostra la sua credulità meriterebbe dunque la galera, e qui si
direbbe addirittura che il Cervantes metta le mani avanti, precisando la propria
posizione critica di fronte alla materia del proprio libro, perché non gli tocchi un
giudizio analogo a quello toccato all’autore di Tirante il Bianco.