Ho appena finito il canto quattordicesimo. Il canti XII e XIII sono molto "guerreschi" e non sono semplici da leggere, ma persino questo evidente "gusto" per il dettaglio macabro e violento mi affascina perchè in un'opera del genere occorre sospendere del tutto il giudizio da persona di oggi e calarsi nella mentalità dell'epoca. Ciononostante ammetto che non credevo che le descrizioni fossero così particolareggiate e cruente. Ci sono alcuni aspetti molto interessanti che ho notato: innanzitutto come per convincere gli eroi a dare il meglio di sè o a compiere azioni particolari occorre sempre compensarli con qualcosa di materiale; non esiste il romantico "mi immolo per la patria", piuttosto a smuovere gli animi sono l'orgoglio e la paura dell'onta, anche se il movente migliore sono sempre le promesse di ricompense terrene. Un'eccezione è costituita da Ettore che incarna il coraggio per eccellenza e introduce per primo il senso del sacrificio per la patria.
Che poi il lamento preferito degli Achei è "dovremo morire lontano dalla patria?", quando vorrei sapere chi gliel'ha ordinato di lasciare la patria per andare a combattere a Troia...

Un'altra cosa che ho notato è che il "discorso", la "parola", ha almeno lo stesso valore della forza fisica: di fatto i due schieramenti si scontrano sia con le armi sia con la retorica. Questo aspetto è tanto più interessante in quanto gli stessi dei quando intervengono a favore dell'uno o dell'altro solo raramente donano "poteri" miracolosi; perlopiù si "limitano" a incitare i propri beniamini e questo incitamento si traduce sempre in gesta eroiche e imprese formidabili.
Sono d'accordissimo poi con ciò che scrive rancesca sugli aspetti "quotidiani" che contaminano il linguaggio aulico e solenne e sono il veri valore aggiunto: in alcuni punti poi si traduce in scene quasi comiche, in piccoli sketch da cabaret. Mi ha fatto morire questo scambio fra Ettore e il fratello Paride, che abbiamo già visto non godere di una bella fama...
"
Paride sciagurato, bellimbusto, donnaiolo, seduttore, dov'è Deìfobo e la forza del sire Eleno (...)?" E Paride, che povero non stava facendo nulla di male, ma stava combattendo anche lui, risponde: "
Ettore, l'ira certo ti fa accusar l'innocente. Altre volte può darsi ch'abbia lasciato la lotta forse, ma non mi fece imbelle del tutto la madre."



Comunque il massimo dell'ilarità la raggiungono sempre gli dei... Era decide di ingannare Zeus perchè gli Achei possano recuperare terreno, e cosa fa?
"A
llora Era divina grandi occhi esitò, cercando come potesse ingannare la mente di Zeus egioco: questo infine le parve nell'animo il piano migliore andare sull'Ida, dopo aver bene ornato se stessa, se mai Zeus bramasse d'abbandonarsi in amore contro il suo corpo, e un sonno caldo e tranquillo potesse versargli sopra le palpebre e nei pensieri prudenti" E così si lava, si profuma d'ambrosia, si agghinda ben benino e si fa prestare da Afrodite "
la fascia ricamata, a vivi colori, dove stan tutti gli incanti: l' v'è l'amore e il desiderio e l'incontro, la seduzione, che ruba al senno anche ai saggi."
Mi sa che Era la sapeva lunga... e quando Zeus la vede, per esprimerle il proprio ardore, le fa il catalogo delle sue vecchie conquiste e le dice che in nessun caso ha mai provato così tanto desiderio come ora... proprio un bel modo di provarci!

Fortuna che Era non ci bada, perchè il suo scopo è ben altro...
Insomma devo dire che non mi annoio e proseguo spedita...